Cari amici, sta per finire il 2012. Avete presente quei video che mandano in tv a fine anno in cui mostrano gli eventi piu' significativi dell'anno che volge al termine? Per gioco, voglio rievocare gli eventi e alcune scene chiave del mio 2012.
Da Londra all'Italia (Febbraio): dopo un'esperienza lavorativa di 8 mesi a Londra per sostituire una ragazza andata in maternita', torno in Italia. Di nuovo in cerca di lavoro. E' stata una bella esperienza ho vissuto in una capitale europea molto importante ma la Gran Bretagna non mi ha entusiasmato piu' di tanto. Londra e' molto cara e lo stipendio mi consentiva appena di sopravvivere. Tra l'altro dovevo condividere casa con un ragazzo tedesco la cui ragazza veniva spesso a trovarlo per lunghi periodi ed era una paranoica fissata con le pulizie. Ad esempio ha preteso che il ragazzo comprasse un materasso matrimoniale nuovo perche' anche se quello precedente era stato comprato dal padrone di casa solo poche settimane prima lei voleva vederlo con i suoi occhi uscire del cellofan. Poi passava ore ed ore con l'aspirapolvere rumorosissimo a strofinare e lucidare su e giu' per casa, magari anche dopo che lo avero passato io un paio di ore prima. Un vero incubo! Una vera malata cronica che cercava di dare ordini anche a me su come e quando fare le pulizie. Lei che era ospite... e con quel tono odioso ed arrogante!
La scena: dopo aver pulito (o meglio lucidato) piu' volte il bagno e aver tolto molti dei suoi capelli senza dirle niente, la crucca viene da me a dirmi che devo passare l'aspirapolvere (!) perche' ha trovato un mio capello per terra. Le rispondo a tono ma lei va via a chiudersi in camera. E poi continua per alcuni giorni con i suoi dispetti e il tono arrogante e poco rispettoso. Devo rimuovere questi ricordi!
Sfruttamento nel Sud Italia (Giugno): inizio a lavorare con un'azienda del Sud per un breve progetto. L'azienda mi paga solo 100 euro per il lavoro di una settimana, circa 50 ore e quindi 2 euro l'ora. Poi il titolare mi chiede di seguire un corso di formazione in azienda di due settimane, non pagato, di cui non capisco bene la finalita'. Dopo il corso esce allo scoperto con un'offerta ridicola per iniziare a lavorare al call center e "poi si vedra'". E' un contratto a progetto di 400 euro netti al mese, da rinnovare eventualmente di mese in mese. In azienda si sono comportati in modo disonesto facendomi lavorare sottopagato e tenendomi per settimane all'oscuro delle loro vere intenzioni. Una vera perdita di tempo e soldi.
La scena: nell'ufficio del titolare tra la sua incredulita' e quella del manager delle risorse umane, rifiuto la loro offerta, saluto e vado via.
L'importante decisione (Giugno): stanco dell'Italia e dell'esperienza lavorativa al Sud, decido che a Settembre partiro' per gli Stati Uniti. Ci potro' stare solo per tre mesi e cosi' da giugno a settembre invio decine di CV ad aziende italiane negli Stati Uniti per sondare il terreno.
La scena: l'email della prima azienda americana che risponde di farmi vedere, senza impegno, quando saro' in Usa. A questa email seguiranno email di altre compagnie.
Si parte per l'America! (Settembre): dopo centinaia di CV inviati e sopratutto dopo l'esperienza con l'azienda del Sud che mi ha disgustato e amareggiato, parto per una nuova avventura per gli Stati Uniti.
La scena: il mio arrivo al JFK, aereoporto in cui due anni fa avevo preso il volo per tornare in Italia pensando che non sarei piu' tornato in Usa. Le cose cambiano nei modi piu' inaspettati.
Offerta del mio ex capo americano (Settembre): il mio ex
capo mi convoca per un colloquio e mi fa una proposta di lavoro. Lo
stipendio che vorrebbe offrirmi e' molto piu' basso di quello che percepivo quando decisi di
tornare in Italia, due anni fa. E davvero con quella cifra non si puo' vivere in Usa e il mio ex capo si e' comportato in modo poco corretto durante l'estate quando sapeva che sarei venuto di nuovo in Usa (con cose dette, non dette, e molte bugie per portare acqua al suo mulino) pero' e' comunque un buon segno e qualcosa che mi fa anche intimamente piacere. Non sono arrivato qui neanche da dieci giorni e ho comunque gia' ricevuto un'offerta di lavoro. Altro che l'Italia in cui nessuna compagnia ha risposto a centinaia di CV che ho inviato nei mesi. Mi sento ottimista per il futuro.
La scena: rifiuto l'offerta, stringo la mano al mio ex capo, saluto cordialmente e vado via.
Colloquio da Starbucks (Settembre): incontro il CEO di una
importante compagnia di gioielli in un uno
Starbucks per un colloquio. Mi dice che la compagnia potrebbe avere bisogno di uno come me e
mi invita ad una festa in uno dei loro negozi e mi dice che dopo la
festa potrei andare a fare una prova ai loro uffici di New York.
La scena: il CEO che durante il colloquio risponde brevemente ad una telefonata
sul suo cell dicendo che richiama dopo perche' sta in una conversazione
importante...e la mia mente che ritorna al mio primo colloquio con il titolare dell'azienda del Sud
Italia, con la sua camicia aperta e le sue catenine d'oro in bella
vista, che rispondeva sempre al telefono, come se io non ci fossi, dilungandosi per parlare di cavolate come chi si era portato a letto la sera prima il
suo interlocutore. Ed io che ero li costretto ad aspettare e a dover ascoltare tutto.
Visita a Ground Zero e Freedom Tower (Ottobre): visita a Ground Zero e alla Freedom Tower in costruzione.
