sabato 27 ottobre 2012

Le elezioni presidenziali in Usa



Il 6 Novembre 2012 gli Americani saranno chiamati alle urne per eleggere il loro Presidente. A contendersi il posto alla Casa Bianca saranno Barack Obama e Mitt Romney.
I requisiti fondamentali per potersi candidare alla Casa Bianca sono tre:
Aver compiuto 35 anni di eta’
Essere cittadino americano (nato negli USA)
Risiedere in USA da almeno 14 anni.
Come si vota? Gli Americani formalmente non votano direttamente per il Presidente ma delegano il proprio voto ai cosiddetti “Grandi Elettori”. Ogni Stato ha diritto a un numero determinato di Grandi Elettori. Il Connecticut ad esempio ha il “valore” 7 Grandi Elettori. La California ne ha 55, il Texas 34, la Florida 27 e cosi’ via.Il totale dei Grandi Elettori in tutti gli Stati Uniti e’ 538 e quindi per andare alla Casa Bianca il candidato Presidente deve ottenere almeno 270 voti da parte dei Grandi Elettori. Chi sono esattemente i Grandi Elettori? Sono persone di fiducia nominate qualche mese prima delle elezioni da ciascun partito. Ogni partito nomina i propri 538 Grandi Elettri. Regola fondamentale: in ogni stato il partito che ottiene anche un voto in piu’, si aggiudica tutti i Grandi Elettori dello stato. Restando all’esempio del Connecticut, il cittadino che voglia votare per Obama da’ il voto ai Democratici del CT vale a dire ai 7 Grandi Elettori democratici cioe’ coloro che sono stati scelti per il CT dal Partito Democratico e si sa che daranno il voto ad Obama.
Il cittadino del CT che voglia invece votare per Romney da’ il voto ai Repubblicani del CT vale a dire ai 7 Grandi Elettori repubblicani cioe’ a coloro che sono stati nominati dal Partito Repubblicano e si sa’ che voteranno a favore di Romney. Se la maggioranza dei cittadini in CT vota per i Democratici, si aggiudicano tutti e 7 i voti democratici e in teoria 7 voti per Obama. Ho scritto in teoria perche’ il voto e’ segreto e i Grandi Elettori, per legge, potrebbero anche cambiare idea all'ultimo momento e dare il proprio voto per il candidato avversario e di fatto tradire la fiducia del voto popolare. Ma questo evento non e’ successo quasi mai nella storia delle elezioni presidenziali americane. Per vincere le elezioni ovviamente e’ fondamentale concentrare le proprie energie (e fondi) per ottenere la maggioranza, anche se per pochi voti, negli Stati che danno diritto a molti Grandi Elettori. Chi ottiene un solo voto piu’ uno in California, ad esempio, conquista ben 55 voti da parte dei Grandi Elettori! In realta’ si sa’ gia’ quali sono gli stati rossi (repubblicani) e gli stati blu (democratici). La lotta quindi si concentra sugli swing states (dall'esito incerto, letteralmente stati dondolanti). Con questo sistema elettorale puo’ capitare quindi di essere sconfitti pur ottenendo piu’ voti popolari. Supponiamo che Obama ottenga la maggioranza di voti popolari in California per mille voti popolari in più. Egli avrà a propria disposizione tutti i voti elettorali di quell'enorme Stato, cioe’ 55. Se Romney si aggiudicasse per diecimila voti popolari in più lo Stato dell’Alaska, che ha diritto a 3 Grandi Elettori, complessivamente Romney avrebbe novemila voti popolari in più ma solo 3 voti contro i 55 dell'altro. Il caso recente piu’ famoso di questa curiosa situazione e’ quello delle elezioni del 2000 che portarono Bush alla Presidenza anche se Gore ottenne mezzo milione di voti pololari in piu’ (in quelle elezioni uno stato determinante fu la Florida che Bush conquisto’ per solo 500 voti popolari o poco piu’ e il voto fu poi seguito dalla nota polemica sul riconteggio delle schede). Poiche’ i Grandi Elettori sono 538 potrebbe anche verificarsi il caso di un pareggio, 269 a 269 o il caso in cui un terzo partito ottenga alcuni voti impedendo cosi' a uno dei due partiti maggiori di conquistarne i 270 necessari per la Presidenza. In questo caso ogni stato assume improvvisamente lo stesso volare (l'Alaska come la California, il Wyoming come la Florida) e ha diritto ad 1 voto per decidere sul Presidente. Manca poco, chi sara' in nuovo Presidente degli Stati Uniti?

giovedì 25 ottobre 2012

Da lavapiatti a medico, ecco come lavorare negli Usa

Oggi vorrei segnalarvi un articolo molto interessante sulla difficolta' per un "extra-comunitario" di lavorare negli Stati Uniti.
Proprio pochi giorni fa parlavo con alcuni parenti italo-americani che sostenevano che gli italiani con la laurea non si abbassano ad accettare lavori come cameriere, sia in Italia che negli Usa.
Per quanto riguarda la veridicita' di questa affermazione riguardo al laureato che non fa il cameriere in Italia scrivero' un altro post anche legato alle ultime affermazioni del ministro Fornero: i ragazzi italiani devono essere meno "choosy".
Per quanto riguarda gli Usa credo che l'articolo sia esauriente:
Da lavapiatti a medico, ecco come lavorare negli Usa.

