Quando due anni fa decisi di tornare in Italia dovevo decidere cosa fare di tutta la roba accumulata in quasi sette anni di vita americana. Non mi andava di buttare via, regalare o svendere libri, dvd, chitarre, vestiti e una marea di piccoli souvenir ai quali ero legato. Cosi' decisi di spedire tutto in Italia via mare. Descrizione corretta delle scatole sul bancale: effetti personali. Quando il bancale arriva alla dogana italiana mi addebitano ben 200 euro in piu' del previsto! Cosi' telefono al trasportatore, che e' in contatto con l'ufficio sdoganamento, per chiedere chiarimenti e mi dice che i 200 euro in piu' sono giustificati dal fatto che la merce sul bancale non puo' essere catalogata come effetti personali.
Perche'? -chiedo- sono miei effetti personali, e' tutta roba che ho accumulato in sette anni di vita in Usa. Perche' mai non mi credete?
L'impiegata: si, ma noi non possiamo essere certi che Lei abbia vissuto davvero li' tutti quegli anni. Questa puo' essere merce che ha acquistato negli Stati Uniti per poi rivenderla in Italia.
A niente vale continuare ad insistere e dare loro l'autorizzazione di aprire le scatole per rendersi conto che si tratta semplicemente di vestiti, libri, dvd e simili.
Insisto e l'impiegata mi consiglia di compilare un'autocertificazione in cui dichiaro che la merce sul bancale e' costituita esclusivamente da effetti personali.
Ok, dopo aver compilato e inviato il modulo per email, ritelefono per assicurarmi che tutto e' risolto e che avrei ricevuto il rimborso di 200 euro ma con mia grande sorpresa mi dice: ehm si, beh, abbiamo ricevuto l'autocertificazione ma non possiamo essere sicuri che si tratta davvero di effetti personali e che Lei abbia vissuto in Usa. Potrebbe aver fatto avanti e indietro con l'Italia...
Inizio a innervosirmi davvero perche' mi sento in una delle classiche situazioni italiane "ai confini della realta'".
Dico io, ho firmato un'autocertificazione e se provate che ho dichiarato il falso ne paghero' tutte le conseguenze, porca miseria, ma siete voi a doverlo dimostrare. Non potete continuare ad assumere che io sia un bugiardo anche dopo aver firmato un'autocertificazione che proprio voi mi avete detto che avrebbe risolto il problema.
E cosi' iniziai a pensare al modo in cui potevo dimostrare di aver vissuto in Usa. Fotocopiai il visto di lavoro stampato sul mio passaporto. E scomodai anche il mio ex capo americano che fu molto gentile e disponibile e scrisse una lettera su carta intestata dichiarando che avevo lavorato per la loro azienda in Usa per oltre cinque anni. Anche dopo queste ulteriori prove la decisione per ottenere il rimborso andava a rilento. Il bancale lo avevano dovuto sdoganare altrimenti avrei pagato ulteriori spese di deposito e quindi era in transito verso casa ma per il rimborso dovevano, valutare, ponderare, decidere.Ero sul punto di cedere e di regalargli quei 200 euro ma poi decisi di non dargliela vinta e iniziai a inviare email all'impazzata: ai responsabili della compagnia di trasporti, alla dogana di Livorno, alla dogana centrale a Roma, a vari responsabili e se non ricordo male scrissi un'email anche al Ministero degli Esteri! Ormai non mi fermavo piu'...sarei arrivato anche al Presidente della Repubblica e al Presidente Obama se non mi avessero fermato.
Scrissi che mi ero sentito offeso dal comportamento irrispettoso del trasportatore e dell'ufficio doganale che nonostante l'autocertificazione e tutta la documentazione a supporto continuavano a non credere alle mie parole. In sostanza mi consideravano un mentitore a priori e dovevo essere io a dimostrare, non si sa in quali altri modi, di non esserlo.
Dopo qualche giorno mi telefona il trasportatore che si rivolge a me con tono poco gentile perche' avevo scomodato i suoi superiori, "avevo fatto un casino per 200 euro" e da Roma avevano fatto una ramanzina alla sua collega che e' sempre tanto brava e corretta.
Non mi interessava niente, ero stato offeso e dovevo far valere i miei diritti.
E alla fine, dopo tanto penare, finalmente mi rimborsarono i 200 euro. Ma quanta fatica, quanto tempo ho perso per lottare in un Paese in cui il cittadino e' considerato disonesto fino a prova contraria e anche quando porta le prove a supporto della propria onesta' non viene creduto.
E' stato il mio bentornato in Italia!
P.S. Mi rendo conto che ultimamente nei miei post sono un po' "rognoso" con le disfunzioni italiane forse e' perche' in questo periodo ho piu' tempo per pensare ai piccoli grandi eventi che mi sono accaduti in questi ultimi due anni. Ma manca poco alla partenza per gli States e quando saro' li la "rogna" svanira' e mi concentrero' di piu' nel descrivervi il mondo a stelle e strisce senza troppi paragoni con la cara Italia (alla quale in fin dei conti voglio un gran bene).
La prossima settimana parto per gli Stati Uniti per un mese, so già che, come tutte le volte, il momento più difficile saranno i primi giorni dopo al rientro, in cui dovrò ingoiare il rospo davanti a tutte queste situazioni.
RispondiEliminaTra l'altro pochi giorni fa mi sono trovato a confrontarmi con un amico che studia alla Cooper Union, cercando di spiegargli le differenze tra l'Università Italiana e quella Americana... mannaggia quanto ho rosicato
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