La scena: alzando la testa verso la Freedom Tower quasi terminata mi viene in mente che Ground Zero e Freedom Tower sono proprio i "luoghi-metafora" del mio periodo piu' recente. Dopo essere stato distrutto moralmente in Italia, soprattutto per la situazione lavorativa, non mi sono buttato giu' e sto cercado di rialzarmi per costruirmi una nuova vita. E cosi' mi affeziono sempre piu' alla Freedom Tower.
Festa di lusso a Manhattan (Ottobre): vado alla festa in uno dei negozi dell'azienda di gioielli a NYC. Ci sono gioielli costosissimi, gente ricchissima in giacca e cravatta e vestito da sera, camerieri con dei vassoi che servono champagne e tramezzini deliziosi a tutti noi in piedi, stretti in quel piccolo ma prestigiosissimo showroom. Non mi sento molto a mio agio ma fingo di esserlo. Dovevo essere a quella festa perche' mi ha invitato il CEO che potrebbe offrirmi un buon posto di lavoro e alla fine e' stata anche questa un'esperienza nuova.
La scena: il cameriere che inciampa proprio su di me versando sulla mia giacca un bel po' di champagne. Una donna impellicciata, molto gentile, viene a cercare di pulirmi con un fazzoletto. Sdrammatizzo, sorrido e dico a tutti di non preoccuparsi. Magari mi portera' fortuna? E' un segno del destino?
Offerta azienda articoli sportivi (Ottobre): ricevo la seconda offerta lavorativa da quando sono in Usa e questa e' piu' interessante di quella del mio ex capo anche se, nel caso accettassi, dovrei pagarmi assicurazione medica e spese per il visa. Stringo la mano al manager, sostanzialmente accetto l'offerta ma con il manager ci accordiamo che entro pochi giorni devo fargli sapere se il mio immigration lawyer conferma che e' facile ottenere un work visa con questa compagnia.
La scena: il manager che alla fine del colloquio mi dice che ha bisogno di una mano da parte mia gia' a novembre e che vorrebbe farmi gia' un primo training, facendomi capire con questa frase che ha scelto me tra tutti gli altri che hanno sostenuto il colloquio in precedenza.
Secondo colloquio con l'azienda gioielli (Ottobre): ricevo la terza offerta lavorativa da quando sono in Usa ed e' molto piu' alta di quella della compagnia di articoli sportivi. Si tratta dell'azienda che mi ha invitato alla festa qualche giorno prima MA vorrebbe prima tenermi in prova per almeno un mese, a novembre. Se la prova va bene (come si aspettano) il quartier generale in Italia deve approvare il budget per la sede americana che si attivera' per farmi il Visa e potro' tornare a lavorare in Usa a inizio 2013.
La scena: il CEO che mi dice che possono pagarmi uno stipendio piu' alto, l'assicurazione medica e (addirittura) anche il Visa per cercare di convincermi ad accettare la sua proposta e strapparmi all'azienda di articoli sportivi alla quale avevo praticamente detto si.
La decisione rischiosa (Ottobre): dopo averci riflettutto a lungo rifiuto l'offerta sicura della compagnia di articoli sportivi e accetto l'offerta non certa dell'azienda di gioielli. Se il periodo di prova va bene, proporranno la mia assunzione alla sede italiana e potro' ritrasferirmi stabilmente in Usa a partire da Marzo.
La scena: il mio click su invia email alla compagnia di articoli sportivi in cui declino gentilmente la loro offerta, per fare la prova con l'azienda di gioielli. Dopo quell'email non si torna indietro, avro' tutto o niente. Ma voglio rischiare.
Uragano Sandy (Ottobre): il 30 ottobre si
abbatte anche in Connecticut l'uragano Sandy e alle 4pm va via la
corrente che ritornera' solo dopo sette lunghi giorni. Restiamo in casa
senza acqua, senza riscaldamento, senza luce, senza telefono e senza
internet. E' stata davvero dura.
La scena: il mattino dopo
l'uragano, quando cerchiamo di andare in centro con la macchina e quasi
tutte le strade sono bloccate da grossi tronchi d'albero che sono stati
abbattuti dal vento e che hanno strappato via molti cavi della luce e
del telefono.
Altra Scena: io e F che bussiamo alla
porta dei pompieri vicino casa e loro che (gentilissimi) riempiono un
nostro bidone da 20 litri per l'acqua. Saremmo poi andati da loro a
farcelo riempire almeno due volte al giorno.
Elezioni Presidenziali (Novembre): Obama viene rieletto Presidente degli Stati Uniti d'America.
La scena (o in questo caso lo stato d'animo): mentre Obama festeggia mi torna in mente il primo dibattito Obama vs Romney di qualche settimana prima. La concretezza dei due candidati nell'esposizione dei programmi e il rispetto reciproco mi fanno venire una certa tristezza pensando ai nostri politici italiani che neanche vanno al confronto se dai sondaggi sentono di essere in vantaggio, e non spiegano mai i programmi mostrando poco rispetto sia verso l'avversario che verso lo sfidante.
Bufera di neve in autostrada (Novembre): dopo pochi giorni dall'uragano Sandy arriva anche una tempesta di neve e io mi trovo bloccato in autostrada per molte ore. Molte macchine si fermano ai lati della strada perche' non riescono a proseguire mentre la mia (o meglio e' la macchina che mi ha prestato un caro amico americano) fa fatica e slitta ma lentamente riesco, non so come, ad arrivare a casa.
La scena: io che esco dall'autostrada e vado in un negozietto di una gas station di una paesino innevato e chiedo se c'e' un hotel nelle vicinanze. Purtroppo non c'e'. E allora ritorno lentamente in autostrada, verso casa.
Altra scena: uno spazzaneve che entra in autostrada e mi metto a seguirlo con la macchina attaccato a un metro dietro di esso riuscendo cosi' a fare un lungo tratto senza problemi. Furbizia italica.
