sabato 26 dicembre 2015

I BOB NY

Ciao a tutti, avete trascorso un bel Natale? Mangiato troppo? Siete tutti diretti in palestra per smaltire le troppe fette di pandoro? Vi sono vicino e infatti mi trasferirò presto in palestra per i prossimi mesi.
Oggi vorrei segnalarvi un personaggio che seguo su Youtube: Bob.
E' un ragazzo italiano che si occupa di design, che ama New York e viene qui per brevi vacanze appena può. Tempo fa dedicò a New York una serie di video e ho appena scoperto che è tornato a New York quest'anno e ne ha girati degli altri.
Dico sempre a tutti gli Italiani che sono qui da poco di scrivere (o fare dei video)  con le proprie considerazioni prima di venire assorbiti e assimilati dall'American way of life perché dopo un po' si rischia di non vedere l'America con gli stessi occhi di meraviglia e stupore.
E quindi quale miglior modo di guardare gli States con questi occhi di un ragazzo italiano, molto simpatico, che viene qui per vacanza?
Ecco il primo video del suo primo viaggio:


Ed ecco il primo video del suo secondo viaggio in cui ci porta anche fuori New York, nelle città dello Stato di New York.
E come dice Bob alla fine di ogni video...Tante belle cose fresche a tutti! 


martedì 15 dicembre 2015

Email dai lettori: Trasferirsi negli USA

Salve a tutti, negli ultimi mesi ho ricevuto molte email da voi lettori.
Mi fa piacere che vi piaccia il blog e provo sempre a rispondere a tutti anche se spesso non riesco a farlo lo stesso giorno. Cercherò comunque di dare  alcune risposte in questo post.
La domanda principale che mi fate tutti è...
Come faccio a trasferirmi stabilmente in USA? 
Devo dire che pochi hanno le idee chiare, alcuni sanno qualcosa sui visti e molti hanno le idee confuse.
A rischio di sembrare brusco e diretto vorrei aiutarvi innanzitutto a comprendere meglio la mentalita' americana in termini di immigrazione con alcune considerazioni:
  • Negli Stati Uniti ci sono milioni di disoccupati americani, ripeto AMERICANI.
  • Gli Stati Uniti non sono l'Italia e quindi non fanno entrare chiunque.
  • Pur essendo un Paese fondato sull'immigrazione i tempi sono cambiati, 30-40 anni c'era bisogno di milioni di lavoratori nelle fabbriche. C'era il boom economico e le porte erano più aperte agli immigrati ma non bisogna dimenticare che anche all'epoca dovevano aspettare per anni prima di poter entrare legalmente sul suolo americano. 
  • Ora le fabbriche le hanno spostate in India e Cina e c'e' meno bisogno di immigrati. Messe da parte le fabbriche, restano ancora i lavori nel settore terziario per cui e' richiesta più istruzione, in poche parole i lavori d'ufficio, MA per queste posizioni lavorative ci sono centinaia di migliaia di disoccupati Americani che bussano alle porte delle aziende e in un Paese (patriottico) come gli USA, anche se sembra strano a noi Italiani, gli Americani hanno la precedenza. Quindi l'immigration americana sarà molto severa a valutare le esigenze di una azienda. Vuoi assumere un lavoratore straniero? Dimostrami che ne hai davvero bisogno e che un americano non può svolgere quel lavoro. O almeno dimostrami che ti sei impegnato a cercare prima tra i lavoratori americani per un determinato periodo. Questa è la logica.
Qualcuno mi dice che ha trovato lavoro in un ristorante di un amico e che verrà a lavorare durante i tre mesi da turista e poi vedra' di mettersi in regola con un visto.
Non funziona cosi'. Il visto non lo vendono sugli scaffali di un supermercato. E' una questione più complicata.
Premettendo che lavorare durante i tre mesi da turista (e quindi senza visto) e' illegale, potete anche riuscire a farlo per tre mesi...ma poi? Se restate anche solo un giorno dopo i 90 concessi diventate automaticamente illegali. Ho letto  e ascoltato due "strategie" da parte degli Italiani che mettono in conto che una volta in Usa potrebbero restare oltre i 90 giorni da turista.
Resto illegale a vita! 
Bene, decidete di non tornare più in Italia per restare illegali a vita. A quel punto vivrete per sempre nell'ansia di venire scoperti e rimpatriati,  avrete difficolta' ad affittare casa, a noleggiare una macchina, ad aprire un conto in banca, ad avere assitenza sanitaria. Dovrete sempre dipendere da qualcuno che risolva i vostri problemi perché voi dovete "nascondervi". Ho conosciuto tempo fa un sudamericano che pedalava per decine di Km al giorno perché aveva giustamente paura di mostrare i propri documenti per compare una macchina. E in inverno, credetemi,  andare in bici tra neve, ghiaccio e freddo non è molto gradevole. Se avrete un bravo datore di lavoro magari non verrete ricattati ma vi potreste avere difficoltà quando chiederete aumenti o giorni di vacanza. Il potere su di voi potrebbe far gola anche al datore di lavoro più umano. Ecco, siete appena entrati nel mondo della schiavitù e della dipendenza psicologica.
Ma io regolarizzo la mia posizione! - direte voi. Mettervi in regola dopo essere stati anche solo per un giorno nell'illegalità vi complicherà le cose o meglio sarà praticamente impossibile, perché avete tradito la loro fiducia e ora tutte le porte vi si chiudono in faccia.
Illegali solo per qualche mese:
Qualcuno dice: Ok resto illegale solo per qualche tempo ma poi torno in Italia e dopo qualche tempo rientro in USA.
Anche questa e' un'idea poco felice perche'...siete pur sempre restati qui da illegali.
Magari siete usciti dagli Usa senza problemi ma state certi che tutte le vostre entrate ed uscite dal territorio americano sono state registrate sui computer dell'Immigration. In realta' non vi hanno fatto problemi quando siete usciti perché pur sapendo benissimo del vostro status da illegale a loro poco interessa...Te ne stai tornando al tuo Paese? Bene, addio furbetto MA e' quando provate a rietrare che  potreste avere delle sorprese.
Caro immigrato che provi a tornare, vedo che sei già stato qui da illegale per un tot di giorni. Perché hai tradito la nostra fiducia e ora ci sfidi di nuovo cercando di tornare? Mi sa che ti mandiamo a casa. Insomma, ragionano così, siete segnati a vita, potrebbero seriamente decidere di mandarvi a casa con il primo volo. E a quel punto non vi sarà concesso di rientrare per i prossimi 10 anni.

CONSIGLI:

