domenica 5 marzo 2017

Intervista...a me stesso (seconda parte)

6. Cosa hanno detto parenti e amici quando hai detto che saresti andato a vivere in Usa? E cosa dicono quando li senti oggi?
Amici e parenti non hanno detto niente di particolare quando partii per gli Usa oltre 13 anni fa perché a quel tempo non avevo ancora deciso che avrei cercato di trasferirmi qui permanentemente.  Oggi alcuni amici mi chiamano lo zio d'America e credo siano contenti per la vita abbastanza serena che sono riuscito a conquistare in questo Paese. Credo siano anche contenti per il traguardo della green card per il quali le ho aggiornati passo dopo passo e sanno quanto sia stato importante per me riuscire finalmente ad ottenerla. Per quanto riguarda i parenti, ovviamente a loro avrebbe fatto piacere se fossi rimasto in Italia ma hanno capito bene che lì non avevo molte opportunità in ambito lavorativo e quindi hanno accettato la mia vita oltreoceano. Ci sentiamo spesso via WhatsApp, Facebook, Messenger, Skype. Con i mezzi moderni sembra di non essere mai partito. Per fortuna non è come una volta quando si aspettava per mesi una lettera dalla famiglia.

7. Cosa ami e cosa non ami degli Stati Uniti? Come ti sembrano gli Americani (amici, conoscenti, colleghi)?
Amo la gentilezza delle persone,  l'efficienza, il mondo del lavoro, la meritocrazia. Non amo la sanità e il mondo delle assicurazioni, i costi esorbitanti per l'istruzione e il patriottismo estremo di alcuni Americani che pensano di essere sempre i buoni e giusti, i migliori del pianeta e guardano gli altri popoli con un velo di superiorità e anzi a volte non sentono neanche l'esigenza di conoscere ciò che accade fuori dai loro confini. 
E' difficile definire cosa sia un americano perché qui convivono centinaia di razze ed etnie differenti. In generale gli Americani sono persone gentili, semplici e rispettose. Si entusiasmano e si divertono con poco. Non molti hanno la cultura generale, umanistica, di noi europei e a volte non si possono fare conversazioni molto profonde ma sono persone di buon cuore, curiose, genuinamente interessate alle altre culture. E la cosa che mi piace di più è che percepisco che, tranne alcune eccezioni, si sentono tutti allo "stesso livello di dignità umana", dal barbone che dorme sotto ai ponti al Presidente degli Stati Uniti. E' difficile da spiegare ma qui non percepisco quel fastidioso atteggiamento italico del "mi porti rispetto, lei non sa chi sono io", " Io sono io e tu non sei nessuno". I miei colleghi ad esempio sono tutti simpatici e alla mano, alcuni "American born and raised" (nati e cresciuti in America), altri provenienti dai luoghi più disparati del pianeta e diventati cittadini americani solo in età adulta e mi hanno accolto benissimo sin dal primo giorno. Sembra quasi di essere in una famiglia e la giornata lavorativa trascorre in modo piacevole anche quando c'è tantissimo da fare.