Gli occhi lucidi di F (Dicembre): e' arrivato il giorno. Devo partire. Prima di andare all'aereoporto saluto Mr. M e il figlio F che mi hanno gentilmente ospitato facendomi sentire a casa mia per ben tre mesi senza volere un dollaro da me. A volte mi meraviglio della gentilezza delle persone. Avevo vissuto da loro in passato pagandogli l'affitto ma ora hanno voluto ospitarmi in casa loro gratis. Ho cercato di rendermi utile e di fare loro compagnia. Sono uscito spesso con F che ha qualche problema di apprendimento e non esce spesso perche' il padre e' un po' severo e lo tiene ancora sotto una campana di vetro. Siamo andati al cinema, allo zoo e in tanti altri posti. E si e' divertito molto e ne sono contento.
La scena: F che mi saluta abbracciandomi e con gli occhi lucidi.
Volo di ritorno in Italia (Dicembre): dopo tre mesi intensi in Usa torno in Italia. Sono di nuovo al JFK questa volta in direzione Italia. Avanti e indietro per il JFK non so piu' tra Italia e Usa quale sia l'avanti e quale sia l'indietro. Porto con me molte esperienze, il rafforzamento di alcune amicizie, tre offerte di lavoro di cui due rifiutate e una molto buona che potrebbe concretizzarsi a inizio 2013. Ora la speranza e' di tornare a trasferirmi negli Usa. Ma devo attendere fino a fine gennaio per avere delle certezze.
La scena: il decollo dell'aereo dal JFK e le luci di NYC dall'alto. Forse tornero' presto ed e' solo un Arrivederci America.
giovedì 27 dicembre 2012
martedì 25 dicembre 2012
Buon Natale con Dominick the Donkey
Buon Natale a tutti!
Stamattina, non so perche', mi e' venuta in mente una canzone italo-americana molto nota in Usa, Dominick the Donkey.
Ho conosciuto molti italo-americani e alcune delle loro frasi sull'Italia tornano spesso alla mia mente:
-In Italia i vostri frigoriferi sono sempre vuoti.
-In Italia la gente non si lava spesso per non consumare troppa acqua e poi puzza.
-In Italia la gente lava i piatti a mano per non consumare troppa acqua e poi pochi hanno la lavastoviglie.
-In Italia hanno tutti le macchine piccole e ci sono solo strade strette e scomodissime.
-In Italia nei piccoli paesi e' vero che le persone vanno in giro con il ciuccio?
Ed ecco a voi la canzoncina del luogo comune. Vabe' e' Natale. Tanti auguri a tutti, anche agli Italo-Americani con le idee leggermente distorte dell'Italia:
Stamattina, non so perche', mi e' venuta in mente una canzone italo-americana molto nota in Usa, Dominick the Donkey.
Ho conosciuto molti italo-americani e alcune delle loro frasi sull'Italia tornano spesso alla mia mente:
-In Italia i vostri frigoriferi sono sempre vuoti.
-In Italia la gente non si lava spesso per non consumare troppa acqua e poi puzza.
-In Italia la gente lava i piatti a mano per non consumare troppa acqua e poi pochi hanno la lavastoviglie.
-In Italia hanno tutti le macchine piccole e ci sono solo strade strette e scomodissime.
-In Italia nei piccoli paesi e' vero che le persone vanno in giro con il ciuccio?
Ed ecco a voi la canzoncina del luogo comune. Vabe' e' Natale. Tanti auguri a tutti, anche agli Italo-Americani con le idee leggermente distorte dell'Italia:
domenica 16 dicembre 2012
Altre considerazioni sul porto d'armi in USA
Continuando a riflettere sul tema delle armi (facili da ottenere) negli Stati Uniti devo dire che ci sono anche alcune considerazioni rispettabili di chi e' a favore.
Vivendo in Usa ho notato che moltissime case si trovano in delle zone estremamente isolate. In alcune aree le distanze tra una casa e l'altra possono essere anche di alcuni Km e inoltre sono al livello della strada attorniate solo da un prato verde, senza cancelli o staccionate. Girando in macchina per il Maine, il Connecticut, upstate New York ho pensato piu' volte che se dei ladri, dei balordi o degli assassini volessero entrare in una di queste case, non avrebbero assolutamente problemi. Basta che sfondino una porta o rompano una finestra (di solito senza inferriate) e saranno all'interno della casa. A quel punto come puo' difendersi una famiglia? Magari qualcuno riesce a telefonare la polizia che anche se solitamente e' molto veloce, potrebbe arrivare quando ormai e' troppo tardi. I delinquenti potrebbero sterminare un'intera famiglia e andare via indisturbati senza che nessuno nelle vicinanze abbia visto o sentito niente. In questi casi e' difficile essere contro il possesso d'armi che puo' essere un deterrente per i criminali e puo' consentire alle persone innocenti (e altrimenti indifese) di salvarsi la vita.
Sicuramente il problema delle armi che troppo spesso vanno in mani sbagliate c'e' e va risolto.
Ma come si puo' fare? Possiamo improvvisamente togliere tutte le armi a tutti i cittadini? Si tratta di milioni di armi. Confiscarle farebbe scoppiare una rivoluzione, forse una nuova guerra civile anche perche' magari poi i delinquenti riuscirebbero comunque ad ottenere le armi illegalmente, tramite il mercato nero, e milioni di Americani resterebbero improvvisamente indifesi contro di loro.
Forse si potrebbero fare controlli piu' severi sulla salute mentale di chi compra un'arma. Si potrebbe anche non vendere le armi a genitori che hanno figli con problemi mentali ma sicuramente verra' invocato il concetto di liberta' individuale. Perche' io genitore e persona libera non posso avere un'arma da fuoco, solo perche' mio figlio ha problemi mentali? E la mia liberta' perche' deve essere limitata? Sono sicuro che nascerebbe questo tipo di protesta.
E poi chi mi garantisce che una persona che e' sana oggi non possa iniziare ad avere problemi mentali domani?
Ripeto che penso che il problema vada risolto anche se non so bene come e so che e' troppo facile scagliarsi contro l'uso delle armi da fuoco senza fare proposte concrete come spesso accade. Volevo solo sottolineare con questo secondo post che e' sempre anche interessante capire le ragioni di chi e' a favore, non solo di chi e' contro. La verita' e la soluzione molto spesso sta nel mezzo.