Quindi adesso vorrei darvi alcuni consigli basati sulla mia esperienza e su quella di altri italiani che sono riusciti a trasferirsi negli Stati Uniti.
Laureatevi o specializzatevi in Italia:
A meno che non abbiate la fortuna di potervi permettere i costi di un prestigioso College americano, il mio consiglio è di studiare e laurearvi in Italia al piu' presto possibile. Non state a rifiutare un 24 per prendere un 30 tre mesi dopo. Qui i ragazzi non vanno fuori corso e si laureano a 23 anni e dopo pochi mesi hanno gia' trovato lavoro. Dovete competere anche con loro. Meglio arrivare qui con un 100/110 a 25 anni che con un 110 e lode a 30. Si sa che molti esami in Italia vanno a fortuna e quindi un voto piu' alto non corrisponde sempre una preparazione migliore. E poi qui le azienda non guardano il voto di laurea. Almeno a me non lo hanno mai chiesto. Vi mettono alla prova e se vi mostrate svegli e volenterosi, per loro vale più di cento baci accademici. Decidono di investire su di voi e vi offrono anche un buono stipendio.
Mandate il Resume alle sedi americane di compagnie italiane
Molti pensano che questa sia una strategia sbagliata perche' fa restare troppo legati all'Italia. Ma  ricordatevi che siete italiani e per ottenere un visto di lavoro bisogna convincere l'Immigration che un americano difficilmente è piu' adatto di voi per quella posizione lavorativa. E conoscere l'Italiano per aver rapporto quotidiano con l'Italia sul lavoro è qualcosa di reale che vi distingue e vi dà un vantaggio su un potenziale candidato americano.
Fate rivedere il vostro Resume a una compagnia specializzata
Il CV, che qui chiamano Resume, e' molto importante e ha un formato diverso da quello europeo.
Deve essere sintentico, preferibilmente una sola pagina. E a volte non e' facile racchiudere tutto in una pagina. Io mi rivolsi ad una compagnia che che per circa $100 mi mise a punto il Resume e questo mi aiutò molto a suscitare più interesse da parte di potenziali datori di lavoro. Qualcuno mi ha detto Eh però $100 per farmi aggiustare il CV è davvero troppo. Lo faccio da solo. E' uno spreco di soldi! Ecco state ragionando con la mentalità italiana. E questo mi collega all'ultimo punto che li riassume un po' tutti.
Strategia, soldi, tempo, pazienza, testardaggine
Abbandonate la mentalità italiana. Se volete davvero realizzare questo sogno dovete investire i vostri risparmi, rischiare, studiare, fare ricerca. Deve essere un lavoro a tempo pieno.
Cosa sono $100 se vi darà la possibilità di essere contattati da più aziende?
Una volta che avete il vostro bel Resume in formato americano, svegliatevi presto, mettetevi al pc e "lavorate": mandate email, stringete amicizia su LinkedIn, cercate le liste di aziende che possono interessare. Cercate le loro email. Iscrivetevi a Monster.com e altri siti del genere. Dovete inviare decine di Resume al giorno. Seminate, seminate e qualcosa uscira'. Non mentite, mettete subito in chiaro che in caso di assunzione vi serve una sponsorizzazione per un visto di lavoro. Molte aziende si tireranno indietro ma almeno saprete che quelle rimaste potrebbero avere intenzioni molto serie. Siate sempre cordiali e disponibili.
Decidete le date in cui sarete in Usa cosi' potete comunicarle ai potenziali datori di lavoro dipsosti a farvi un colloquio. Solo in quel caso potrebbero dirvi, come e' successo a me: Bene quando sei qui fatti sentire che fissiamo un colloquio. Se dite che un giorno forse verrete pero' chissa', non so come e non so quando...o peggio ancora se dite che avete intenzione di partire solo quando avrete un lavoro sicuro...state certi che non vi risponderanno mai.
Dovete investire i vostri risparmi, rischiare, partire. E poi o la va o la spacca.
Spero di avervi dato qualche buono spunto di spunto di riflessione e qualche buon consiglio.
A tutti voi che vorrete tentare l'avventura americana...Buona Fortuna!

sabato 21 novembre 2015

Visita medica per la green card

Qualche settimana fa ho fatto l'Immigration Physical ovvero la visita medica per la Green Card. Prima di raccontarvela vorrei fare un breve riepilogo dei passi piu' importanti anche per far capire quando sia lungo e complesso tutto il processo per diventare un Permanent Resident.

Il primo e probabilmente il piu' importante e' ottenere l'approvazione da parte del Dipartimento del Lavoro.  La compagnia che vuole sponsorizzare uno straniero deve dimostrare che ha una posizione aperta per la quale ha sondato il terreno prima "tra gli americani". Quindi per alcune settimane deve pubblicare annunci su internet o su giornali nazionali (come il NY Times) e quando arrivano i Resume (CV) non può cestinarli, deve analizzarli bene e se li scarta deve mandare una lettera ad ogni candidato per ringraziare e comunicare che purtroppo non e' adatto alla posizione. La compagnia deve fare delle copie di queste lettere per poi argomentare bene al Dipartimento del Lavoro perché' quei candidati americani non andavano bene (pochi anni di esperienza, studi universitari non adatti alla posizione, conoscenza di una sola lingua quando ne servirebbero due etc etc). E è solo allora che la compagnia, viste quelle circostanze particolari, "chiede il permesso" al Dipartimento del Lavoro di assumere un non-Americano che gli sembra adatto alla posizione.

Dopo l'approvazione, che non è scontata, si può proseguire con i passi successivi. La compagnia deve ora dimostrare o meglio dichiarare per iscritto che lo straniero sponsorizzato non verrà sottopagato. C'è una lista di salari minimi per ogni posizione lavorativa e ogni area degli Usa e la compagnia dichiara che si atterrà a quei salari, può offrire di più ma non di meno. Questo è per evitare che la compagnia assuma stranieri solo per convenienza economica. E' come se gli Stati Uniti dicessero: vuoi assumere un non-americano perché ti sembra più adatto alla posizione? Bene, ma non puoi dargli meno di questo salario.

E si arriva quindi alla visita medica. Mi è stata data una lista di studi medici nella mia città legata all'Immigration, ne ho scelto uno e ho fissato l'appuntamento.
Lo studio era molto particolare con decorazioni di Halloween sulle pareti. Un'atmosfera  familiare e serena. Una dottoressa mi ha misurato peso, altezza, pressione e mi ha fatto compilare alcuni moduli tra cui c'erano domande come: Fumi? Hai problemi di alcool? Allergie particolari? Problemi psicologici particolari?
Poi un dottore mi ha fatto la visita vera e propria. La prima parte per analizzare le mie facoltà psico-motorie. Alza la gamba destra, alza la gamba sinistra. Toccati la spalla sinistra con l'orecchio sinistro, ora la destra con l'orecchio destro,  spingimi verso di te, ora lontano da te, tira fuori la lingua, dentro la lingua, guarda in su, guarda in giu. Mi veniva un po' da ridere, ma mi sono trattenuto.
Poi nella seconda parte mi ha iniettato di tutto...vaccinazione per l'influenza e per la varicella, antitetanica, puntura sul braccio per la tubercolosi per la quale sono dovuto tornare dopo due giorni a far vedere il braccio. E poi mi ha fatto un prelievo del sangue per analizzare, a quanto ho capito, il sistema immunitario e la sifilide. E la visita e' finita lì.
Una volta arrivati i risultati delle analisi, il dottore mi ha telefonato e mi ha detto che era tutto ok e mi ha fatto tornare per firmare i vari moduli con i risultati. Il rituale prevede tre moduli da firmare: la mia copia, la copia del dottore e la copia da mandare all'Immigration in busta sigillata. Il dottore ha firmato con me come testimone, poi ha fatto firmare a me con lui come testimone. Ha infilato una copia in una busta gialla, l'ha sigillata con scotch trasparente e ha scritto su la sua firma in lungo in modo che risulterebbe evidente se qualcuno aprisse la busta. In tal caso l'Immigration invaliderebbe il tutto.

Ho inviato la busta sigillata al mio immigration lawyer il quale ha inviato altri moduli da compilare e firmare a me e al mio capo. Compilati e firmati, li abbiamo mandati all'avvocato.
Si tratta degli ultimi moduli per chiedere al Department of Homeland Security di farmi un adjustment of Status e farmi quindi diventare un Permanent Resident.
L'avvocato ha inviato tutto al DHS: l'approvazione del Dipartimento del Lavoro, la busta sigillata con i risultati della visita medica e vari altri moduli. Il DHS analizzerà i moduli e farà i controlli di rito sulla mia fedina penale dopo di che' dovrebbe dare l'approvazione alla mia Green Card! Riceverò prima una comunicazione via lettera e dopo due settimane mi verrà inviata la Green Card vera e propria, il famoso pezzo di carta, il cartellino verde...il passaporto per la libertà!

