giovedì 28 aprile 2016

Smartphone addiction


La mania degli smartphones è ormai dilagata, me ne rendo conto ogni mattina quando entro in ascensore per andare in ufficio: dopo pochi secondi tutti tirano fuori l'phone o il Galaxy per leggere o scrivere qualcosa, su Facebook, Instagram, Messenger o WhatsApp.
E i colleghi in ufficio non sono immuni. Anche bevendo il caffè non possono farne a meno, bicchiere di caffè in una mano, smartphone nell'altra. In pausa pranzo sembra che ci sia più spazio per fare delle conversazioni anche piacevoli che vengono però troncate da silenzi improvvisi quando uno di noi inizia a tirar fuori il cellulare seguito a ruota dagli altri. Ah sta controllando il cellulare, ora lo tiro fuori anche io, ha fatto venire voglia anche a me. Chi scrolla su Facebook, chi scrive messaggi agli amici, chi alla moglie, al marito, all'amante? E la cosa strana è che vedendo gli altri, non sapendo cosa fare se non guardare lo spettacolo degli smartphone-ipnotizzati, a volte, inizio a farlo anche io. Se qualcuno lascia il cellulare sulla scrivania poco dopo va a prenderlo per poter pranzare con più serenità, quasi come prendere una boccata d'aria.
Qualche settimana fa ho proposto di andare a mangiare nella conference room dove c'è un grande tavolo e una TV con maxi schermo. La nostra pausa dura un'ora - ho detto - che ne dite di vedere un film mentre mangiamo? Potremmo vedere un film in due giorni di fila o magari vedere una serie TV. Tutti entusiasti. Così ci mettiamo d'accordo e vediamo delle puntate di Friends, così per fare due risate, e all'inizio tutto procedeva con allegria ma dopo pochi minuti l''unico a ridere e a guardarlo, ero io gli altri erano tutti con la testa china sui cellulari. Talvolta beccavano una battuta e sorridevano, a volte ridevano dove non c'era da ridere tanto per far sembrare che stessero guardando. Scene assurde. Ma ormai la mania è dilagata ovunque anche dove meno te lo aspetti. Sabato scorso sono andato ad un concerto di un gruppo rock a New York. Tra il pubblico c'erano un sacco di ragazzi. Sembravano dei fan sfegatati dalla band ma poi con mio grande stupore durante il concerto molti non hanno resistito. Neanche osservavano la band. Hanno tirato fuori il cellulare e hanno iniziato a messaggera. Alzavano la testa ogni tanto vero la band sul palco per poi ritornare a massaggiare. Dico io, se siete a un concerto probabilmente è perché amate questa band, non vi ci hanno mica costretto ad andare e invece proprio non riuscite a godervelo. Magari state dicendo ai vostri amici che vi state divertendo tantissimo e che c'è un'atmosfera fantastica. Ma state vivendo senza provare un'emozione anche se state dicendo agli altri che la state provando proprio in questo momento con gli occhi che non guardano la band...Secondo me siamo arrivati a livelli davvero patologici.
Mi chiedo se possa essere possibile una disintossicazione dagli smartphone. So che esiste un digital detox per disintossicarsi per brevi o lunghi periodi da Facebook e Internet in generale. Esiste uno smartphone detox? Anni fa nessuno aveva un cellulare. Riusciremmo oggi a lasciarlo a casa anche solo per una giornata intera? Qualcuno ha voglia di provare?
E a che livelli siamo arrivati in Italia? Temo di sapere la risposta ma fatemi sapere.

sabato 16 aprile 2016

Al posto giusto al momento giusto

E' da tempo che vorrei raccontarvi la storia di una mia amica americana.
Si laureò a 26 anni e dopo pochi mesi trovò lavoro. Nel giro di un anno cambiò compagnia due volte venne poi assunta dalla sua compagnia attuale con un ottimo stipendio di $ 60K (lordi) l'anno. Non male per una ragazzina appena laureata e con poca esperienza alle spalle. Poiché è sveglia e ambiziosa un giorno capì che difficilmente avrebbe fatto carriera in azienda ha così iniziò a guardarsi attorno. Perché vuoi andare via? Le chiesi qualche tempo fa. E lei mi rispose che difficilmente avrebbe fatto carriera a causa del suo manager, un  personaggio poco professionale, odioso e puntiglioso che in realtà sembrava anche normale all'inizio ma poi da quando un giorno ci provò con lei usando frasi velate ma molto chiare e lei gli fece capire elegantemente che non ci sarebbe mai stata, lui iniziò a trattarla in modo acido o, al meglio, con sufficienza. Così zitta zitta iniziò a fare colloqui in giro e un giorno un'azienda le offrì 10K in più per passare a lavorare con loro. Per una combinazione fortuita proprio in quel periodo il manager  odioso aveva appena comunicato al capo che avrebbe dato le dimissioni a breve, per lavorare per un'altra compagnia. Alla mia amica in realtà poco interessava, ormai, perché anche lei aveva deciso di andar via, allettata dai 10K in più. Così disse al capo che sarebbe andata via anche lei entro fine mese. A quel punto il capo si trovò spiazzato perché il reparto avrebbe perso due pezzi importanti di lì a breve e avrebbe dovuto attivarsi per trovare subito due validi sostituti e che avrebbero dovuto imparare tutto in breve tempo. Cercò quindi di trattenere almeno uno dei due, ma poiché il manager  sembrava fermo nella sua decisione, chiese alla mia amica: Cosa possiamo fare per farti restare? Hai richieste particolari? E' una questione di soldi? Lei disse che l'altra compagnia era disposta a darle 15K in più (come accennato erano in realtà 10K ma in questi casi si spara sempre un po' più in alto). Il capo fece due conti e il giorno seguente le fece una controproposta,  dicendole che avrebbe potuto pagare anche lui quei 15K in più facendole intravedere interessanti prospettive di carriera. La mia amica ci pensò su e il giorno seguente decise di restare.
Ecco questa è l'America, la flessibilità sul lavoro, la contrattazione personale con il capo, la libertà di essere licenziati ma anche di dare le dimissioni nel giro di due settimane, la paura del datore di lavoro di perdere un dipendente valido, le offerte stratosferiche pur di trattenerlo in un periodo particolarmente  delicato per l'azienda. E così una ragazzina di 26 anni si è ritrovato da un giorno all'altro con uno stipendio da 75K. Si è trovata al posto giusto al momento giusto.
Anche questa è l'America.