Io comunque ho una mia proposta, forse semplicistica, ma potrebbe essere un inizio. Potrebbero vendere le armi solo con un microchip. Poiche' un'arma va utilizzata in caso di emergenza solo in casa, per difesa, se l'arma esce di casa, un segnale viene inviato alla polizia che cerca subito di contattare il proprietario dell'arma e/o di fermarlo. Multe salate o anche il carcere possono essere previste per chi porta un'arma fuori casa. Sicuramente letragedie familiari in questo modo possono sempre accadere ma almeno si eviterebbero stragi in luoghi pubblici come stadi, cinema e scuole. Dite che sia fattibile?
Vivendo in Usa ho notato che moltissime case si trovano in delle zone estremamente isolate. In alcune aree le distanze tra una casa e l'altra possono essere anche di alcuni Km e inoltre sono al livello della strada attorniate solo da un prato verde, senza cancelli o staccionate. Girando in macchina per il Maine, il Connecticut, upstate New York ho pensato piu' volte che se dei ladri, dei balordi o degli assassini volessero entrare in una di queste case, non avrebbero assolutamente problemi. Basta che sfondino una porta o rompano una finestra (di solito senza inferriate) e saranno all'interno della casa. A quel punto come puo' difendersi una famiglia? Magari qualcuno riesce a telefonare la polizia che anche se solitamente e' molto veloce, potrebbe arrivare quando ormai e' troppo tardi. I delinquenti potrebbero sterminare un'intera famiglia e andare via indisturbati senza che nessuno nelle vicinanze abbia visto o sentito niente. In questi casi e' difficile essere contro il possesso d'armi che puo' essere un deterrente per i criminali e puo' consentire alle persone innocenti (e altrimenti indifese) di salvarsi la vita.
Sicuramente il problema delle armi che troppo spesso vanno in mani sbagliate c'e' e va risolto.
Ma come si puo' fare? Possiamo improvvisamente togliere tutte le armi a tutti i cittadini? Si tratta di milioni di armi. Confiscarle farebbe scoppiare una rivoluzione, forse una nuova guerra civile anche perche' magari poi i delinquenti riuscirebbero comunque ad ottenere le armi illegalmente, tramite il mercato nero, e milioni di Americani resterebbero improvvisamente indifesi contro di loro.
Forse si potrebbero fare controlli piu' severi sulla salute mentale di chi compra un'arma. Si potrebbe anche non vendere le armi a genitori che hanno figli con problemi mentali ma sicuramente verra' invocato il concetto di liberta' individuale. Perche' io genitore e persona libera non posso avere un'arma da fuoco, solo perche' mio figlio ha problemi mentali? E la mia liberta' perche' deve essere limitata? Sono sicuro che nascerebbe questo tipo di protesta.
E poi chi mi garantisce che una persona che e' sana oggi non possa iniziare ad avere problemi mentali domani?
Ripeto che penso che il problema vada risolto anche se non so bene come e so che e' troppo facile scagliarsi contro l'uso delle armi da fuoco senza fare proposte concrete come spesso accade. Volevo solo sottolineare con questo secondo post che e' sempre anche interessante capire le ragioni di chi e' a favore, non solo di chi e' contro. La verita' e la soluzione molto spesso sta nel mezzo.
Io comunque ho una mia proposta, forse semplicistica, ma potrebbe essere un inizio. Potrebbero vendere le armi solo con un microchip. Poiche' un'arma va utilizzata in caso di emergenza solo in casa, per difesa, se l'arma esce di casa, un segnale viene inviato alla polizia che cerca subito di contattare il proprietario dell'arma e/o di fermarlo. Multe salate o anche il carcere possono essere previste per chi porta un'arma fuori casa. Sicuramente letragedie familiari in questo modo possono sempre accadere ma almeno si eviterebbero stragi in luoghi pubblici come stadi, cinema e scuole. Dite che sia fattibile?
sabato 15 dicembre 2012
Strage in Connecticut e armi da fuoco
Leggendo i commenti di molti Americani su vari siti, forum e social network la mia impressione e' pero' che noi Italiani, ed Europei, non riusciamo totalmente a comprendere il punto di vista degli Americani sul possesso delle armi da fuoco. Mi sarei aspettato, infatti, una marea di commenti concordi nel chiedere a gran voce una limitazione o una regolamentazione dell'uso delle armi da fuoco. Invece ho notato che ci sono anche molti Americani, che pur essendo sgomenti per la strage, non mettono minimamente in discussione il diritto al possesso di armi da fuoco. Sembra che per molti Americani le armi da fuoco siano simili, chesso', ad un camino per il fuoco che sicuramente potrebbe sempre essere la causa di un incendio ma non per questo bisogna eliminarne l'uso.
Se volete sapere quale e' la mia opinione, beh e' quella che prevale in Italia e cioe' che in Usa si ottengono armi con troppa facilita' ma mettendo da parte questa ovvia considerazione e' per me molto interessante riuscire a capire meglio il punto di vista degli Americani a favore delle armi da fuoco.
Probabilmente nell'uso personale delle armi molti vedono un senso di giustizia e di uguaglianza. Non a caso Samuel Colt, l'uomo che commercializzo' la prima rivoltella, disse: Dio ha creato gli uomini alti e bassi. Io li ho resi tutti uguali.
E non bisogna dimenticare che la legittimita' di avere un porto d'armi e' scolpito anche nella costituzione americana e piu' precisamente nel II emendamento che recita cosi': Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto.
Per essere precisi l'emendamento risale a oltre due secoli fa quando era forte l'esigenza di difendersi dalle occupazioni dell'Impero britannico e spagnolo ma poi e' rimasto come uno dei capisaldi della liberta' americana.