È un processo molto lungo ma sono quasi alla fine. Ormai si tratta solo di aspettare.
I'll keep you posted!

domenica 18 ottobre 2015

Starbucks in Italia

E cosi' Starbucks ha deciso di sbarcare anche in Italia. Ha costruito un impero negli Stati Uniti e ha aperto molte sedi in 65 Paesi del mondo ed e' presente praticamente in tutta Europa ma non ancora in Italia. I proprietari avevano anche pensato qualche tempo fa di entrare sul mercato italiano ma dopo  analisi e riflessioni hanno deciso di desistere.  Sanno bene che la cultura del bar sotto casa e' una tradizione tutta italiana e quindi non volevano rischiare di andare incontro a un fallimento clamoroso. Ora  hanno cambiato idea e sono pronti a rischiare.
Ma cosa e' Starbucks? Avete presente Dunkin Donuts, altro simbolo delle colazioni americane a base di beveroni e ciambelle? Ecco, Starbucks e' una versione piu' elegante e raffinata perche' a parte  caffe' e dolci ti vendono anche un'atmosfera: luci soffuse e buona musica. Tavolini o tavoli molto lunghi attorno ai quali possono sedersi anche 8-10 persone. E il free wi fi che attira sempre molti ragazzi che vanno li' con i loro Macbook per studiare o mandare email. Ho visto spesso anche asperiranti scrittori che amano scrivere li' i capitoli dei propri romanzi o manager di azienda che incontrano li' candidati per un colloquio di lavoro o tutor che danno lezioni private ai ragazzi prima dei  midterm e final exams, o anche amiche che non si vedono da tempo che decidono di aggiornarsi  sorseggiando un caffe'.
Io sono particolarmente affezionato a Starbucks. Li' ho dato lezioni private di italiano a un signore con il quale sono poi diventato buon amico. E sempre da Starbucks ho sostenuto il colloquio con il capo dell'azienda per cui lavoro. E poi, dettaglio non indifferente, Starbucks pullula sempre di belle ragazze, non so perche' ma va bene cosi'!
Sono davvero curioso di vedere se Starbucks avra' successo in Italia anche perche' una delle sue caratteristiche e' che contraddistingue la mentalita' americana e' la gentilezza verso il cliente che po' tranquillamente entrare, sedersi a un tavolino, collegarsi al wi fi e stare li' per 5-6 ore, senza ordinare nulla. E nessuno andra' mai a "importunarlo" e a chidergli "Cosa prende?". Non e' elegante, e' poco rispettoso verso il cliente.
Se Starbucks non rinuncera' a questa caratteristica americana credo che potrebbe avere un ottimo successo anche se...c'e' da dire che il cliente americano si sente riconoscente verso il servizio offerto e proprio perche' non si sente obbligato a ordinare, prima di andare via ordinera' sempre qualcosa. Il cliente italiano fara' lo stesso? Spero di si' altrimenti uno dei punti di forza di Starbucks potrebbe portarlo al suo fallimento.
Staremo a vedere...



martedì 13 ottobre 2015

Lo sport in America

Molti anni fa, quando ero ancora ragazzino, alcuni parenti mi portarono a vedere la partita Napoli-Roma al San Paolo. Trovammo i biglietti nel settore dei tifosi del Napoli ed essendo io un tifoso romanista, mi raccomandarono di stare ben attento a non esultare troppo per non tradire la mia fede giallorossa. Poiche’ la Roma vinse 3-1, fui costretto ad implodere tre grandi momenti di gioia anche se in realta’ al terzo goal alzai di istinto un braccio verso l’alto stringendo il pugno, senza urlare. Mi parve che un energumeno davanti se ne accorse e mi diede una strana occhiata… Se ne e’ accorto, se ne e’ accorto – pensavo- ora mi uccide! - ma per fortuna non accadde niente. Tra un goal e l’altro osservavo i tifosi; i napoletani facevano un caos infernale rivolgendo cori offensivi ai tifosi romanisti i quali non si facevano intimorire e rispondevano con altrettanto odio e volgarita’ dal loro settore che a me sembrava un’enorme gabbia. L’arbitro prendeva cori da entrambe le tifoserie. Arbitro cornuto! era il piu’ abusato ma ce n’erano altri piu’ offensivi che non riuscirei neanche a ripetere.
Un’atmosfera bellicosa e un’esperienza che definirei ansiogena.
Un paio di anni dopo mi trovavo negli Stati Uniti per un vacanza e alcuni parenti americani mi portarono a vedere una partita di baseball allo Yankee Stadium. Fuori dallo stadio dei tifosi erano intenti nel Tailgating ovvero la tradizione sempre piu’ diffusa tra gli Americani di mangiare e bere, in piedi, accanto alle proprie auto prima dell’inizio della partita. Alcuni avevano addirittura attrezzato dei barbecue e fraternizzavano con i tifosi avversari e piu’ avanti altre centinaia di tifosi si incanalavano verso le stesse entrate senza problemi e poi all’interno dello stadio non venivano divisi in settori ma erano seduti tranquillamente uno accanto all’altro. C'erano molte famiglie con padre, madre e bambini al seguito e l’atmosfera era molto serena anche se molti sembravano piu’ interessati ai loro hot dog e Budweiser salvo poi entusiasmarsi per un bel lancio o uno spettacolare home run.
Non c’erano Ultras perche’ il tifo era “guidato dall’alto”, dall’organizzazione dello stadio. Le azioni salienti erano sottolineate da alcune musiche emanate delle enormi casse acustiche e i momenti di pausa erano riempiti dalle domande trasmesse degli enormi maxi schermi sulla storia del baseball: Chi vinse le World Series nel 1988? Chi segno’ piu’ home run nel 1992?
Molti spettatori scommettevano qualche dollaro con il proprio vicino, poi la partita riprendeva e all’improvviso si sentiva un boato anche se non era successo niente in campo. Lo schermo aveva appena trasmesso la risposta corretta e il boato era di quelli che avevano esultato per aver vinto la scommessa con il proprio vicino.
A volte volava qualche sfotto’ tra gruppi di tifosi avversari ma se qualcuno alzava troppo i toni e diventava minimamente volgare o offensivo, prontamente intervenivano gli steward dello stadio per accompagnare fuori gli esagitati.
Per gli Americani, insomma, lo sport e’ uno spettacolo, non una guerra. Una partita di baseball, hockey, football o basket non e’ ne’ piu’ ne’ meno che andare al cinema, e’ una forma di intrattenimento in cui tutti gli attori in campo contribuiscono a divertire lo spettatore.
Prendiamo un film come Non ci resta che piangere con Benigni e Troisi. Nessuno al cinema si sognerebbe di urlare Regista Cornuto! per una scena che poteva esser girata in modo diverso.
E vi immaginate un gruppo di ragazzi che lancia un fumogeno contro altri ragazzi perche’ hanno scoperto che hanno riso di piu’ per una battuta di Troisi? Sono fan di Troisi, lanciamogli un fumogeno! E una altro che tira fuori il coltello per andare a dirne quattro a quell’altro che ha riso troppo per una battuta di Benigni? Sono fan di Benigni, adesso gli faccio vedere io!
Fuor di metafora, scene come queste non si vedranno mai negli stadi americani anche se ancora non riesco a spiegarmi il perche’.  
Forse perche’ qui hanno un sentimento di unita’ diverso dal nostro?
Forse perche’ le nostre regioni italiani sono state unite con lo sputo e continuano a persistere antiche rivalita’ tra regioni e citta’?  
Forse perche’ i valori dello sport e dell’educazione civica in America vengono insegnati nelle scuole fin da quando si e’ ragazzini?
Non ho una risposta, ai lettori le proprie considerazioni. So solo che per quanto riguarda lo sport sono due mondi diversi.
E a noi italiani cosa resta di questi valori nelle tante domeniche di violenza negli stadi?  A noi, troppo spesso, di domenica…Non ci resta che piangere.