martedì 23 ottobre 2012

Mission Impossible e incertezza

Cari lettori, oggi e' una giornata in cui e' nata un po' di incertezza.
Ricapitoliamo la mia situazione attuale:
Un'azienda mi ha fatto una proposta interessante pochi giorni fa anche se si e' mostrata esitante a fare le pratiche per il visto. Sono riuscito a convincerli che paghero' io tutte le spese e che per loro non dovrebbero esserci complicazioni nel farmi un visto anche perche' sono in contatto con un buon avvocato, esperto di immigrazione, che potrebbe farmi ottenere il visto in breve tempo. Devo pero' sentire l'avvocato per avere conferma di quanto ho affermato e poi rassicurare nuovamente l'azienda ed eventualmente partire subito con le pratiche. 
Un'altra azienda vuole rivedermi per un secondo colloquio, venerdi. Anche loro potrebbero farmi un'offerta e in tal caso mi chiederanno di iniziare entro poco tempo, probabilmente a Gennaio.
Quindi se venerdi' avro' sul piatto ben due offerte di lavoro sarei riuscito davvero in una missione impossibile!
Allora quale e' il problema? I tempi per ottenere un visto di lavoro.
Per il visto di lavoro piu' comune, H1B, solitamente la compagnia deve fare la domanda ad Aprile e il visto viene approvato ad Ottobre. Avevo letto pero' che esiste un procedimento veloce (premium processing) per cui pagando circa $1000 extra l'immigration decide se approvare o negare il tuo visto in sole due settimane. Le leggi cambiano spesso e i visti di lavoro sono un mondo intricato ma ero convinto che in due settimane si potesse ottenere un visto di lavoro ma oggi tramite alcune ricerche e consultando qualche avvocato via email ho capito che la decisione viene presa in due settimane ma a quanto pare bisogna comunque aspettare fino ad Ottobre per poter iniziare a lavorare.
Mi pare molto strano e piu' leggo e meno capisco. Lunedi' dopo aver parlato con il mio immigration lawyer ne sapro' di piu'.
Ovviamente se davvero non potessi iniziare a lavorare prima di Ottobre 2013 entrambe le aziende interessate a me potrebbero dire: si vabbe', non possiamo aspettare un anno, assumeremo qualcun'altro, magari una persona che abbia la green card o la cittadinanza americana. Ci dispiace, buona fortuna.
Ma magari c'e' qualche scappatoia, forse si puo' fare domanda per un altro tipo di visto. Speriamo bene altrimenti mi compro un appezzamento di terreno in qualche campagna remota del Sud Italia e inizio a vivere dei prodotti del mio orto.

sabato 20 ottobre 2012

Venite nella marchetta!

Vi ricordate il vocabolario italo-americano?
Mi e' venuto in mente oggi che Elio e le storie tese in un loro album tra una canzone e l'altra inserirorno questo divertentissimo spezzone preso da una pubblicita' per radio in cui cui un italo-americano promuove il proprio negozio di alimentari. Elio e le storie tese sono geniali, con poche parole riescono a dare un quadro preciso della realta'...italo-americana. Fatevi due risate e fate certo che vi fermate a quel cantone da Maico!



Testo:
Alo io vi raccomanto quando voi venite a Arthur Avenue fate sicuro che venite da Maic!
Quando voi avete bisogno di un pezzettino di provolone buono...
Voi dovete fare certo che vi fermate a quel cantone da Maico!
Quando avete bisogno delle soppressatine veramente speciale...
Ci abbiamo le soppressate calabbrese forte e dolce!
Ci abbiamo le nostre mozzarelle manifatturate giornalmente!
Non ne esce una se non è di qualità!
La mozzarella di Maico, venite, tutto quello che voi volete
So vi raccomando di nuovo venite nella marchetta!
Ciao! Vi raccomando io vi aspetto, ciao ciao!

Cosa c'e' in TV: Restaurant Stakeout

Restaurant Stakeout e' un programma che va in onda su Food Network ogni mercoledi' sera. Ogni puntata inizia con il gestore di un ristorante preoccupato per il minor numero di clienti e vorrebbe capirne le ragioni e si rivolge cosi' a Willie Degel, fondatore della catena di successo Uncle Jack's Stakehouse e grande esperto di customer service. Willie fa installare telecamere e microfoni nascosti in tutto il locale e da quel momento cuochi, camerieri e manager saranno scrutati dal suo occhio vigile e severo in compagnia del gestore del ristorante che e' sempre piu' incredulo nell'osservare la completa mancanza di professionalita' del personale in sua assenza.
Le telecamere registrano scene di ogni tipo: clienti che fanno domande specifiche sulle portate e i camerieri rispondono in modo sgarbato, cameriere che si versano un paio di bicchieri di vino dalle bottiglie lasciate a meta' dai clienti, manager che fanno attendere piu' di mezzora ai gruppi che avrebbero voluto organizzare una festa nel locale, camerieri che si lanciano il cibo addosso insultandosi in presenza dei clienti. Insomma quando il gatto non c'e' i topi ballano, ma questa volta il gatto c'e' ed li sta osservando con una tigre, Willie, che a un certo punto dice la sua celebre frase: I have seen enough (ho visto abbastanza) e fa convocare dal gestore tutto il personale del locale. Si presenta, spiega a tutti che sono stati osservati tramite le telecamere nascoste e inizia a rimproverarli aspramente, indicando uno per uno tutti i comportamenti che devono essere assulutamente cambiati. Dopo i rimproveri severissimi Willie cambia registro, diventa piu' umano, e con i suoi consigli incita tutti a cambiare.  Il gestore ringrazia Willie e promette che seguira' i suoi consigli per il bene del ristorante. Dopo 6 settimane Willie torna al ristorante per vedere se le cose sono cambiate e il ristorante puo' ovviamente vantare un servizio impeccabile. Il personale ha imparato la lezione e ora il ristorante va a gonfie vele. Missione compiuta.

venerdì 19 ottobre 2012

Forse sono sulla strada buona, che dite?