Non so cosa succedera' e non ho idea di come si possa risolvere il problema. Sono curioso di vedere se davvero Obama avra' il coraggio di cambiare le leggi e se ci sara' una forte opposizione da parte delle lobby delle industrie di armi. Se ci fosse tra i lettori del blog un americano a favore delle armi da fuoco sarebbe interessante leggere il suo punto di vista (e so che ci sono anche tante buone ragioni a favore).
Vorrei segnalare un'ultima cosa a riguardo.
Oggi al TG1 hanno detto, testuali parole: In Usa le armi vengono vendute in tutti i supermercati e ci sono piu' armerie che negozi di alimentari.
Ho vissuto in Usa per tanti anni e di armi nei supermercati non ne ho mai vista l'ombra. Figuriamoci poi se ci sono piu' armerie che negozi di alimentari! Mi chiedo perche' debbano inventare queste notizie. Magari e' il caso di qualche paesino del centro (ogni Stato ha regole differenti) ma non possono generalizzare in questo modo. Il problema c'e' e va risolto, nessuno lo nega, ma e' anche cosi' che nasce in molti Italiani una visione distorta degli Stati Uniti. Ed e' anche cosi' che nasce l'antiamericanismo.
mercoledì 12 dicembre 2012
Ragazzi in fuga, cosi' l'Italia perde i cervelli
Tornando sul tema giovani italiani e cervelli in fuga, oggi ho letto questo articolo molto interessante.
Premetto che la definizione "cervelli in fuga" non mi piace molto perche' i giovani italiani che emigrano non sono tutti scienziati. Sono spesso persone comuni con un'intelligenza nella media, non superiore a quella dei giovani italiani che hanno deciso di restare e lottare in Italia. Forse i giovani emigranti hanno semplicemente avuto una spinta in piu' a partire. Forse hanno avuto troppe esperienze negative in Italia. Forse sono stufi dei contratti a progetto sottopagati. Forse hanno voglia di mettersi alla prova e fare un'esperienza all'estero. La costante confermata da tutti e' che appena sono fuori dall'Italia, questi ragazzi riescono in un modo o in un altro a trovare la propria strada e a vivere in un modo dignitoso in un Paese in cui le persone hanno piu' senso civico e rispetto verso il prossimo. Ecco l'articolo, che contiene anche 5 brevi video da parte di connazionali che vivono all'estero: Ragazzi in fuga, cosi' l'Italia perde i cervelli. In particolare mi e' piaciuto il video di Fabrizio.
Premetto che la definizione "cervelli in fuga" non mi piace molto perche' i giovani italiani che emigrano non sono tutti scienziati. Sono spesso persone comuni con un'intelligenza nella media, non superiore a quella dei giovani italiani che hanno deciso di restare e lottare in Italia. Forse i giovani emigranti hanno semplicemente avuto una spinta in piu' a partire. Forse hanno avuto troppe esperienze negative in Italia. Forse sono stufi dei contratti a progetto sottopagati. Forse hanno voglia di mettersi alla prova e fare un'esperienza all'estero. La costante confermata da tutti e' che appena sono fuori dall'Italia, questi ragazzi riescono in un modo o in un altro a trovare la propria strada e a vivere in un modo dignitoso in un Paese in cui le persone hanno piu' senso civico e rispetto verso il prossimo. Ecco l'articolo, che contiene anche 5 brevi video da parte di connazionali che vivono all'estero: Ragazzi in fuga, cosi' l'Italia perde i cervelli. In particolare mi e' piaciuto il video di Fabrizio.
martedì 11 dicembre 2012
Vizi e virtu' degli Italiani
Ciao a tutti, come molti di voi sapete sono tornato nella cara Italia due giorni fa e ora restero' in attesa di buone notizie dagli States. Scrivero' presto un post sui momenti topici dei miei tre mesi oltreoceano.
Al mio ritorno in Italia ho trovato il clima politico surriscaldato per le imminenti elezioni politiche. In TV non fanno che parlare d'altro e anche i discorsi della gente sono tutti pro o contro questo o quel politico. Qualche tempo fa dissi la mia sullo sport nazionale italico di addossare tutte le colpe dei nostri problemi sempre e solo ai politici: Il capro espiatorio ovvero i politici italiani.
Oggi vorrei condividere con voi questo stupendo intervento di Flavio Insinna che ci parla dei vizi e delle virtu' degli Italiani. Raramente in TV si riesce ad ascoltare un intervento cosi' originale e soprattutto onesto, che dovrebbe farci aprire gli occhi. Condivido al 100% il suo pensiero e spero che piaccia anche a voi lettori.
Al mio ritorno in Italia ho trovato il clima politico surriscaldato per le imminenti elezioni politiche. In TV non fanno che parlare d'altro e anche i discorsi della gente sono tutti pro o contro questo o quel politico. Qualche tempo fa dissi la mia sullo sport nazionale italico di addossare tutte le colpe dei nostri problemi sempre e solo ai politici: Il capro espiatorio ovvero i politici italiani.
Oggi vorrei condividere con voi questo stupendo intervento di Flavio Insinna che ci parla dei vizi e delle virtu' degli Italiani. Raramente in TV si riesce ad ascoltare un intervento cosi' originale e soprattutto onesto, che dovrebbe farci aprire gli occhi. Condivido al 100% il suo pensiero e spero che piaccia anche a voi lettori.
VIZI E VIRTU DEGLI ITALIANI:
LA SCENA DE I MOSTRI:
lunedì 10 dicembre 2012
Giovani italiani e americani
Pochi giorni fa sono andato a salutare due amici italo-americani, marito e moglie di origini siciliane che ho conosciuto ad una festa italiana. Era sabato mattina e mi hanno offerto un buon cappuccino, bagels con cream cheese e dei biscotti. A un certo punto dal piano di sopra scende la figlia poco piu' che ventenne, si presenta velocemente e va via di fretta perche' deve andare a lavorare come baby sitter (per una famiglia di milionari). Poi scende giu' anche il fratello, sui 24 anni, e anche lui e' di fretta perche' sta andando a lavorare. Fa il cuoco in un ristorante rinomato e tempo fa una TV gli fece anche un'intervista su alcune sue ricette. Resto sempre molto meravigliato quando vedo dei ragazzini americani che sono gia' in carriera o comunque tutti presi dal lavoro.