lunedì 12 ottobre 2015

TRECENTOMILA

Salve amici, sono stato un po' lontano dal blog negli ultimi mesi. E' un periodo molto intenso soprattutto per il lavoro. Pero' tutto procede per il meglio qui negli States. Cerchero' di riprendere a scrivere con piu' continuita', come facevo una volta. Ho appena visto che nonostrante sia stato lontano dal blog, avete continuato a leggere i post del passato. Sembrava ieri quando il blog totalizzava ben 200mila visualizzazioni ma oggi il blog ha raggiunto un altro traguardo.
TRECENTOMILA!!!
Quando ho iniziato a scrivere per questo blog non avrei mai pensato che un giorno avrebbe ricevuto cosi' tante visualizzazioni.
Un numero incredibile. Grazie a tutti voi che mi seguite.
TRECENTOMILA VOLTE GRAZIE!!!
Stay tuned for more updates.

Ghosting

Avete mai sentito parlare di "Ghosting" ? E' un termine nuovo negli Stati Uniti al quale hanno dedicato vari articoli riviste come Psychology Today, il New York Times e l'Huffpost.
L'esempio piu' celebre e' quello di Sean Penn e Charlize Theron, una coppia felice e innamorata, fino a quando lei ha deciso di interrompere ogni contatto, senza alcuna spiegazione ,evitando di rispondere alle telefonate, email e messaggi del povero Sean.
You have been ghosted! si dice in questi casi. Sei stato tramutato in un fantasma, in un essere invisibile agli occhi di chi fino a ieri sembrava apprezzare la tua compagnia.
E' un fenomeno sempre piu' diffuso negli Usa e non si riferisce solo ai rapporti di coppia ma anche a quelli tra amici che magari si sono conosciuti da poco. Anche a me negli ultimi anni sono capitati un paio di episodi che si avvicinano al ghosting ma poiche' non si trattava di relazioni vere e proprie, dopo un paio di settimane ho smesso di farmi domande e sono andato avanti per la mia strada, anche se all'inizio, lo ammetto, c'e' stata una certa incredulita' e voglia di capire.
Piu' interessanti sono invece i casi di due mie amiche.
Una vive da poco a New York e pochi mesi fa ha conosciuto un ragazzo a un corso di Inglese. Hanno iniziato a studiare assieme e poi si sono frequentati anche dopo i corsi. Sono usciti assieme 4-5 volte. Passeggiate romantiche, domeniche a Central Park, serate al pub. Una sera finalmente lui l'ha baciata. Tutto sembrava andare per il meglio quando lui improvvisamente si e' volatilizzato, scomparso nel nulla. Le ha scritto poche righe su whatsapp per dirle che aveva dei problemi, doveva andare fuori citta' e non poteva vederla piu'. E poi niente, silenzio piu' assoluto. La mia amica e ha provato a contattarlo in tutti modi ma lui non rispondeva piu' ne' alle chiamate, ne' ai messaggi...anche se li visualizzava. Dopo un po' ha capito che aveva solo trovato una scusa per liberarsi di lei. Ma cosa aveva fatto per essere scaricata in quel modo, quando le cose sembravano andare cosi bene? Questo se lo chiede ancora.
Un'altra amica, che vive in un paesino del Sud Italia, ha frequentato un ragazzo per un paio di mesi. Anche a lei la storia stava andando benissimo quando ad un tratto lui e' scomparso nel nulla. O meglio l'ha lasciata con tre righe via sms senza dare troppe spiegazioni. Dopodiche' l'ha ignorata totalmente. Lei e' andata nella depressione piu' totale facendosi per mesi sempre le stesse domande. Cosa avro' fatto di cosi' grave per farlo scomparire in questo modo? Dove ho sbagliato? Perche' non mi vuol dire i motivi? Tu cosa ne pensi? Dammi un parere, perche' voi uomini vi comportate cosi'?
Ghosting spesso genera Stalking e infatti ha iniziato a seguire ogni suo movimento virtuale controllando incessantemente il suo profilo Fb. Spesso mi diceva che lui aveva messo dei mi miace o dei commenti alle foto di alcune ragazze e non capiva cosa avessero loro piu' di lei.
Poiche' abitano nello stesso paese, ha iniziato anche a seguirlo nella vita reale. Una volta lo segui'  con la macchina ma lui se ne accorse e accosto' mentre lei ando' oltre e lui le diede uno sguardo a dir poco contrariato. Dopodiche' le scrisse un messaggio furioso per dirle di non seguirlo piu' perche' tra loro era finita. Di nuovo senza spiegazioni. E la poverina che voleva solo delle spiegazioni era stata anche umiliata per essersi comportata da stalker.

Cosa spinge a scomparire nel nulla senza dare spiegazioni? Perche' e' piu' semplice.
Ogni giorno siamo bombardati da migliaia di stimoli e informazioni e la concentrazione si posa sulle cose solo per alcuni secondi; se una notizia non ci interessa gli occhi vanno subito oltre. E gli esseri umani non fanno eccezione. Per molti, gli altri sono solo dei profili, dei volti dietro uno schermetto, degli avatar dei videogiochi, dei giocattoli. Spieghereste mai a un giocattolo perche' lo abbandonate per afferrarne un altro?

E' vero, si perde facilmente l'interesse per il prossimo e la tecnologia aiuta chi non il coraggio di spiegare le proprie scelte.
Un tempo si prendeva il coraggio a due mani e si parlava faccia a faccia o almeno con la piu' classica delle telefonate. 
Poi siamo arrivati a Gli scrivo un'email.
Oppure Gli scrivo un messaggio.
O meglio ancora, Scompaio senza dare spiegazioni. Perche' a volte la miglior risposta e' il silenzio.
Paura di far soffrire la persona la cui compagnia non ci interessa piu'? Vigliaccheria? Forse, ma al Ghoster non interessa. Non c'e' tempo per farsi problemi. Nessuna spiegazione e avanti con il prossimo giocattolo.

E voi avete mai avuto esperienze a riguardo? Esiste il termine ghosting in Italia o ne e' stato coniato un altro?