Ciao ragazzi, vi ricordate uno dei miei primi colloqui, quello su cui ci contavo poco?
Pochi giorni fa il manager di quella compagnia mi ha richiamato per fare un secondo colloquio e cosi' stamattina sono andato al suo ufficio di Brooklyn. Mi ha fatto altre domande, sopratutto sui visti e teoricamente mi ha fatto una proposta. Dico teoricamente perche' anche se sarebbe molto interessato ad assumermi l'unico problema potrebbe essere che i dirigenti in Italia sono esitanti a sponsorizzare per un visto di lavoro. In sostanza la compagnia inizia le operazioni in Usa in questi mesi e sia i dirigenti in Italia che il manager che si occupera' del mercato americano non conoscono bene le pratiche di immigrazione e il mondo dei visti e credo che siano esitanti perche' non sanno se il visto verrebbe approvato con facilita' e quanto tempo occorre per ottenerlo e inoltre per loro sarebbe una spesa extra che non avrebbero se assumessero una persona con cittadinanza americana o con la green card.
Ho chiarito al manager che il visto lo pagherei io (ma diciamo che era sottinteso anche per lui) e che sono gia' in contatto con l'avvocato di immigrazione che si occupo' del visto quando lavorai qui in passato e che esiste un procedimento un po' piu' costoso (ovviamente a mie spese) che consentirebbe di ottenere un visto in poche settimane. Credo di averlo convinto, infatti ha iniziato a parlarmi in termini di: sarai da solo in ufficio, avrai un tuo portatile personale, se magari le cose vanno bene ci sposteremo in un altro ufficio e assumero' altre persone. Se dall'Italia danno l'ok dovrei iniziare a Gennaio e quindi siamo rimasti cosi': io chiedero' al mio immigration lawyer se e quale visto potrei ottenere entro gennaio mentre il manager, anche in base alle risposte del mio immigration lawyer, chiedera' ai suoi capi in Italia e credo che cerchera' di convincerli che sponsorizzarmi per un visto e' una procedura facile e veloce e sottolineera' che le spese saranno a mio carico.
In questi giorni aspetto anche che si faccia sentire la compagnia che piu' di tutte mi aveva dato qualche speranza, la compagnia che produce gioielli, quella del colloquio da Starbucks. Magari mi faranno un'offerta migliore e potro' scegliere tra due offerte? E' ancora presto per esultare e lo faro' solo quando vedro' un work visa stampato sul mio passaporto pero' forse sono sulla strada buona, che dite? Fingers crossed e comunque vada, grazie a tutti per il supporto!

giovedì 18 ottobre 2012

Dibattito politico americano

Qualche giorno fa due cari amici americani mi hanno invitato ad un dibattito politico tra i due candidati per la House of Representatives per il quarto distretto del Connecticut. In sostanza uno dei due otterrà un posto equivalente alla nostra carica di deputato della Camera. Tra parentesi il numero dei deputati della House of Representatives e' di poco meno di 450 mentre in Italia i deputati della Camera sono 630, ma questa e' un'altra storia... I contendenti erano il repubblicano Obsitnik e il democratico Himes che e' attualmente un membro della House of Representatives al suo suo secondo mandato. Obsitnik e' un ex militare che ha avuto successo come imprenditore e, come ci ha tenuto a ricordare piu' volte, ha fatto business in ben 19 Paesi diversi. Himes invece ha un passato nel settore finanziario e ha fatto carriera a Wall Street.
Il dibattito e' durato un'ora e mezza e ho trovato differenze notevoli con iL modo di dialogare dei onorevoli italiani.
Innanzitutto nessuno copriva l'altro con la voce piu' alta, o interrompendo l'avversario e nessuno andava oltre il tempo concesso per ogni domanda. 
Non ho mai sentito: adesso e' il mio turno, Lei ha parlato  troppo. Non mi interrompa! Per non parlare di altre frasi piu' colorite che tante volte abbiamo ascoltato nei talk show italiani. Le domande preparate dal moderatore erano specifiche e all'entrata in sala, prima dell'inizio del dibattito, è stato dato a tutti (compreso me) un fogliettino su cui chi avesse voluto, avrebbe potuto scrivere una domanda che poi un assistente in sala avrebbe girato al moderatore del dibattito.
Le risposte dei candidati sono state precise, mirate, senza divagazioni.
Spesso hanno mostrato di avere punti in comune sottolineandolo con incisi come: in questo la penso esattamente come il mio avversario. Incredibile, vero? Avete presente i dibattiti italiani? Se un politico dice nero, il suo avversario dice bianco. Se dopo un minuto il politico che ha detto nero dice bianco, il suo avversario dice nero.
Il patriottismo e il rispetto per i militari che hanno fatto la guerra e' stato un altro aspetto evidente. A un certo punto il democratico punzecchiando il repubblicano (che come ho accennato e' stato un ex militare) ha detto qualcosa che avrebbe potuto essere interpretato come una mancanza di rispetto verso i militari americani. Alla prima occasione però ci ha tenuto a correggere il tiro e a ribadire come lui apprezzi tantissimo chi sacrifica la propria vita per la sicurezza dei cittadini degli Stati Uniti proprio come aveva fatto il suo avversario. Applausi da parte del pubblico e dal repubblicano che e' andato a stringergli la mano. E il dibattito e' andato avanti.
Forse l'aspetto che mi ha colpito di piu' e' stata la competenza di entrambi. Il dibattito era dedicato alla politica estera e hanno discusso dei ribelli in Siria, se sia giusto e in quante fasi togliere l'embargo a Cuba, cosa fare se fallisce l'euro e che rapporti avere con l'Europa e con la Merkel, la Cina vista come "frenemy" (amico ma anche nemico, opportunita' ma anche minaccia), Pakistan, Iran, Sud Africa, e si e' anche discusso di tematiche economiche: come creare nuovi posti di lavoro, la crisi finanziaria e il ruolo delle banche. 
Sono uscito dalla sala del dibattito molto contento di aver potuto vivere piu' da vicino uno dei tanti eventi quotidiani della vera America, non filtrata da film e racconti di altri ma poi a un certo punto mi sono venute in mente le interviste delle Iene ai nostri deputati e mi e' venuta una leggerissima tristezza...
Siete pronti? Eccone uno:
http://www.youreporter.it/video_Le_Iene_Intervista_parlamentari_ignoranti