Il caso ha voluto che il giorno dopo quella visita si svolgessero in Italia le primarie del centro sinistra in cui il giovane Renzi non e' riuscito a conquistare le preferenze della maggioranza degli elettori e ha perso la sua sfida contro il vecchio Bersani. A quel punto sono partito con il mio frullato di idee, considerazioni e paragoni.
Giovani italiani e giovani americani. Perche' siamo cosi' diversi? Siamo davvero un paese per vecchi? No Country for young men?
La mia prima considerazione e' che il giovane in Italia e' considerato semplicemente un immaturo o uno schiavetto da sfruttare. Mentre negli Stati Uniti un impiegato di 50 anni puo' avere "sopra di se" un manager di 30 anni, in Italia questo scenario sarebbe dai confini della realta'.
Il datore di lavoro americano punta sul giovane e lo so per esperienza personale. Ma perche'?
Mi sono dato questa risposta: in Usa se tu giovane ragazzo volenteroso e capace inizi a lavorare chesso' a 35mila dollari l'anno, dopo qualche anno il tuo stipendio sale a 40mila, 45mila, 50mila. Chiamasi meritocrazia.
In Italia se tu giovane ragazzo volenteroso e capace inizi a lavorare, dopo vari stage e contratto a progetto non retribuiti, a 20mila euro l'anno...passeranno due, tre, cinque, dieci, venti anni ma, mi spiace per te, sempre 20mila o giu di li porterai a casa.
Quindi il datore di lavoro americano se puo' licenzia l'anziano che e' arrivato a guadagnare tanto e assume il giovane in gamba perche' gli portera' un vantaggio in termini economici. E pazienza se non ha l'esperienza di un anziano, probabilmente la non-esperienza verra' compensata da una maggiore energia, volonta' ed entusiasmo. E' giusto e vantaggioso investire sul giovane, l'importante e' che sembri volenteroso e capace. Il resto potra' impararlo sul lavoro.
In Italia l'anziano guadagna quasi quanto un giovane appena assunto. E quindi perche' l'imprenditore dovrebbe assumere il giovane? A (quasi) parita' di stipendio, meglio tenersi un anziano che ha piu' esperienza e non e' da formare.
Un'altra differenza tra il giovane italiano e il giovane americano e' la loro preparazione appena usciti dall'universita'. Nei college americani non esiste il concetto del fuori corso, il sistema e' organizzato bene e cosi' a 22-23 anni sono tutti laureati e pronti ad entrare nel mercato del lavoro. In Italia il sistema dei corsi in cui il prof spiega per mesi e solo dopo si inizia a studiare e l'organizzazione degli esami che si possono rimandare a quando ci si sente piu' preparati, consente allo studente di impigrirsi e cosi' passano gli anni e i giovani si trovano ancora li a 30 anni al 4 o 5 anno fuori corso a vedere la laurea come un traguardo che prima o poi arrivera'.
Inoltre le universita' italiane non ci preparano al mondo del lavoro e puntano ancora troppo sulla teoria e sulla cultura generale. Ad esempio quando ho frequentato lingue e letterature straniere ho dovuto dare solo 7 esami di queste materie ma altri 12 erano erano esami complementari: storia contemporanea, letteratura italiana, antropologia culturale, storia delle religioni e simili. Ok un ragazzo americano non avra' la cultura generale di un italiano ma cosa se ne fa un datore di lavoro di un giovane che conosce la storia del futurismo o di tutte le dittature del 20 secolo?
In tutto questo entra in gioco anche la differenza tra mentalita'. Quando i ragazzi americani compiono 18 anni i genitori li mandano via, fuori di casa, out. Quella e' la porta, quello e' il mondo, trovati un lavoro e sii responsabile.
In Italia invece le nostre mamme ci dicono: copriti che prendi freddo e non tornare tardi a casa.
Tornare tardi a casa di chi? Dei genitori? E figuriamoci se volessimo andare a lavorare a centinaia di Km da casa. Cosa direbbero a casa? Cosi' lontano vuoi andare? Ma tu sei pazzo!
Ecco perche' i tempi non sono ancora maturi per un Matteo Renzi. E' ancora un giovanotto sui 40 anni che deve maturare e invecchiare di un paio di decenni per avere qualche speranza, mentre Obama a 47 era gia' Presidente degli Stati Uniti...
Il caso ha voluto che il giorno dopo quella visita si svolgessero in Italia le primarie del centro sinistra in cui il giovane Renzi non e' riuscito a conquistare le preferenze della maggioranza degli elettori e ha perso la sua sfida contro il vecchio Bersani. A quel punto sono partito con il mio frullato di idee, considerazioni e paragoni.
Giovani italiani e giovani americani. Perche' siamo cosi' diversi? Siamo davvero un paese per vecchi? No Country for young men?
La mia prima considerazione e' che il giovane in Italia e' considerato semplicemente un immaturo o uno schiavetto da sfruttare. Mentre negli Stati Uniti un impiegato di 50 anni puo' avere "sopra di se" un manager di 30 anni, in Italia questo scenario sarebbe dai confini della realta'.
Il datore di lavoro americano punta sul giovane e lo so per esperienza personale. Ma perche'?
Mi sono dato questa risposta: in Usa se tu giovane ragazzo volenteroso e capace inizi a lavorare chesso' a 35mila dollari l'anno, dopo qualche anno il tuo stipendio sale a 40mila, 45mila, 50mila. Chiamasi meritocrazia.
In Italia se tu giovane ragazzo volenteroso e capace inizi a lavorare, dopo vari stage e contratto a progetto non retribuiti, a 20mila euro l'anno...passeranno due, tre, cinque, dieci, venti anni ma, mi spiace per te, sempre 20mila o giu di li porterai a casa.