8. Uno o piu' episodi curiosi che ti hanno fatto dire: siamo proprio in America! 
Ce ne sono tantissimi. Ne racconto tre.
Episodio 1: la mia prima ricerca di lavoro.
Ero arrivato da pochi giorni in America e avevo appena iniziato a frequentare il college. Sapevo che con il visto da studente mi era concesso lavorare solo part time e solo all'interno del college. Così decisi di andare ufficio per ufficio per lasciare il resume. Poiché in Italia non avevo mai lavorato, il Resume era  scarno: diploma e laurea in Italia, certificazione Office e una breve esperienza studio-lavoro in Irlanda.
Figurati se hanno bisogno di me che sono arrivato da meno di una settimana - pensavo - Sicuramente i pochi studenti che lavorano negli uffici del college sono amici degli amici dei professori. Lasciai il resume in due uffici e al terzo c'era un professore che stava attaccando un annuncio di lavoro in bacheca, per un assistente. Gli dissi che cercavo un lavoro part-time e che mi ero da poco iscritto al college, mi fece accomodare nel suo ufficio, parlammo per 10 minuti, poi andò a prendere l'annuncio in bacheca, lo getto nel cestino e mi disse: puoi iniziare domani? Come? Ero appena stato assunto? Neanche mezz'ora di ricerca, 10 minuti di colloquio e...puoi iniziare domani? E' così facile trovare un lavoro in America? Telefonai subito i parenti per dargli la lieta notizia.
Episodio 2: Fourth of July in spiaggia.
Era uno dei miei primi 4th of July e andai con alcuni amici in spiaggia a vedere i fuochi d'artificio. Alla fine dei fuochi centinaia di persone si dirigevano al parcheggio verso le loro macchine.  Alcuni poliziotti, che avevano vigilato discretamente al buon esito della serata erano in piedi ai lati delle strade per essere sicuri che il deflusso avvenisse senza problemi. A un certo punto la scena per me inimmaginabile: Molti andavano dai poliziotti per stringergli la mano, o semplicemente per augurargli un 4th of July o dirgli Thank you. La mia mente tornò indietro a qualche mese prima quando in Italia assistetti per strada a uno scontro tra  manifestanti e poliziotti. I manifestanti bruciarono cassonetti e lanciarono di tutto ai poliziotti, anche i pericolosissimi sampietrini. Ecco perché un Grazie a un poliziotto mi è sembrato davvero un (piacevole) aspetto tipicamente americano.
Episodio 3: Barbecue del 4 Luglio a casa dei vicini.
Una coppia di vicini mi invitarono un 4 luglio al loro barbecue sul grande prato di casa. Lei è preside in una scuola, lui è un fisioterapista. Immaginavo fossero benestanti perché hanno una bella ma non mi sarei mai aspettato un simile barbecue. Era stato tutto organizzato nei minimi dettagli e senza badare a spese. Eravamo una cinquantina di invitati. Sul prato fuori casa avevano posizionato grossi tavoli di legno, sedie, e dei grandi gazebo gazebo per chi avesse voluto mangiare più al fresco. E poi scivoli, piscine e altri giochi per i bambini. E un'abbondanza di cibo mai vista: un intero maiale allo spiedo, hot dog, hamburger, bistecche, pasta, dolci e centinaia di birre in dei grossi contenitori con ghiaccio. Nel pomeriggio il karaoke e poi un gruppo di cantanti a cappella professionisti (qui li chiamano barbershop quartet) che ci allietarono per un paio di ore. E a fine serata, appena fece scuro...i fuochi d'artificio. Non due razzi o due fiammelle. Dei fuochi spettacolari, che durarono almeno mezz'ora per la gioia di tutti gli invitati. Credo che abbiano speso almeno 20-30mila dollari per un barbecue che non dimenticherò mai.

9. Cosa ti mancava e cosa ancora ti manca dell'Italia? 
Gli amici di lunga data con i quali potevo uscire ogni volta che volevo, almeno una volta a settimana, solitamente il sabato. Qui anche se hai degli amici, causa lavoro o distanze, generalmente li vedi una volta ogni 2-3 settimane, e bisogna organizzarsi per tempo, altrimenti puoi trascorrere molti weekend senza vedere nessuno. Per fortuna ho tanti hobby ed interessi e mi piace stare anche  da solo e quindi non mi pesa quando restare a casa un weekend, ci sono abituato e anzi nei periodi più freddi mi piace molto. Un episodio che fa capire come è più difficile costruire amicizie in America. Qualche anno fa cercai di formare un gruppo rock con dei ragazzi americani. Eravamo in quattro e la cosa sembrava promettere bene ma poi  dopo poche settimane...uno trovò un secondo lavoro e doveva lavorare al weekend, un altro venne trasferito dalla sua compagnia in un altro stato e quindi il progetto fallì in poche settimane. Ci perdemmo di vista e ognuno per la sua strada, per la sua vita casa-lavoro e qualche svago ogni tanto. In Italia non sarebbe mai successo e ricordo infatti che quasi ogni sabato andavo a suonare con i miei amici in una casa di campagna. Lo abbiamo fatto per anni e non ci siamo mai persi di vista.
Ovviamente mi manca anche il cibo italiano anche se qui se cerchi (e spendi di più) puoi trovare di tutto.
E mi manca a volte anche la famiglia e non poter essere con loro a condividere gli eventi importanti o i periodi difficili che caratterizzano tutte le famiglie ma con Skype e social media vari riusciamo sempre a tenerci in contatto.

10. Pensi che rimarrai a vita in USA o un giorno tornerai a vivere in Italia?
Ho già fatto l'errore di tornare in Italia dopo aver vissuto oltre sei anni in Usa ma è stato un tentativo che volevo fare perché era ora di cambiare aria e non me ne sono pentito perché alla fine è comunque servito a convincermi che la mia vita è qui in America e non potrei vivere in nessun altro luogo al mondo. L'Italia è sempre nel cuore e per questo penso che tornerò a godermi lì gli anni della pensione. Per ora mi tengo il lavoro, l'efficienza e la meritocrazia. Tra una trentina d'anni mi terrò le bellezze, le atmosfere e la genuinità del Paese più bello del mondo.