mercoledì 17 ottobre 2012

Dubbi amletici: l'accappatoio

Qui in America si puo' ordinare un caffe' o si possono fare operazioni bancarie dal finestrino restando piacevolmente seduti in macchina, si puo' comprare il pane gia' tagliato a fette, il salame gia' tagliato a fette, il melone senza noccioli...e allora chi mi spiega perche' nella terra delle comodita' per asciugarsi dopo una doccia nessuno usa l'accappatoio? Cosa me ne faccio di quelle due towels? Scomodissime.
E perche' l'accappatoio viene usato come vestaglia da domenica mattina? Dubbi amletici...

lunedì 15 ottobre 2012

Starbucks, Barnes & Noble, Macy's

Starbucks, Barnes & Noble e Macy's sono tra i miei luoghi preferiti in cui passare un pomeriggio. E riassumono bene la mentalita' customer-oriented delle compagnie americane.


Starbucks e' l'inconfondibile catena di caffetterie con il logo verde e la sirena a due code in cui e' possibile ordinare svariati tipi di caffe' e prodotti di pasticceria. In confronto al suo "parente povero" Dunkin' Donuts in cui si va per prendere un caffe' (economico) e portarselo via in macchina o in ufficio, da Starbuck si va anche per trascorrere qualche ora in tranquillita' sorseggiando un caffe' con buona musica jazz in sottofondo. Ogni Starbucks ha divanetti, sedie e tavolini e alcuni, come quello in cui vado spesso, hanno anche un grande tavolone attorno al quale possono sedersi una decina di persone.
Da Starbucks si va anche per incontrare un amico, leggere un libro, fare lezioni private o, come e' successo a me, anche per sostenere un colloquio di lavoro.
Ma la sua caratteristica principale e': free wi-fi. Cosi' lo Starbucks pullula di giovani ragazzi e soprattutto ragazze e l'ambiente e' molto giovanile.
La cosa che apprezzo di piu' e' che chiunque puo' sedersi a un tavolino, usare la rete internet per ore e nessuno verra' a dirti che bisogna ordinare qualcosa ed e' proprio per questo rispetto e gentilezza che poi quasi tutti ordinano un caffe' o un dolce. E se un giorno non vuoi ordinare o sei hai dimenticato il portafogli a casa, quale e' il problema? Ordinerai un altro giorno. Non siamo mica in Italia.
A proposito, Starbucks e' presente in 58 Paesi al mondo ma ho letto che i vertici dell'azienda hanno deciso di non provare ad investire in Italia. Non so perche'. Forse per la cultura del cornetto e cappuccino in piedi e via. Forse perche' in Italia ci si affeziona a un determinato baretto e a un barista particolare con i quali si cresce e si invecchia assieme parlando di sport e politica. Secondo me sulla carta un locale del genere potrebbe avere molto successo ma se hanno deciso di non provarci dopo studi e ricerche probabilmente un motivo ci sara'.

Barnes & Nobles e' un altro dei miei negozi preferiti.
E' una catena che vende libri, riviste, giochi, cd e dvd. Solitamente I Barnes & Noble hanno anche uno Starbucks con vari tavolini all'interno e quindi anche qui c'e' il free wi fi. L'offerta di libri e riviste e' sconfinata. In particolare mi ha sempre colpito la vastita' della scelta delle riviste. E' possibile ad esempio trovare riviste per gli appassionati di barche, di auto d'epoca, di cucina italiana, di uncinetto, di case di campagna. Non mi meraviglierei se un giorno trovassi una rivista per appassionati dei Puffi o magari una per i soli fan di Grande Puffo o di Quattrocchi. Qui chiunque puo' prendere une rivista o un libro, sedersi su un divanetto, leggere per ore e poi rimettere tutto sugli scaffali. Nessuno verra' a dirvi niente perche' sanno che il piu' delle volte un potenziale cliente comprera' quel libro o quella rivista e diventera' un affezionato cliente.

Macy's e' una catena di negozi di abbigliamento, tra le piu' grandi al mondo. Avete presente quando andate in un negozio e dovete chiedere al commesso di mostrarvi qualche altro maglione sperando che abbia voglia di prenderne piu' di uno dagli scaffali? E poi magari vi segue fino fuori al camerino e se quel maglione e' l'unico rimasto in quella taglia, se e' troppo largo vi sentirete dire che tanto poi lavandolo si restringe, se e' troppo stretto vi dira' che poi dopo un po' prendera' la vostra forma?  E avete presente quando dovete fare la fila per entrare nei due camerini del negozio?
Bene, dimenticate tutto questo, il Macy's e' un'altra cosa. Prendete pure tutto quello che volete dagli scaffali, senza chiedere a nessun commesso. Andate pure in uno dei tanti camerini e provate tutto cio' che volete. Ah se alcune cose non vi stanno bene, lasciate pure tutto in camerino. Un commeesso verra' poi a riprenderli, ripiegarli e riporli sui loro scaffali. Sono pagati anche per questo. Nessuna pressione, nessun commesso che mente spudoratamente per convincervi con strane tecniche di ipnotismo ad acquistare un paio di pantaloni che dopo una settimana non indosserete piu'. Anche Macy's e' l'America.