Quindi il datore di lavoro americano se puo' licenzia l'anziano che e' arrivato a guadagnare tanto e assume il giovane in gamba perche' gli portera' un vantaggio in termini economici. E pazienza se non ha l'esperienza di un anziano, probabilmente la non-esperienza verra' compensata da una maggiore energia, volonta' ed entusiasmo. E' giusto e vantaggioso investire sul giovane, l'importante e' che sembri volenteroso e capace. Il resto potra' impararlo sul lavoro.
In Italia l'anziano guadagna quasi quanto un giovane appena assunto. E quindi perche' l'imprenditore dovrebbe assumere il giovane? A (quasi) parita' di stipendio, meglio tenersi un anziano che ha piu' esperienza e non e' da formare.
Un'altra differenza tra il giovane italiano e il giovane americano e' la loro preparazione appena usciti dall'universita'. Nei college americani non esiste il concetto del fuori corso, il sistema e' organizzato bene e cosi' a 22-23 anni sono tutti laureati e pronti ad entrare nel mercato del lavoro. In Italia il sistema dei corsi in cui il prof spiega per mesi e solo dopo si inizia a studiare e l'organizzazione degli esami che si possono rimandare a quando ci si sente piu' preparati, consente allo studente di impigrirsi e cosi' passano gli anni e i giovani si trovano ancora li a 30 anni al 4 o 5 anno fuori corso a vedere la laurea come un traguardo che prima o poi arrivera'.
Inoltre le universita' italiane non ci preparano al mondo del lavoro e puntano ancora troppo sulla teoria e sulla cultura generale. Ad esempio quando ho frequentato lingue e letterature straniere ho dovuto dare solo 7 esami di queste materie ma altri 12 erano erano esami complementari: storia contemporanea, letteratura italiana, antropologia culturale, storia delle religioni e simili. Ok un ragazzo americano non avra' la cultura generale di un italiano ma cosa se ne fa un datore di lavoro di un giovane che conosce la storia del futurismo o di tutte le dittature del 20 secolo?
In tutto questo entra in gioco anche la differenza tra mentalita'. Quando i ragazzi americani compiono 18 anni i genitori li mandano via, fuori di casa, out. Quella e' la porta, quello e' il mondo, trovati un lavoro e sii responsabile.
In Italia invece le nostre mamme ci dicono: copriti che prendi freddo e non tornare tardi a casa.
Tornare tardi a casa di chi? Dei genitori? E figuriamoci se volessimo andare a lavorare a centinaia di Km da casa. Cosa direbbero a casa? Cosi' lontano vuoi andare? Ma tu sei pazzo!
Ecco perche' i tempi non sono ancora maturi per un Matteo Renzi. E' ancora un giovanotto sui 40 anni che deve maturare e invecchiare di un paio di decenni per avere qualche speranza, mentre Obama a 47 era gia' Presidente degli Stati Uniti...
giovedì 6 dicembre 2012
Arrivederci America, torno subito
Cari lettori e supporters, sto preparando la valigia e tra due giorni torno in Italia...spero temporaneamente, in attesa della conferma da parte della compagnia di assumermi per il 2013. La prova-training e' andata molto bene e il CEO mi ha detto che e' molto soddisfatto e i colleghi quando ci siamo salutati (ieri e' stato il mio ultimo giorno) mi hanno detto in coro: we'll miss you. Insomma anche loro sono molto ben disposti verso di me, sono gentili e amichevoli e a me sono tutti simpatici. E' un ambiente molto professionale ma anche molto allegro e tutto sembra andare nella giusta direzione ma la risposta fondamentale per il mio futuro arrivera' solo verso fine gennaio quando il "quartier generale" italiano dovrebbe approvare il budget per la sede americana che potra' quindi partire subito con le pratiche per il visa che dovrei vedere stampato sul passaporto entro fine febbraio e a marzo 2013 potro' tornare a lavorare stabilmente in Usa.
Solo una breve considerazione. Ieri il CEO della compagnia, dopo avermi ringraziato e aver fatto un brindisi per me con del Prosecco, mi ha detto (in privato) la cifra che mi verra' pagata per questo periodo di training-prova. Quale e' la cifra? Diciamo solo che e' quasi 10 volte la cifra che mi diede la compagnia degli imprenditori del Sud! Vi ricordate la storia?
Come faccio a non amare l'America? Non e' semplicemente una questione di soldi ma di rispetto che qui generalmente gli imprenditori hanno di te, della fiducia, della stima, del fatto che ti mettano alla prova e investano su di te. Non sei uno schiavo da sfruttare ma una risorsa da valorizzare. Ma che ne parliamo a fare? Comunque vada sono contento di non essermi depresso troppo dopo l'ultima scandalosa vicenda lavorativa che ho vissuto in Italia e di essermi rimesso in gioco per questo tentativo di tre mesi negli Stati Uniti e come immaginavo il futuro qui puo' cambiare anche in un breve periodo di tempo.
Grazie America per la fiducia che continui ad avere in me.
Per ora ti saluto cosi': Arriverci America, torno subito.
Solo una breve considerazione. Ieri il CEO della compagnia, dopo avermi ringraziato e aver fatto un brindisi per me con del Prosecco, mi ha detto (in privato) la cifra che mi verra' pagata per questo periodo di training-prova. Quale e' la cifra? Diciamo solo che e' quasi 10 volte la cifra che mi diede la compagnia degli imprenditori del Sud! Vi ricordate la storia?
Come faccio a non amare l'America? Non e' semplicemente una questione di soldi ma di rispetto che qui generalmente gli imprenditori hanno di te, della fiducia, della stima, del fatto che ti mettano alla prova e investano su di te. Non sei uno schiavo da sfruttare ma una risorsa da valorizzare. Ma che ne parliamo a fare? Comunque vada sono contento di non essermi depresso troppo dopo l'ultima scandalosa vicenda lavorativa che ho vissuto in Italia e di essermi rimesso in gioco per questo tentativo di tre mesi negli Stati Uniti e come immaginavo il futuro qui puo' cambiare anche in un breve periodo di tempo.
