martedì 16 giugno 2015

Lo sport in America e in Italia

Molti anni fa, quando ero ancora ragazzino, alcuni parenti mi portarono a vedere la partita Napoli-Roma al San Paolo. Trovammo i biglietti nel settore dei tifosi del Napoli ed essendo io un tifoso romanista, mi raccomandarono di stare ben attento a non esultare troppo per non tradire la mia fede giallorossa. Poiche’ la Roma vinse 3-1, fui costretto ad implodere tre grandi momenti di gioia anche se in realta’ al terzo goal alzai di istinto un braccio verso l’alto stringendo il pugno, senza urlare. Mi parve che un energumeno davanti se ne accorse e mi diede una strana occhiata… Se ne e’ accorto, se ne e’ accorto – pensavo- ora mi uccide! - ma per fortuna non accadde niente. Tra un goal e l’altro osservavo i tifosi; i napoletani facevano un caos infernale rivolgendo cori offensivi ai tifosi romanisti i quali non si facevano intimorire e rispondevano con altrettanto odio e volgarita’ dal loro settore che a me sembrava un’enorme gabbia. L’arbitro prendeva cori da entrambe le tifoserie. Arbitro cornuto! era il piu’ abusato ma ce n’erano altri piu’ offensivi che non riuscirei neanche a ripetere. 
Un’atmosfera bellicosa e un’esperienza che definirei ansiogena. 
Un paio di anni dopo mi trovavo negli Stati Uniti per un vacanza e alcuni parenti americani mi portarono a vedere una partita di baseball allo Yankee Stadium. Fuori dallo stadio dei tifosi erano intenti nel Tailgating ovvero la tradizione sempre piu’ diffusa tra gli Americani di mangiare e bere, in piedi, accanto alle proprie auto prima dell’inizio della partita. Alcuni avevano addirittura attrezzato dei barbecue e fraternizzavano con i tifosi avversari e piu’ avanti altre centinaia di tifosi si incanalavano verso le stesse entrate senza problemi e poi all’interno dello stadio non venivano divisi in settori ma erano seduti tranquillamente uno accanto all’altro. C'erano molte famiglie con padre, madre e bambini al seguito e l’atmosfera era molto serena anche se molti sembravano piu’ interessati ai loro hot dog e Budweiser salvo poi entusiasmarsi per un bel lancio o uno spettacolare home run. 
Non c’erano Ultras perche’ il tifo era “guidato dall’alto”, dall’organizzazione dello stadio. Le azioni salienti erano sottolineate da alcune musiche emanate delle enormi casse acustiche e i momenti di pausa erano riempiti dalle domande trasmesse dagli enormi maxi schermi sulla storia del baseball: Chi vinse le World Series nel 1988? Chi segno’ piu’ home run nel 1992?
Molti spettatori scommettevano qualche dollaro con il proprio vicino, poi la partita riprendeva e all’improvviso si sentiva un boato anche se non era successo niente in campo. Lo schermo aveva appena trasmesso la risposta corretta e il boato era di quelli che avevano esultato per aver vinto la scommessa con il proprio vicino. 
A volte volava qualche sfotto’ tra gruppi di tifosi avversari ma se qualcuno alzava troppo i toni e diventava minimamente volgare o offensivo, prontamente intervenivano gli steward dello stadio per accompagnare fuori gli esagitati.
Per gli Americani, insomma, lo sport e’ uno spettacolo, non una guerra. Una partita di baseball, hockey, football o basket non e’ ne’ piu’ ne’ meno che andare al cinema, e’ una forma di intrattenimento in cui tutti gli attori in campo contribuiscono a divertire lo spettatore.
Prendiamo un film come Non ci resta che piangere con Benigni e Troisi. Nessuno al cinema si sognerebbe di urlare Regista Cornuto! per una scena che poteva esser girata in modo diverso. 
E vi immaginate un gruppo di ragazzi che lancia un fumogeno contro altri ragazzi perche’ hanno scoperto che hanno riso di piu’ per una battuta di Troisi? Sono fan di Troisi, lanciamogli un fumogeno! E una altro che tira fuori il coltello per andare a dirne quattro a quell’altro che ha riso troppo per una battuta di Benigni? Sono fan di Benigni, adesso gli faccio vedere io! 
Fuor di metafora, scene come queste non si vedranno mai negli stadi americani anche se ancora non riesco a spiegarmi il perche’.  
Forse perche’ qui hanno uno sentimento di unita’ diverso dal nostro?
Forse perche’ le nostre regioni italiani sono state unite con lo sputo e continuano a persistere antiche rivalita’ tra regioni e citta’?  
Forse perche’ i valori dello sport e dell’educazione civica in America vengono insegnati nelle scuole fin da quando si e’ ragazzini? 
Non ho una risposta, ai lettori le proprie considerazioni. So solo che per quanto riguarda lo sport sono due mondi diversi.
E a noi italiani cosa resta di questi valori nelle tante domeniche di violenza negli stadi?  A noi, troppo spesso, di domenica…Non ci resta che piangere.

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