venerdì 12 ottobre 2012

Il peruviano

A volte si incontrano dei personaggi che sembrano usciti dalla penna di uno scrittore, anche se purtroppo non si tratta sempre di personaggi positivi.
Ma prima di parlare di lui, facciamo un breve riepilogo della mia situazione in casa: sono ospite di Mr M e il figlio F. in una casa a due piani. Noi tre siamo al piano superiore, in cui ci sono tre camere da letto, una salotto e una cucina. Al piano inferiore Mr M ha creato due mini appartamenti con entrate private. In uno dei due vive una insegnante proveniente dal Texas, quasi un fantasma perche' esce la mattina per il lavoro e torna la sera verso le 8pm e quando e' a casa ha sempre le tende chiuse. E' una persona molto educata e riservata e Mr M la vede soltanto una volta al mese quando lei gli da' l'assegno per l'affitto.  Nell'altro appartamento (che e' quello in cui ho vissuto per alcuni anni nella mia prima esperienza americana) vive un ragazzo di origine peruviana. Non ho capito se e' nato in Peru' o in Usa, comunque ha vissuto qui sin da bambino e parla un inglese quasi perfetto anche se ha un accento sudamericano. Lo chiameremo il peruviano.
Quando sono arrivato qui a meta' settembre, io, F e il peruviano siamo usciti un paio di volte per una birra in un pub vicino casa. Mi sembrava un tipo simpatico, come vi raccontavo solo un mese fa, una brava persona ma a volte le prime impressioni possono rivelarsi sbagliate.
Dovete sapere che F ha alcuni problemi di apprendimento (e' learning disabled) e pur essendo quasi autosufficiente in tutto e sapendo fare molte cose, non lavora e sostanzialmente non ha amici e trascorre tutte le sue giornate aiutando il padre con le faccende di casa o andando in giro per negozi, solitamente di alimentari. Quindi spesso si annoia e sente l'esigenza di uscire ma con chi? In  quelle rare occasioni in cui qualcuno lo invita ad uscire e' contento come un bambimo ma attorno a lui girano spesso strani avvoltoi.
Mr M ha scoperto che in passato il peruviano e' uscito con frequenza con F, e dal conto in banca hanno prelevato tramite le ATM un totale di $900. Cosa hanno fatto con quei soldi? Mr M non lo sa anche perche' il figlio F ha comunque oltre 40 anni, una sua pensione di invalidita', e il padre non vuole trattarlo come un bambino e lascia correre su alcune cose per alcuni periodi pur cercando di controllarlo "da lontano".
Un giorno F mi ha detto che gli piace uscire con me anche perche' con me non spende mai un dollaro (ovviamente per ricambiare la loro gentilezza, andiamo spesso in giro, non gli faccio mai pagare niente e offro sempre io) e ha aggiunto che invece quando esce con il peruviano spende sempre un sacco di soldi. Gli ho chiesto in che modo spendono i soldi e mi ha detto andando a fare qualche massaggio (per entrambi), o andando a mangiare in qualche ristorante sudamericano, o in pub e locali notturni. E ovviamente paga sempre F. Non contento pare che il furbone tenda anche a non usare la sua macchina e infatti quandi propone a F di andare in giro gli dice spesso che ha dei problemi alla sua macchina e gli chiede di uscire con la sua. E cosi' non solo usa F come bancomat personale, ma risparmia anche sulla benzina!
Sto cercando di mettere in guardia F. facendogli notare che se quando escono il peruviano non paga mai, non e' un vero amico ma un approfittatore. F che e' un po ingenuo e non conosce bene il valore dei soldi dice che il suo amico peruviano ha dei problemi economici perche' e' divorziato e deve mantenere il figlio. Ma ho detto a F che anche se fosse vero, non deve diventare il bancomat personale di un falso amico. E poi non credo che se la passi male visto che lavora in banca, si e' comprato una casa (che ha affitato) e sta per comprane un'altra. Forse F sta iniziando a capire e anche il padre dopo aver fatto una partaccia al peruviano ha iniziato a controllare meglio le spese del figlio che nella sua bonta' e ingenuita' si e' fatto imbonire di chiacchiere non poche volte.
E ieri un'episodio che mi ha confermato il modo di agire del furbastro. Sono andato a casa sua perche' F era da lui e il padre mi ha chiesto di andarlo a chiamare. Il peruviano mi ha fatto entrare nel suo appartamento invitamdomi ad accomodarmi sul divano e a stare un po con loro. Sorseggiava un bicchiere di vino bianco e mi aspettavo che ne offrisse uno anche a me ma niente. Continuava a parlare dei suoi investimenti, del fatto che spende tutto il suo tempo a pensare a come fare piu' soldi perche' l'America e' un paese ricco e bisogna solo trovare il modo per fare soldi, e che lui che e' di famiglia povera vuol fare molti soldi per godersi la vita gia' molto prima della pensione e vuole lasciare molti soldi in eredita' a suo figlio e iniziare una sorta di "dinastia" e altre megalomanie varie. Parlando parlando si versava altro vino nel suo bicchiere. Ma di offrirne uno anche a me, neanche a parlarne. Non che ne avessi voglia ma per rispetto, non puoi sorseggiare bicchieri di vino e non offrendone uno ad un ospite. Me ne sono tornato al piano di sopra con il quadro molto piu' chiaro dei metodi di questa personcina.
Inoltre pare anche che abbia il vizio del bere.
Poche sere fa compro' 6 birre e ando' nel suo appartamento. Io, Mr M e F eravamo al piano di sopra. Dopo un'oretta chiamo' F al telefono per chiedergli se avesse qualche birra da potergli dare perche' aveva appena finito le sue ed erano arrivati degli ospiti. Di quali ospiti parlava se giu non c'erano altre macchine oltre alla sua e non si sentiva nessuna voce provenire dal suo appartamento? Disse che erano persone della chiesa che erano molto silenziose e a tratti pregavano. A si? Preghiere intervallate da Corona Extra? Ma dai!
E cosi' Mr M che e' iniziato a diventare stufo dei comportamenti del suo affittuario ha fatto dire a F  che al momento anche loro non avevano birre.
Insomma sto peruviano e' un bel tipastro. Cerchero' di mettere in guardia F e vi terro' aggiornati se ci saranno altri episodi particolari.