Grazie America per la fiducia che continui ad avere in me.
Per ora ti saluto cosi': Arriverci America, torno subito.
lunedì 3 dicembre 2012
Tre mesi in Usa volgono al termine
Cari amici rieccomi qui, ancora per poco in Usa perche' sabato torno in Italia. Tre mesi sono letteralmente volati ma quante cose sono successe in questo breve periodo!
Vi aggiorno brevemente sul lavoro perche' so che siete curiosi. Pochi giorni fa il capo ha chiesto al manager con il quale sto facendo la prova e il training, cosa ne pensa di me e il manager gli ha detto che se fosse per lui mi assumerebbe anche subito e che non si farebbe sfuggire uno come me. E' stato molto gentile.
Devo dire che ho creato un ottimo rapporto con il manager, forse perche' proviene dalla mia regione...cosa piu' unica che rara, anche se ho notato che spesso mi faceva dei trucchetti, il furbastro. Ad esempio mi diceva di continuare a fare delle cose in Excel come le stava facendo lui ma poi mi rendevo conto che c'erano metodi molto piu' veloci per ottenere gli stessi risultati (formule, Vlookup, Pivot Tables), tutte cose che lui sapeva usare benissimo ma a me faceva vedere dei metodi piu' lenti per procedere. Insomma l'ho capito subito, voleva vedere se prendevo l'iniziativa e usavo dei metodi piu' efficienti e veloci. Che personaggio!
Comunque quello stesso giorno in cui il capo ha chiesto di me al manager, e' arrivato a sorpresa il proprietario dell'azienda dall'Italia e il capo della sede americana me lo ha presentato dicendogli che mi stanno tenendo in prova da un mese, che la prova finora e' andata bene e (mettendomi amichevolmente la mano sulla spalla) che a breve mi faranno una proposta di lavoro. Molto gentile anche lui.
E proprio oggi e' arrivata la proposta che consiste in uno stipendio piuttosto buono che mi consentirebbe di vivere senza troppi problemi a New York e il visto di lavoro e l'assicurazione medica pagati dall'azienda. Bisogna pero' aspettare ancora l'ok da parte dell'azienda italiana, cioe' il quartier generale che entro fine gennaio valutera' il budget per la sede americana. A quel punto se ci sara' l'ok per la mia posizione, potremo partire con le pratiche per il work visa e tornero' in Usa verso Marzo.
Con tutti gli scongiuri del caso che mi serviranno fino a fine gennaio ora pero' posso proprio dire che, come pensavo, in tre mesi in Usa possono succedere molte piu' cose che in tre anni in Italia. Nel giro di solo poche settimane dal mio arrivo ho sostenuto molti colloqui, ho avuto tre offerte di lavoro e dopo solo un mese e mezzo ho gia' iniziato a lavorare-fare il training con un'azienda molto importante. Comunque vada, sono contento di aver preso la decisione di ripartire per gli States per provare a riaprire questa nuova avventura americana, anche so ho dovuto rischiare molto e rimettere in gioco tutti i miei risparmi. Ma chi non risica non rosica e quindi attendo fiducioso ed ottimista, a un passo dalla meta. Grazie a tutti per il supporto.
Stay tuned for more updates.
Vi aggiorno brevemente sul lavoro perche' so che siete curiosi. Pochi giorni fa il capo ha chiesto al manager con il quale sto facendo la prova e il training, cosa ne pensa di me e il manager gli ha detto che se fosse per lui mi assumerebbe anche subito e che non si farebbe sfuggire uno come me. E' stato molto gentile.
Devo dire che ho creato un ottimo rapporto con il manager, forse perche' proviene dalla mia regione...cosa piu' unica che rara, anche se ho notato che spesso mi faceva dei trucchetti, il furbastro. Ad esempio mi diceva di continuare a fare delle cose in Excel come le stava facendo lui ma poi mi rendevo conto che c'erano metodi molto piu' veloci per ottenere gli stessi risultati (formule, Vlookup, Pivot Tables), tutte cose che lui sapeva usare benissimo ma a me faceva vedere dei metodi piu' lenti per procedere. Insomma l'ho capito subito, voleva vedere se prendevo l'iniziativa e usavo dei metodi piu' efficienti e veloci. Che personaggio!
Comunque quello stesso giorno in cui il capo ha chiesto di me al manager, e' arrivato a sorpresa il proprietario dell'azienda dall'Italia e il capo della sede americana me lo ha presentato dicendogli che mi stanno tenendo in prova da un mese, che la prova finora e' andata bene e (mettendomi amichevolmente la mano sulla spalla) che a breve mi faranno una proposta di lavoro. Molto gentile anche lui.
E proprio oggi e' arrivata la proposta che consiste in uno stipendio piuttosto buono che mi consentirebbe di vivere senza troppi problemi a New York e il visto di lavoro e l'assicurazione medica pagati dall'azienda. Bisogna pero' aspettare ancora l'ok da parte dell'azienda italiana, cioe' il quartier generale che entro fine gennaio valutera' il budget per la sede americana. A quel punto se ci sara' l'ok per la mia posizione, potremo partire con le pratiche per il work visa e tornero' in Usa verso Marzo.
Con tutti gli scongiuri del caso che mi serviranno fino a fine gennaio ora pero' posso proprio dire che, come pensavo, in tre mesi in Usa possono succedere molte piu' cose che in tre anni in Italia. Nel giro di solo poche settimane dal mio arrivo ho sostenuto molti colloqui, ho avuto tre offerte di lavoro e dopo solo un mese e mezzo ho gia' iniziato a lavorare-fare il training con un'azienda molto importante. Comunque vada, sono contento di aver preso la decisione di ripartire per gli States per provare a riaprire questa nuova avventura americana, anche so ho dovuto rischiare molto e rimettere in gioco tutti i miei risparmi. Ma chi non risica non rosica e quindi attendo fiducioso ed ottimista, a un passo dalla meta. Grazie a tutti per il supporto.
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