lunedì 10 dicembre 2012

Giovani italiani e americani

Pochi giorni fa sono andato a salutare due amici italo-americani, marito e moglie di origini siciliane che ho conosciuto ad una festa italiana. Era sabato mattina e mi hanno offerto un buon cappuccino, bagels con cream cheese e dei biscotti. A un certo punto dal piano di sopra scende la figlia poco piu' che ventenne, si presenta velocemente e va via di fretta perche' deve andare a lavorare come  baby sitter (per una famiglia di milionari). Poi scende giu' anche il fratello, sui 24 anni, e anche lui e' di fretta perche' sta andando a lavorare. Fa il cuoco in un ristorante rinomato e tempo fa una TV gli fece anche un'intervista su alcune sue ricette. Resto sempre molto meravigliato quando vedo dei ragazzini americani che sono gia' in carriera o comunque tutti presi dal lavoro.
Il caso ha voluto che il giorno dopo quella visita si svolgessero in Italia le primarie del centro sinistra in cui il giovane Renzi non e' riuscito a conquistare le preferenze della maggioranza degli elettori e ha perso la sua sfida contro il vecchio Bersani. A quel punto sono partito con il mio frullato di idee, considerazioni e paragoni.
Giovani italiani e giovani americani. Perche' siamo cosi' diversi? Siamo davvero un paese per vecchi? No Country for young men?
La mia prima considerazione e' che il giovane in Italia e' considerato semplicemente un immaturo o uno schiavetto da sfruttare. Mentre negli Stati Uniti un impiegato di 50 anni puo' avere "sopra di se" un manager di 30 anni, in Italia questo scenario sarebbe dai confini della realta'.
Il datore di lavoro americano punta sul giovane e lo so per esperienza personale. Ma perche'?
Mi sono dato questa risposta: in Usa se tu giovane ragazzo volenteroso e capace inizi a lavorare chesso' a 35mila dollari l'anno, dopo qualche anno il tuo stipendio sale a 40mila, 45mila, 50mila. Chiamasi meritocrazia.
In Italia se tu giovane ragazzo volenteroso e capace inizi a lavorare, dopo vari stage e contratto a progetto non retribuiti, a 20mila euro l'anno...passeranno due, tre, cinque, dieci, venti anni ma, mi spiace per te, sempre 20mila o giu di li porterai a casa.
Quindi il datore di lavoro americano se puo' licenzia l'anziano che e' arrivato a guadagnare tanto e assume il giovane in gamba perche' gli portera' un vantaggio in termini economici. E pazienza se non ha l'esperienza di un anziano, probabilmente la non-esperienza verra' compensata da una maggiore energia, volonta' ed entusiasmo. E' giusto e vantaggioso investire sul giovane, l'importante e' che sembri volenteroso e capace. Il resto potra' impararlo sul lavoro.
In Italia l'anziano guadagna quasi quanto un giovane appena assunto. E quindi perche' l'imprenditore dovrebbe assumere il giovane? A (quasi) parita' di stipendio, meglio tenersi un anziano che ha piu' esperienza e non e' da formare.
Un'altra differenza tra il giovane italiano e il giovane americano e' la loro preparazione appena usciti dall'universita'. Nei college americani non esiste il concetto del fuori corso, il sistema e' organizzato bene e cosi' a 22-23 anni sono tutti laureati e pronti ad entrare nel mercato del lavoro. In Italia il sistema dei corsi in cui il prof spiega per mesi e solo dopo si inizia a studiare e l'organizzazione degli esami che si possono rimandare a quando ci si sente piu' preparati, consente allo studente di impigrirsi e cosi'  passano gli anni e i giovani si trovano ancora li a 30 anni al 4 o 5 anno fuori corso a vedere la laurea come un traguardo che prima o poi arrivera'.
Inoltre le universita' italiane non ci preparano al mondo del lavoro e puntano ancora troppo sulla teoria e sulla cultura generale. Ad esempio quando ho frequentato lingue e letterature straniere ho dovuto dare solo 7 esami di queste materie ma altri 12 erano erano esami complementari: storia contemporanea, letteratura italiana, antropologia culturale, storia delle religioni e simili. Ok un ragazzo americano non avra' la cultura generale di un italiano ma cosa se ne fa un datore di lavoro di un giovane che conosce la storia del futurismo o di tutte le dittature del 20 secolo?
In tutto questo entra in gioco anche la differenza tra mentalita'. Quando i ragazzi americani compiono 18 anni i genitori li mandano via, fuori di casa, out. Quella e' la porta, quello e' il mondo, trovati un lavoro e sii responsabile.
In Italia invece le nostre mamme ci dicono: copriti che prendi freddo e non tornare tardi a casa.
Tornare tardi a casa di chi? Dei genitori? E figuriamoci se volessimo andare a lavorare a centinaia di Km da casa. Cosa direbbero a casa? Cosi' lontano vuoi andare? Ma tu sei pazzo!
Ecco perche' i tempi non sono ancora maturi per un Matteo Renzi. E' ancora un giovanotto sui 40 anni che deve maturare e invecchiare di un paio di decenni per avere qualche speranza, mentre Obama a 47 era gia' Presidente degli Stati Uniti...


3 commenti:

  1. Che bella, interessante e veritiera analisi Luca! quasi quasi me la condivido in fb...per tutti quei giovani che stanno ancora ad aspettare che per loro arrivi l'occasione di lavoro, compreso qualche mio nipote, al quale dico, non fare sacrifici qui, parti, vai all'estero...i soldi che tuo padre vuole investire per te, qui, per comprarti una licenza di un esercizio commerciale,nonostante la tua laurea... faglieli spendere per andare all'estero... Io sono in partenza per gli States purtroppo non sono più young...ma tanta voglia di fare esperienze...e farò molta attenzione a tutta questa realtà...e farò tesoro anche delle tue esperienze.Buon ritorno a casa e buone Feste in famiglia!

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  2. (Se ne vanno a 16 anni - ! - non a 18...)

    d.

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  3. Una cosi perfetta considerazione,non poteva esser pubblicata su Face,Twitter e Google +

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