lunedì 7 settembre 2015

Una signora, una porta e un piede

Pochi giorni fa, mentre lavoravo nel mio ufficio, entra un tizio in giacca e cravatta e chiede di me facendo il mio nome e cognome ad alta voce come se stesse cercando un fuggitivo. Io distolgo gli occhi dallo schermo e un po’ preoccupato dico: Sono io.
Poiché il giorno prima il Dipartimento del Lavoro aveva certificato la domanda di sponsorizzazione da parte della mia compagnia, penso che si tratti di qualcuno del Dipartimento del Lavoro o dell’Immigrazione e che forse vuole farmi delle domande specifiche sul tipo di lavoro che svolgo. Mi è venuta un pò d’ansia, ora mi rispediscono in Italia, ho pensato.
Ma quando inizia a spiegarmi di cosa si tratta…l’ansia aumenta.
- Ti ricordi un episodio in particolare accaduto in questo palazzo circa un mese fa? Mi chiede.
- No che episodio?
- Ci risulta che sei entrato nel palazzo con la tua tessera magnetica alle 2:32 pm.
- Si puo' essere, vado spesso al parcheggio del palazzo per una pausa con il mio manager che si fuma una sigaretta e quindi come tante volte al giorno, potrei essere rientrato nel palazzo, usando la mia tessera magnetica per aprire la porta, proprio a quell'ora. Perchè?
- Una signora dice che nello stesso momento in cui lei stava uscendo dal palazzo qualcun altro stava entrando e la porta le ha colpito il piede. E ci risulta che all'ora indicata dalla signora sei entrato tu nel palazzo usando la tua tessera magnetica.
- Mi spiace ma non ricordo assolutamente niente. E anche il mio collega si sarebbe ricordato un episodio del genere se la signora si fosse fatta male.
- No ma infatti la signora ci ha detto che al momento non ha provato alcun dolore e non si è neanche lamentata e in realtà poi per due settimane è stata bene. Dopo però ha iniziato a provare dolore, ed è andata dal medico che le ha messo il gesso. Si è ricordata di essere stata colpita dalla porta ora ha fatto una una lamentela contro il palazzo, e forse vorrà fare una causa.
- Mi spiace ma non ricordo niente. E cosa succede adesso?
- Niente, non preoccuparti, succedono spesso episodi del genere qui. Se faraà un reclamo o una causa interverrà l'assicurazione del nostro palazzo.
- Ok, mi spiace ancora ma non ricordo niente.
- Non ti preoccupare, era solo per prendere qualche informazione, io comunque sono il risk manager del palazzo, se ti ricordi qualcosa puoi farmi sapere. Buona giornata.
Ne parlo con il mio manager e i colleghi e ci ricordiamo dell’accaduto! Rientrando nel palazzo io, il mio manager e un collega avevamo aperto la porta, che non è una porta a vetro per cui non si sa mai se c’è qualcuno dall’altra parte, e dall’altra parte c’erano due signore sulla sessantina. Forse la porta le ha appena sfiorato il piede ma poi ci ricordiamo che le due signore si erano solo spaventate un secondo perché non si aspettavano che qualcuno stava entrando nel momento in cui loro stavano per uscire. Ricordiamo il loro leggerissimo spavento ma siamo sicuri: la porta non ha toccato proprio nessuno!
E quindi la signora non è stata colpita e non ha provato alcun dolore al piede ma, furba, ha comunque scritto su un pezzo di carta che alle 2:32 pm qualcuno ha aperto la porta del palazzo violentemente e le ha fatto male a un piede.
Poi magari ha fatto il giro da qualche medico fino o è andata direttamente dal suo medico di fiducia un pò imbroglione, o forse non ci è neanche mai andata da un medico, ma ha pensato bene di fare una lamentela minacciando una causa contro il palazzo. Magari ci ricavo qualcosa se minaccio di fargli causa, avrà pensato.
Alla fine non è successo niente. Ho spiegato tutto al risk manager e mi ha ripetuto di non preoccuparmi. Sono cose che accadono spesso in quel palazzo. La gente semplicemente ci prova. Anche perché curarsi un piede rotto costa migliaia di dollari e le cause contro chi causa danni fisici sono molto frequenti. Per fortuna pesso siano solo tentativi di truffa, senza prove concrete.
Meno male che è andata così, in un istante quando il tizio è entrato facendo il mio nome mi ero già visto sul primo aereo diretto per l’Italia, espulso dagli Usa per chissà quale ragione.

giovedì 3 settembre 2015

Breaking News: green card update

Breaking News!
Pochi giorni fa, quasi inaspettata mi e' arrivata una grande notizia: il Dipartimento del Lavoro ha certificato (approvato) la domanda della mia compagnia per sponsorizzarmi per la carta verde!
Il mio capo mi ha girato l'email del mio immigration lawyer che a sua volta ha ricevuto la comunicazione direttamente da parte del Departmenf of Labour.
Era il passo piu' importante, lo scoglio piu' difficile da superare ed e' andato bene anche in tempi piu' brevi di quelli che avevo previsto. Quando ho ricevuto l'email dal mio capo mi sono quasi commosso! I tanti sacrifici di tutti questi anni iniziano a farsi ripagare allora! Ora non vuol dire che ho ottenuto la green card ma posso dire di averla in tasca al 70%e posso guardare ai prossimi steps in modo piu' sereno.
Quali sono questi prossimi step? Non conosco bene tutti i dettagli ma credo che il prossimo passo sia compilare  un modulo in cui la mia compagnia dovra' provare che e' in "buona salute" e potra' pagarmi il salario minimo per la mia posizione. Deve garantire in poche parole che non verro' sottopagato. Se un americano che viene assunto a New York guadagna in media una determinata cifra all'anno la compagnia deve garantire che non verro' pagato meno altrimenti vorrebbe dire che vuole assumere me solo perche' se assumesse un americano dovrebbe pagare di piu' e cio' andrebbe a svantaggio dei lavoratori americani.
E poi si va avanti con altri passi uno dei quali credo siano dei controlli sulla mia fedina e (forse ma non sono sicuro) se ho sempre pagato regolarmente le tasse dopodiche' mi "mettero' in fila" con gli altri che hanno fatto domanda negli anni precedente per ottenere la tanto agognata green card.
Insomma ora sono piu' sereno e per cio' che sto leggendo i tempi per ottenere le green card si stanno velocizzando. Sto anche leggendo di molti italiani ai quali sono stati negati dei visti di lavoro quindi questa notizia e' in controtendenza con cio' che sta succedendo nel mondo dei visti.
Credo che stiano per cambiare le regole e le leggi per l'immigrazione, e' nell'aria da anni, e quindi staranno cercando di velocizzare il processo per chi lo ha gia' avviato dopodiche' cambiera' tutto. Se e' cosi' mi trovo in un periodo fortunato. Ripeto ancora non ce l'ho in tasca ma la notizia mi ha portato per un giorno al settimo cielo.E i prossimi mesi potranno tingersi di verde.
Stay tuned for more updates.

domenica 26 luglio 2015

Jus by Julie: una dieta americana


Vivo in America e devo provare le "americanate".
Jus by Julie e' una dieta disintossicante-dimagrante che sta andando molto di moda negli ultimi mesi. Me la ha consigliata una mia collega e ho voluto provarla, anche perche' proprio in questo periodo sto cercando di perdere un po' di peso. Li ho ordinati online e sono arrivati a casa al giorno prescelto in una bella borsa termica verde, via overnight delivery.
La dieta consiste nel bere 18 succhi a base di verdure o frutta, in 3 giorni, 6 succhi al giorno.
Niente cibo, niente alcool, niente di niente. Solo i succhi, uno ogni due-tre ore.
I succhi sono numerati da 1 a 6.
1, 3 e 5 sono piu' densi e a base di verdure anche perche' vanno a sostituire i pasti principali della giornata. Gli altri sono piu' leggeri e dissetanti.
Vi state chidendo se ho avuto fame? In realta' prima di iniziare pensavo che avrei avuto delle allucinazioni audio-visive con piatti prelibati che passavano in vassoi d'argento sotto il mio naso ma che non potevo toccare. Devo dire che invece ho avuto fame solo una paio di volte perche' i succhi sono nutrienti. I gusti erano accettabili anche per me che non sono un amante delle verdure. Uno in particolare pero' a base di peanut butter e banana era davvero una schifezza imbevibile che non consiglierei neanche al mio piu' peggior nemico. Ho saputo pero' che volendo si puo' anche scegliere quale gusto non farti inviare.
Il risultato? Molto buono. A fine dieta mi sono sentito molto bene e ho perso oltre 2 Kg!
Credo che la rifarei ancora, anche se e' costosetta: $125 via Groupon.
Sono curioso di sapere se questa nuova moda della "dieta dei succhi", arrivera' anche in Italia.
Tenetemi aggiornato.