Cibarie americane

Negli Usa ho l'occasione di assaggiare cibi nuovi e interessanti, provenienti da nazionalita' e culture differenti. Alcuni di questi cibi sono delle vecchie conoscenze, altre sono novita' che ho scoperto in questo persiodo. Eccone una carrellata:

Hummus: una cremina di origine medio orientale a base di ceci. Molto buona se viene spalmata sui crackers. Ho provato una mia "variante" spalmandola sul formaggio. Niente male.






Bear Claw: un dolce a forma di "zampa di orso" con le mandorle. Squisito!








Challah bread: pane ebraico molto soffice e dal colore giallo paglierino. Solitamente ha una forma ovale. In determinate occasioni festive puo' avere la forma rotonda. Potrei mangiarne all'infinito.


Pancakes with Maple Syrup: le famose frittelle con sciroppo d'acero. Mi pare di aver visto lo sciroppo d'acero anche in alcuni supermercati italiani recentemente. Da provare anche sui waffles.






Peanut butter: l'altrettanto famoso burro di arachidi,  abbastanza calorico. Da spalmare sul pan carre' o sui waffles.








Waffles: tipico della colazione americana. Vanno tostati e ce ne sono di varie forme. Tutti hanno i tipici quadratini dentro ai quali si puo' spalmar di tutto, burro, miele, peanut butter o meglio ancora lo sciroppo d'acero o la nutella. C'e' anche chi li mangia anche "assoluti" senza spalarci niente soprattutto quelli che hanno all'interno pezzetti di cioccolata o fragola.


Brownies: biscotti cioccolatosi dall'inconfondibile colore marrone.
Ne vado ghiotto.







Marshmellows: e' un rotolino bianco e gommoso amato dai bambini. Avete presente Homer Simpson che li riscalda al fuoco di un falo' con il figlio Bart? Non ne vado matto pero' una volta li ho provati con dei biscotti, uno sopra e uno sotto al marshmellow, a mo' di sandwich e non sono niente male. Se non erro, mangiato on quel modo viene chiamato "smore".





Cheesecake: torta al formaggio. Sta prendendo piede anche in Italia ma non so se con il Philadelphia e' la stessa cosa.








Banana Bread: panetto soffice al sapore di banana, a volte con pezzetti di nocciola. Squisito quello venduto da Stew Leonard's.






White Castle Burgers: White Castle e' una antica catena tipo McDonald's che pero' negli anni non ha poi avuto lo stesso successo. L'architettura del locale ricorda un castello medievale.
I panini sono molto piccoli e c'e' chi ne ordina una particolare valigetta con 30 hamburger per poi mangiarne una decina. Mi fanno venire in mente Poldo di Braccio di Ferro. Vi segnalo il film divertentissimo Harold and Kumar go to White Caste (in Italiano Il primo viaggio non si scorda mai).

Sam Adams Beer: la Samuel Adams e' un'azienda di Boston che ho anche visitato. Interessanti gli assaggini di varie birre dopo la visita guidata alle 10am! Una delle loro particolarita' e' creare delle birre di stagione sempre diverse, con etichette altrettanto diverse. Se non sbaglio alcune loro birre hanno avuto tiratura limitata e ora sono pezzi da collezione.



Churros: e' un dolce di origine spagnola molto noto ai bambini di origine sud americana. Recentemente ho provato i twisted churros, churro attorcigliati.





Blue cheese: il formaggio blu, simile al gorgonzola. Datemi una birra e hamburger con bacon e blue cheese e mi farete contento.


martedì 9 ottobre 2012

E intanto il tempo vola...

E' passato gia' quasi un mese da quando sono arrivato in Usa e me ne restano solo altri due. Ho sostenuto molti colloqui di lavoro ma ora le risposte tardano ad arrivare. La preoccupazione inizia a salire mentre i giorni passano inesorabili verso l'8 dicembre, data in cui devo tornare in Italia. Ho constatato che c'e' crisi anche in America, poche aziende assumono e riuscire a trovare un lavoro in tre mesi sembra davvero una mission impossible.
Devo continuare con la ricerca e non fermarmi. Ce la faro' mai?
Devo ricaricarmi di energia e ottimismo e non arrendermi.
Accettasi consigli, incoraggiamenti, pacche sulle spalle da parte di tutti voi cari lettori.
Ce la faro' vero?

lunedì 8 ottobre 2012

L'Italia è il Paese delle fiabe, non lo sapevate?