martedì 16 giugno 2015

La polizia e la mia luce dello stop

Qualche giorno ero in giro con la macchina per esplorare una piccola cittadina del Long Island in cui potrebbero trasferire i miei uffici tra qualche mese. In quel caso dovrei cercare un nuovo appartamento e abbandonare il mio caro Connecticut e quindi mi sono detto: andiamo un po' a vedere dove saranno gli uffici e se ci sono delle belle zone li' attorno in cui potrei cercare casa.
Dopo aver visto l'edificio dei nuovi uffici ho iniziato a girare per quella zona. Una macchina della polizia del paese veniva in direzione opposta, mi ha passato ma dopo pochi metri ha fatto un'inversione ad U e si e' messa dietro di me e dopo pochi secondi ha acceso le sirene e mi ha fatto accostare! Poiche' e' un paesino molto tranquillo e io con la targa del Connecticut sono lo straniero in town e la polizia cerca sempre di proteggere i propri cittadini da potenziali minacce "straniere" pensavo mi avra' fermato per un normale controllo. Porca miseria, ho poi pensato, mentre il poliziotto veniva verso il mio finestrino...ho una luce di uno stop di dietro che si e' fulminata e io non l'ho ancora cambiata...e infatti...il poliziotto mi chiede Driver's Licence, Insurance and Registration, e poi mi dice: Sai perche' ti ho fermato? Perche' hai una luce dello stop che non funziona.
E io fingendo di non sapere: Oh really? I didn't know.
Il poliziotto va nella sua macchina e torna dopo pochi minuti:
 - I have a bad news and a good news. The bad news is that you got a ticket. The good news is that if you change the light within 24 hours you don't have to pay the ticket.
E mi porge due moduli. Uno in cui ci sono tutti i dettagli della mia infrazione, targa, indirizzo...tranne la cifra della multa. E l'altro da compilare e poi mandare per posta ad uno degli uffici della Corte locale in cui discutono ed eventualmente cancellano le multe.
Cosi' ho ringraziato il poliziotto e sono tornato in Connecticut. Sono andato da Auto Zone e ho comprato la lampadina dello stop e ho chiesto gentilmente se potevano cambiarla loro. Me la ha cambiata un ragazzo di origini orientali e quando volevo dargli $5 dollari per ringraziarlo lui mi ha detto: no, no. e' un servizio gratuito. Avrebbe potuto benissimo intascarli perche' il suo manager era nel negozio ma e' stato onesto e ha avuto senzo etico. Cambiata la lampadina dovevo farmi certificare che fosse stata cambiata e non potevo certo farlo io. Doveva farlo un negozio di auto parts, un meccanico autorizzato o un poliziotto. Ho chiesto li da Auto Zone se potevano certificare e quindi mettere un timbro su quel modulo ma mi hanno detto che non erano autorizzati e quindi (che stress!) sono andato alla stazione di polizia e ho spiegato la situazione ad un poliziotto che era li comodamente seduto alla scrivania del suo ufficio. Inizialmente era un po' restio a venire a controllare che avessi gli stop funzionati. Diceva che dovevo andare in una stazione di polizia dello Stato di New York (!) perche' la multa l'avevo presa in quello Stato ma poi gli ho fatto notare che sia un meccanico autorizzato che qualsiasi poliziotto poteva certificare il tutto e quindi e' uscito fuori con me, mi ha fatto accendere la macchina e premere i freni e dopo essersi assicurato che era tutto funzionante ha compilato e firmato quel modulo e ci siamo salutati cordialmente.
Ora devo mandare questi moduli per posta e la multa dovrebbe venire cancellata. D'ora in poi staro' piu' attento anche a questi piccoli guasti della macchina. Con la polizia americana non si scherza. Sono pignoli e ti fanno perdere non poco tempo per rimediare ai tuoi errori ma devo dire che mi e' piaciuto l'atteggiamento generale o meglio l'idea di fondo. Per loro non e' importante farti una multa ma e' importante che tu corregga presto un tuo errore per il bene tuo e di chi sta su strada. Rimedi al tuo errore e dimostri di averlo fatto entro 24 ore? Bene, ti togliamo la multa. L'America mi piace anche per questo. Severita', pragmatismo, efficienza.

Lo sport in America e in Italia

Molti anni fa, quando ero ancora ragazzino, alcuni parenti mi portarono a vedere la partita Napoli-Roma al San Paolo. Trovammo i biglietti nel settore dei tifosi del Napoli ed essendo io un tifoso romanista, mi raccomandarono di stare ben attento a non esultare troppo per non tradire la mia fede giallorossa. Poiche’ la Roma vinse 3-1, fui costretto ad implodere tre grandi momenti di gioia anche se in realta’ al terzo goal alzai di istinto un braccio verso l’alto stringendo il pugno, senza urlare. Mi parve che un energumeno davanti se ne accorse e mi diede una strana occhiata… Se ne e’ accorto, se ne e’ accorto – pensavo- ora mi uccide! - ma per fortuna non accadde niente. Tra un goal e l’altro osservavo i tifosi; i napoletani facevano un caos infernale rivolgendo cori offensivi ai tifosi romanisti i quali non si facevano intimorire e rispondevano con altrettanto odio e volgarita’ dal loro settore che a me sembrava un’enorme gabbia. L’arbitro prendeva cori da entrambe le tifoserie. Arbitro cornuto! era il piu’ abusato ma ce n’erano altri piu’ offensivi che non riuscirei neanche a ripetere. 
Un’atmosfera bellicosa e un’esperienza che definirei ansiogena. 
Un paio di anni dopo mi trovavo negli Stati Uniti per un vacanza e alcuni parenti americani mi portarono a vedere una partita di baseball allo Yankee Stadium. Fuori dallo stadio dei tifosi erano intenti nel Tailgating ovvero la tradizione sempre piu’ diffusa tra gli Americani di mangiare e bere, in piedi, accanto alle proprie auto prima dell’inizio della partita. Alcuni avevano addirittura attrezzato dei barbecue e fraternizzavano con i tifosi avversari e piu’ avanti altre centinaia di tifosi si incanalavano verso le stesse entrate senza problemi e poi all’interno dello stadio non venivano divisi in settori ma erano seduti tranquillamente uno accanto all’altro. C'erano molte famiglie con padre, madre e bambini al seguito e l’atmosfera era molto serena anche se molti sembravano piu’ interessati ai loro hot dog e Budweiser salvo poi entusiasmarsi per un bel lancio o uno spettacolare home run. 
Non c’erano Ultras perche’ il tifo era “guidato dall’alto”, dall’organizzazione dello stadio. Le azioni salienti erano sottolineate da alcune musiche emanate delle enormi casse acustiche e i momenti di pausa erano riempiti dalle domande trasmesse dagli enormi maxi schermi sulla storia del baseball: Chi vinse le World Series nel 1988? Chi segno’ piu’ home run nel 1992?
Molti spettatori scommettevano qualche dollaro con il proprio vicino, poi la partita riprendeva e all’improvviso si sentiva un boato anche se non era successo niente in campo. Lo schermo aveva appena trasmesso la risposta corretta e il boato era di quelli che avevano esultato per aver vinto la scommessa con il proprio vicino. 
A volte volava qualche sfotto’ tra gruppi di tifosi avversari ma se qualcuno alzava troppo i toni e diventava minimamente volgare o offensivo, prontamente intervenivano gli steward dello stadio per accompagnare fuori gli esagitati.
Per gli Americani, insomma, lo sport e’ uno spettacolo, non una guerra. Una partita di baseball, hockey, football o basket non e’ ne’ piu’ ne’ meno che andare al cinema, e’ una forma di intrattenimento in cui tutti gli attori in campo contribuiscono a divertire lo spettatore.
Prendiamo un film come Non ci resta che piangere con Benigni e Troisi. Nessuno al cinema si sognerebbe di urlare Regista Cornuto! per una scena che poteva esser girata in modo diverso. 
E vi immaginate un gruppo di ragazzi che lancia un fumogeno contro altri ragazzi perche’ hanno scoperto che hanno riso di piu’ per una battuta di Troisi? Sono fan di Troisi, lanciamogli un fumogeno! E una altro che tira fuori il coltello per andare a dirne quattro a quell’altro che ha riso troppo per una battuta di Benigni? Sono fan di Benigni, adesso gli faccio vedere io! 
Fuor di metafora, scene come queste non si vedranno mai negli stadi americani anche se ancora non riesco a spiegarmi il perche’.  
Forse perche’ qui hanno uno sentimento di unita’ diverso dal nostro?
Forse perche’ le nostre regioni italiani sono state unite con lo sputo e continuano a persistere antiche rivalita’ tra regioni e citta’?  
Forse perche’ i valori dello sport e dell’educazione civica in America vengono insegnati nelle scuole fin da quando si e’ ragazzini? 
Non ho una risposta, ai lettori le proprie considerazioni. So solo che per quanto riguarda lo sport sono due mondi diversi.
E a noi italiani cosa resta di questi valori nelle tante domeniche di violenza negli stadi?  A noi, troppo spesso, di domenica…Non ci resta che piangere.

lunedì 4 maggio 2015

"Minchia se non do' fuoco a una banca sono un coglione cioe'"

Ciao a tutti, sono tornato! Chiedo venia, sono scomparso da un po' di tempo ma e' un periodo davvero intenso, soprattutto al lavoro. Spero che siate ancora qui pronti a leggere i miei post.

Qualche giorno fa c'e' stata l'inaugurazione dell'EXPO a Milano e la citta' e, come avete visto tutti, e' stata messa a ferro e fuoco dai soliti idioti, Black Bloc e compagni belli,  che come da copione hanno cercato lo scontro con le forze dell'ordine, imbrattato muri, incendiato macchine e distrutto vetrine. 
Il personaggio del giorno e' stato questo ragazzo, intervistato subito dopo gli scontri. 
In pochi minuti e' riuscito a dire un sacco di banalita' per giustificare le violenze arrivando anche al limite del ridicolo quando l'intervistatore gli ha chiesto che senso dar fuoco a una banca:
"Minchia ma la banca e' l'emblema della ricchezza, cioe', se non do' fuoco a una banca sono un coglione cioe'"
Insomma il solito luogo comune della ricchezza vista come simbolo del male che giustifica la violenza sostanzialmente, diciamolo, in nome di questa mal celata invidia sociale. La cosa che mi ha rattristato e' che questo ragazzo pur non essendo parte attiva delle violenze avrebbe tanto voluto farne parte e spaccare qualcosa semplicemente perche' perche' intuiva che si trattava di una protesta e quindi era lecito tutto. Facile no? In una protesta e' giusto spaccare tutto a prescindere. Le motivazioni della protesta? Chi le sa, ma ci sta, bella storia, fare bordello. Cosi' ascolteranno la nostra voce. Chi doveva ascoltare questa voce? Neanche lui lo sapeva. Forse le banche, i politici...insomma un bel calderone nella sua mente. Un altro figlio di papa' che gioca a fare la rivoluzione.
Dopo l'intervista il ragazzo e' stato molto criticato da tv e social media e cosi', probabilmente spinto dai genitori che si saranno infuriati, ha voluto rilasciare un'altra intervista in cui ha sostanzialmente cambiato totalmente versione. Inizialmente dopo aver ascoltato la seconda intervista mi sono detto: meno male, ha capito l'errore. Meglio tardi che mai.
Ma poi a pensarci bene mi e' venuta ancora piu tristezza perche' se e' vero che nel primo video si era dimostrato un idiota infarcito di luoghi comuni, comunque sembrava sicuro delle proprie idee.
Nel secondo video mi e' decaduto, se possibile, ancora di piu' perche' si e' rimangiato tutto cio' che aveva detto, andando contro i protestatori che prima aveva osannato.
Ovviamente questo e' solo un ragazzo tra i tanti, preso a caso per strada ma sicuramente rappresenta tanti ragazzi italiani.
E cosi' la mia domanda per voi e': ma sono davvero diventati cosi' i ragazzi italiani?
Privi di un'idea o meglio si appigliano facilmente ad un'idea, a una protesta, perche' fa figo per poi con la stessa facilita' l'abbandonano il giorno dopo per opportunismo magari perche' si e' stati sgridati dai genitori?
Sono davvero cosi' plasmabili, come banderuole al vento? 
Povera Italia se e' questa la generazione del futuro...

mercoledì 4 febbraio 2015

Contratto a progetto in America?

Oggi ho ricevuto un'email da parte di un contatto americano al quale avevo mandato il CV (qui si chiama Resume) alcuni anni fa.
In sostanza questa signora mi chiedeva se conosco qualcuno per lavorare come Customer Service per un contratto a progetto di 4-5 mesi. Un contratto a progetto e' una richiesta strana e piuttosto rara negli Usa, almeno per la mia esperienza.
Ho chiesto alla mia giovane collega americana, che si e' laureata un paio di anni fa: per caso hai qualche amica che puo' essere interessata a un contratto a progetto di 4-5 mesi come Customer Service?
Risposta della collega: no, mi spiace, le mie amiche (nella fascia 23-26 anni) o hanno un lavoro o (quelle piu' giovani) sono al college. E poi che tipo di proposta e'? Contratto a progetto di 4-5 mesi?
Le ho detto che in Italia uno dei contratti piu' diffusi e' proprio quello a progetto di 3 mesi che poi puo' essere rinnovato da parte del datore del lavoro.
Mi ha guardato con uno sguardo come a dire: non ci credo, e' davvero assurdo.
Certo qui possono licenziarti dall'oggi al domani, lo ripeto sempre, pero' un lavoro ha una propria dignita', se ad un colloquio non ti assumono e' perche' pensano che non sei adatto alla posizione e vogliono continuare a cercare ma se ti assumono lo fanno perche' sono convinti di te. Farti lavorare solo per qualche mese e' come dirti: si ti assumiamo, ma non siamo tanto sicuri. Non so, forse per loro e' quasi un'offesa? Insomma tutto puo' succedere ma se ti assumono lo fanno per instaurare con te un rapporto durativo e di fiducia...senza SE e senza MA.

lunedì 26 gennaio 2015

La vita serena di molti giovani americani

Piu' vivo negli Stati Uniti e piu' mi rendo conto di come la vita dei giovani americani sia piuttosto diversa da quella dei giovani italiani.
Ne ho gia' accennato in qualche post tempo fa.
Alcuni esempi: 

La figlia della signora che viaggia con me ha circa 25 anni. Studia all'universita' ed e' prossima alla laurea. Ha perso un paio di anni per stare accanto al padre malato, altrimenti a 23 anni si sarebbe gia' laureata (come tutti qui perche' pratiamente non esiste il fuori corso). L'high school, infatti, dura 4 anni quindi da 18 anni a 22 anni si va al college e normalmente a 23 si e' gia' laureati.
Questa ragazza studia e lavora come baby sitter. E' vero che questa e' una zona di ricchi, comunque e' stata assunta da questa famiglia che le da' uno stipendio fisso mensile di ben $ 3500 al mese! Deve essere sempre disponibile quando hanno bisogno, a volte deve dormire con i bambini ma alla fine va da loro non piu' di tre giorni (o notti) a settimana. Hanno concordato che non la chiamano quando ha i corsi o gli esami.