Ieri sono stato ad un barbecue organizzato da un club di italo-americani originari di un paesino della Campania.
Chiacchieravo amabilmente con un po' di gente e con uno di loro in particolare, originario della Sicilia, si discuteva della crisi italiana e della mancanza di lavoro e di prospettive per i giovani quando mi dice: il vero problema oggi in Italia e' solo per i giovani che vivono in città. I giovani che vivono nei paesi bene o male hanno tutti i genitori che fanno l'olio e il vino e coltivano i prodotti del proprio orto.
Il discorso si e' poi interrotto e ha preso altre strade ma poi più tardi, a casa, ci ho pensato su.
Sara' anche vero che in Italia appena fuori dalle città ci sono migliaia di paesini incantati in cui la vita scorre felice e tutti riescono a vivere dei frutti della terra donati con generosità da orti magici e rigogliosi ma...
-Per il riscaldamento nelle case? 
No dai cosa mi viene in mente, tutti nei paesi italiani vanno nei boschi a tagliare la legna con l'accetta, per il fuoco.
-E per l'acqua?
Domanda banale. Sanno tutti che in Italia si va al fiume a raccoglierla con i secchi. E ci si lava nelle acque del fiume in cui ognuno lava anche i propri vestiti.
-Ah a proposito, per i vestiti?
E' vero, non e' buona neanche questa domanda. Ci sono le mamme italiane che provvedono sferruzzare degli abiti stupendi per i loro figli. Ma sempre dopo aver fatto il sonnellino pomeridiano perché nei paesini italiani tutti vanno a dormire un paio di ore dopo mangiato.
-E per la benzina per le automobili? 
Si, in effetti, e' un'altra domanda che potrei evitare. A che servono le macchine in Italia se tutti vanno in giro in sella al proprio asino?
Ecco in effetti non avrei domande da fare. Dovrei solo ringraziare gli italo-americani perché mi ricordano sempre che l'Italia e' il Paese delle fiabe. Io non lo sapevo.

domenica 7 ottobre 2012

Intervista-video di Mr. Romoletto88

Ciao ragazzi, molti di voi avranno letto su questo blog l'intervista che ho fatto a Gioele, Mr. Romoletto88, il ragazzo che si e' trasferito in Usa e che dopo aver sposato la sua ragazza americana e' riuscito ad ottenere la Green Card. Il caro Mr. Romoletto88, molto noto su Youtube, ha avuto una bella idea: riportare in video la mia intervista leggendo le mie domande e le risposte che mi diede, aggiungendo qualche commento interessante.
Colgo l'occasione per ringraziarlo pubblicamente per la stima che ha nei miei confronti soprattutto quando accenna a me all'inizio e alla fine del video.
Vi consiglio di seguire i suoi video su Youtube perche' sono molto utili soprattutto per chi vuole capire meglio come si vive in America.


Festa di lusso a NYC

Ciao a tutti, vi ricordate il colloquio che ho sostenuto in uno Starbucks per una compagnia di gioielli?
Per ora ancora nessuna offerta di lavoro ma pochi giorni fa sono stato alla festa alla quale mi ha invitato il CEO. Era una festa nella showroom di NYC. Prima di parlarvi della festa, un breve consiglio. Se da Grand Central volete arrivare ad una festa in condizioni normali optate per il taxi (che a NY non costa molto) e state alla larga dalla metro. Andare in metro e' come farsi una sauna e arrivare inzuppati di sudore ad una festa di lusso non e' il massimo. Sono arrivato nei paraggi della showroom, appunto, inzuppato di sudore e mi sono fiondato un un piccolo bar, ho preso una coca cola, mi sono rinfrescato un attimo e mi sono diretto vero la festa. All'entrata c'era un red carpet e all'interno gia' una cinquantina di invitati che sorseggiavano prosecco e microtartine servite da camerieri molto eleganti. E gli inviati erano ancora piu eleganti, giacca e cravatta per gli uomini e vestito da sera per le donne, ovviamente tutte ingioiellate. Una di queste aveva in braccio un cagnolino che indossava un vestitino, forse firmato Armani o Valentino, che probabilmente costava piu del mio. Tutto sommato anche tutto ben vestito facevo la mia bella figura ma non conoscendo nessuno a parte il CEO, guardavo la collezione di gioielli e ascoltavo i discorsi delle varie nobildonne sorseggiando prosecco. Il negozio era di circa cinque metri quadrati ed eravamo stretti come sardine. E poi finalmente un diversivo. Ad ogni festa che si rispetti il cameriere deve sempre inciampare e versare il prosecco addosso a qualcuno. Chi poteva essere il fortunato della serata? Bravi avete indovinato, proprio io. Vabe' capita, quei poveri camerieri dovevano riuscire a incunearsi tra gli invitati con i loro vassoi di bicchieri pieni di prosecco e avendo pochi centimetri quadrati a disposizione era inevitabile che succedesse. Una signora gentilissima e' venuta ad asciugarmi con il tovagliolo, dicendo che porta fortuna. Sara' ma se la Dea bendata avesse potuto baciare lei non mi sarebbe dispiaciuto molto.
Il CEO era attorniato dagli invitati e ha potuto dedicarmi un paio di minuti, poi ha fatto un discorso a tutti, ringraziandoli di essere venuti alla festa e ricordando i successi dell'azienda in tanti anni di attivita' in Usa. Poi dopo una mezzora gli invitati hanno iniziato ad andare via e cosi' anche io. Sono andato a salutare il CEO che si e' scusato per non avermi potuto dedicare molto tempo ma dicendomi che si sarebbe fatto sentire sicuramente. E cosi' sono tornato nel mio Connecticut lasciando la festa di lusso e sperando che in settimana possa arrivarmi una telefonata o un'email con qualche buona notizia. In treno, tornando a casa, pensavo anche che gira e rigira se questa azienda mi assumera' mi trovo sempre a lavorare nel mondo del lusso a stretto contatto con persone piuttosto ricche. La vita puo' essere ironica se penso che da ragazzino ho avuto un'adolescenza grunge e scherzando dicevo sempre che da grande sarei voluto diventare un chitarrista alcolizzato. : )
Comunque a parte gli scherzi ora spero di trovare un lavoro al piu' presto anche perche' e' gia passato quasi un mese e posso restare in Usa solo per altri due mesi. E inizio ad essere un po' teso perche' dopo aver fatto molti colloqui al momento ho solo due potenziali opportunita' che potrebbero concretizzarsi. Da domani riprendo a inviare il resume ad altre aziende. Non posso perdere tempo.