Il fratello di questa ragazza ha studiato culinary arts in una buona universita'. Appassionato di cibo, ha fatto qualche anno di gavetta in vari ristoranti fin quando, tramite vecchie conoscenze del periodo universitario, ha conosciuto un gruppo di investitori, ragazzi sulla trentina, che hanno da poco aperto cinque ristoranti e gli hanno proposto di fare da manager-coordinatore. Ha 26 anni. Stipendio: 130 mila dollari.

Hanno assunto una ragazza nuova da me. Laureata a 22 anni. Durante il periodo di studi ha lavorato in pizzeria, fast food, negozio di abbigliamento. Dopo la laurea ha lavorato in un ufficio vicino New York e ora e' da noi. Da quanto ho capito il suo stipendio e' tra i 60 e i 70 mila l'anno. Ripeto, 23 anni, con pochissima esperienza alle spalle, a un anno dalla laurea. 
Pochi giorni fa ho conosciuto una sua amica che lavora in ospedale come assistente di un dottore che si occupa  di bambini. Lavora 3 giorni a settimana e fa il turno di notte. Anche lei sui 23 anni e laureata da un anno.  Stipendio...80 mila l'anno. E' vero che per pagarsi il College (l'universita' qui la chiamano cosi, University suona strano) ha dovuto chiedere un loan, ovvero un prestito alla banca ma sembra non avere problemi. In qualche anno di lavoro, dice, riuscira' a saldare i debiti.

Quando parli con questi ragazzi ti rendi conto che sono molto simili: preparati nei loro campi grazie al College che e' focalizzato al mondo del lavoro, con una cultura generale non molto vasta, per usare un eufemismo, con molti lavori alle spalle, molto entusiasmo e voglia di lavorare.
Sono ragazzi normali, certamente non piu' in gamba di milioni ragazzi italiani che pero' vivono il dramma della disoccupazione o la condizione dei lavori precari pagati quattro euro.
Loro invece sono sereni, a 25-30 anni hanno qualche anno di esperienza alle spalle, un buono stipendio, una carriera avviata. Alcuni chiedono gia' il mutuo per acquistare una casa. E naturalmente questa marea di giovani che guadagnano bene gia' cosi' presto fanno una cosa molto semplice: fanno girare l'economia.

Ok e' vero, per tanti ragazzi con un buono stipendio ce ne sono tanti altri sfruttati con il minimum wage, la paga minima,... pero' anche questo minimum wage per lavori meno qualificati come ad esempio il cassiere di supermercato (spesso i ragazzini o i neo emigrati come me anni fa), si puo' aggirare sui 1000 euro italiani. Non proprio male come minimum wage se un ragazzino di 16 anni in USA prende quanto molti professionisti laureati in Italia.  Ma tornando al mio punto, e' assodato: il giovane "medio" ameriano vive un'esistenza serena e puo' programmare un futuro senza problemi.  Spero che arrivi presto il giorno in cui questo sara' possibile anche in Italia.


sabato 17 gennaio 2015

Natale negli Stati Uniti

Ciao a tutti, rieccomi.
Il Natale e' trascorso da qualche settimana e ogni volta che lo ho trascorso lontano dall'Italia, lo ho vissuto con una certa indifferenza.
Mi piace l'atmosfera natalizia ma non poterlo trascorrere con la mia famiglia in Italia me lo rende un giorno normale o quasi.
Comunque voglio parlarvi di alcune particolarita' sul natale americano.

Neverending Christmas
Il periodo natalizio e' infinito, lunghissimo.
Gia' dopo il giorno di Thanksgiving, alla fine di Novembre, tutto inizia a colorarsi di rosso e bianco e ovunque si inizia a respirare l'atmosfera natalizia. Due mesi prima del Natale! 
I negozi riempiono gli scaffali di  luminarie, cioccolattini, cappellini di Santa Claus, alberelli di Natale, decorazioni di tutti i tipi da appendere all'albero. E ovunque iniziano a riecheggiare canzoni come Christmas Time is here, All I want for Christmas is you, Santa is coming to town.

Case illuminate
Come i negozi, anche le case iniziano a colorarsi di Natale. In molte zone residenziali si scatenano delle vere e proprie gare su chi illumina l'esterno della propria casa nel modo piu' creativo e luminoso. Alcune case e alcuni quartieri diventano tanto spettacolari che c'e' gente che va a farsi un giro per visitarli con i propri figli.

Uffici e Secret Santa
Anche se non tutti sono cattolici, l'atmosfera natalizia e' palpabile anche negli uffici. Chi vuole fa dei regalini ai colleghi ai quali e piu' legato...o, come nel mio caso, a tutti i colleghi senza fare differenze.
Alcuni uffici fanno Secret Santa. Si stabilisce una cifra, chesso' $10 o $20, e ogni impiegato deve comprare un regalino ad un altro, non andando oltre la cifra stabilita. Ognuno pesca il bigliettino con il nome di un collega e non dice il nome a nessuno. Appunto un Secret Santa (Claus). E poi pochi giorni prima di Natale, magari alla fine di una cena aziendale, si tirano fuori i regali e ognuno ne ricevera' uno dal suo Secret Santa.

Cartoline di auguri
A parte le classiche cartoline di Auguri che si possono comprare in ogni supermercato, qui usano molto anche le cartoline personalizzate con foto di cani, gatti o figli del mittente. O a volte anche foto del mittente con la propria fidanzata. Non riesco a decidermi se e' una cosa bella o una pacchianata.
Da un lato sembra che il mittente voglia bisogno di attenzione: guardate come e' bello il mio cane, il mio gatto, i miei figli, la mia nuova fidanzata. Dall'altra pero' e' anche un modo simpatico per far sentire per un attimo piu' vicini alla propria famiglia parenti e amici che abitano lontano e che non si vedono da anni.

Senso della famiglia
Dopo un'esperienza personale e dopo averne ascoltate altre simili mi sto convincendo che il senso di famiglia qui e' leggermente diverso da quello in Italia. Si e' vero, festeggiano il Natale come da noi, e tutte le famiglie cercano di essere unite ma mi ha stupito il fatto che spesso non si aspetta che ci siano tutti per iniziare a cenare assieme. Le donne cucinano e si spizzica di qua e di la. Chi c'e' c'e'. Chi arriva prima spizzica di piu'. Non ci si siede tutti attorno alla tavola. "E' pronto! Tutti a tavola!" e' una frase che non ho mai sentito qui.

Radio City Christmas Spectacular
Si tratta dello spettacolo natalizio per eccellenza a NY. Se venite da queste parti nel perido natalizio dovete andare a vederlo. Solo entrare a Radio City vi fara' probabilmente emozionare; con i suiu seimila posti a sedere e' il teatro piu' grande del mondo.
Ho visto questo spettacolo piu' volte ed e' davvero spettacolare. Ancora non riesco a capire come fanno a cambiare quelle scenografie nel giro di pochi secondi.
E' uno show che rispecchia molto lo spirito del Natale americano, molto legato al consumismo, ai regali, ai bambini e a Santa Claus. Anche se questi sono i temi principali i balletti delle Rocketts sono qualcosa di eccezionale, decine di ballerine sincronizzate alla perfezione. 
Devo dire che tutta questa abbuffata di scenografie e balletti tra regali, Babbi Natale, soldatini e ballerine viene poi bilanciata dall'ultima scena della nativita' in cui portano sul palco anche decine di animali e sembra quasi di entrare dentro a un immenso presepe.

Insomma un altro Natale e' passato. Lo ho trascorso lontano dall'Italia ma va bene cosi'.  La mia vita e' qui e tra alti e bassi sento che sta procedendo per il meglio.
Stay tuned for more updates.
E Buon 2015 a tutti!