giovedì 4 ottobre 2012

Il cliente ha sempre ragione...negli Stati Uniti


Qualche giorno fa ho fatto spesa in uno Stop n' Shop e appena fuori, al parcheggio, mi sono reso conto che la cassiera non mi aveva dato 38 centesimi di resto ma ero di fretta e sono andato via. Poi a casa ho scritto due righe di reclamo, in tono pacato e gentile, sulla sezione customer service del loro website. Per soli 38 centesimi?-chiederete voi. Aspettate, so quello che faccio.
Dopo un paio di giorni ricevo una telefonata di scuse da parte del manager che mi invia un coupon di $2 per posta.
Ve l'avevo detto no? Conosco bene il magico mondo del customer service americano da quando molti anni fa comprai del sushi in un altro Stop n' Shop e trovai un capello nella confezione di plastica. Inviai un'email di reclamo tramite il loro webiste, e con mia grande sorpresa ricevetti una telefonata di scuse da parte del manager che mi invio' un coupon di $20.
Un'altra volta, dopo l'episodio del capello nel sushi, trovai un pezzettino di plastica trasparente all'interno di un sandwich acquistato da Shop Rite. Inviai un'email di reclamo tramite il website, e anche in questo caso ricevetti una telefonata di scuse da parte del manager che mi disse che dopo il mio incidente aveva posizionato delle telecamere nascoste nell'area in cui preparano i panini e aveva capito come fosse potuto accadere quell'incidente. E per scusarsi mi invio' un coupon di $20, proprio come fece Stop n' Shop.
E' il customer service americano per il quale il cliente va sempre corteggiato e coccolato, altrimenti non ci pensera' due volte ad andare in un negozio concorrente per il resto della sua vita.
Anni fa, nel lontano 2004, quando iniziai a lavorare come cassiere in un CVS, il manager mi diede poche istruzioni di base tra le quali quella di cambiare sempre tutto cio' che i clienti avrebbero portato indietro o rimborsarli senza fare troppe domande.
Negli Usa basta portare con se lo scontrino e il prodotto da restituire e al massimo ti chiederanno se il prodotto ha qualche difetto. Niente interrogatori. Sostituzione o rimborso e avanti con il prossimo cliente.
E ora veniamo al customer service italiano...con un episiodio che mi accadde qualche anno fa nel caro sud Italia. Comprai alcune casse audio per il PC. Dieci minuti dopo l'acquisto, dopo aver aperto la scatola in macchina, notai che l'alimentatore della corrente era rotto, spaccato in due. Cosi' tornai subito al negozio e chiesi gentilmente di cambiarmelo.
Mi risposero che non potevano cambiarlo perche' non potevano essere sicuri che l'alimentatore fosse arrivato gia' rotto dalla Sony e che magari mi era caduto a terra subito dopo aver aperto la scatola. Insomma le solite complicazioni all'italiana. Mi diedero un numero verde da contattare che ovviamente squillava all'infinito e quando poi riuscii a parlare con qualcuno mi dissero che dovevo compilare alcuni moduli, inviarli per posta e attendere qualche settimana la decisione sul rimborso o sul cambio del prodotto. Alla fine decisi di andare a comprare un alimentatore nuovo in un altro negozio. Capito ora perche' amo l'America? Ma non pensiamo piu' a queste cose italiane.
Vi saluto con il celebre motto scolpito nella pietra come un comandamento all'entrata della celebre catena di negozi di alimentari Stew Leonard's:
Rule 1: The customer is always right!
Rule 2: If customer is ever wrong, reread Rule 1

lunedì 1 ottobre 2012

Esprimete un desiderio...in versione a stelle e strisce

Vi ricordate quel gioco che si faceva da piccoli nell'Italia di tanti anni fa? Bisognava riuscire a vedere in soli due giorni cose come dieci Fiat cinquecento, tre cani, due gatti, un cavallo, una donna incinta e un desiderio si sarebbe realizzato.




Volendo fare lo stesso gioco in versione a stelle e strisce vi propongo di riuscire a trovare in soli due giorni:
  • Una casa senza giardino
  • Una casa con il recinto
  • Una Tv in cucina
Fin qui tutto facile, poi...
  • Una finestra che si apre completamente
  • Un balcone 
  • Una persona che non ha un divorzio alle spalle
E ora sempre piu' difficile...
  • Una casa che ha piu' di trenta anni 
  • Una famiglia che a pranzo o a cena mette la tovaglia in tavola
  • Una piazza o una via del passeggio (il Mall non vale!)
E ora il piu' difficile di tutti:
  • Un bidet in un bagno
Ne avete delle altre per rendere il gioco piu' difficile e divertente?

Are you Italian?

Oggi dal barbiere...
Il barbiere Benito, detto Ben: Are you Italian?
Io: Yes, and you?
Ben: Oh yes me too.
Io: Cool, so were you born?
Ben: No, I was born in America. My parents were born in Italy.
Io: Ah ok, how often you go to Italy?
Ben: I have never been to Italy.
Ok Ben, se tu sei italiano io sono la regina Elisabetta.

Il dialogo di oggi dal barbiere me ne ha fatto venire in mente uno molto simile di qualche anno fa in un ristorante italiano.
Cameriera (sentendoci parlare in italiano): Are you guys Italian?
Io: Yes we are. Are you Italian?
Cameriera: Yes, I am! Actually my parents were born in Italy.
Io: Nice. Where?
Cameriera: Uh, I don't know. A small town in Sicily.
Io: So do you speak italian?
Cameriera (arrossendo un po'): Not very well but I took a class some years ago.
Vebbe', ho capito dire: I am Italian e' fa sempre colpo anche se direi che soprattutto nel Paese della meritocrazia bisognerebbe almeno conoscere due, tre parole e il paese di origine dei genitori per potersi fregiare di questo titolo, no?