Ho sempre ammirato il patriottismo americano, le bandiere a stelle e strisce sulle porte delle case, i barbecue in spiaggia il 4 luglio, gli adesivi Proud to be an American sulle macchine.
E' un sentimento patriottico che purtroppo noi Italiani non abbiamo. Credo che il motivo sia che il patriottismo viene da noi spesso associato al fascismo e poi siamo sempre stati divisi, fascisti e comunisti, destra e sinistra, tifosi da stadio sempre pronti a parteggiare per una causa, un movimento, un'idea, solo per il gusto di andare contro. Caso più recente, il referendum costituzionale del 4 dicembre, due tifoserie, due fazioni, due eserciti un contro l'altro armati e nessuna possibilità di sentirsi uniti. Apprezzo quindi e ammiro il patriottismo americano quando è sano, ma mi sono spesso trovato di fronte a un patriottismo malato, estremo, che definirei "acido" che non mi piace per niente. Vi racconto un paio di episodi che mi sono accaduti recentemente.
Pochi giorni fa chiacchieravo con un'amica americana di un mio parente. Si parlava del jury duty. Qui in Usa, come credo anche in Italia, chi riceve la lettera (inviata a sorteggio) per far parte di una giuria popolare non può esimersi, deve andare senza troppe scuse. Mi raccontava che anni fa fu selezionata e poiché la causa era molto lunga, e si protrasse per circa 50 giorni, perse molti soldi perché la sua compagnia non pagò lo stipendio per quella lunga assenza o, se ho capito bene, le diede una paga giornaliera molto più bassa. Mi diceva insomma che se il caso è molto lungo è una vera sfortuna. Io le ho detto la mia ovvero che non mi sembra giusto e che mi pareva di aver letto in passato che la compagnia è tenuta a pagare per questa assenza, come se l'impiegato fosse effettivamente in ufficio al lavoro. Lei mi ha risposto che è tutto a discrezione della compagnia che in teoria può anche decidere di non pagarti un dollaro. Perché dovrebbe pagarti, diceva, se in quei giorni non lavori? Curiosamente io volevo difendere lei e lei dava ragione al sistema americano criticando la mia idea. Al che ho risposto che se la compagnia non vuol pagare, dovrebbe intervenire lo Stato costringendo l'azienda a pagare o intervenendo direttamente con fondi statali. Ma forse questi sono discorsi troppo "socialisti" come direbbero qui (ovvero comunisti) e infatti lei mi ha risposto che era giusto così e quando un caso è troppo lungo, pazienza, è solo sfortuna. Io ho ripetuto che non mi sembrava giusto e forse si doveva considerare di modificare la legge o in caso estremo abolire le giurie popolari. Lo ho detto in modo sereno, pacato, molto civile, come un'esagerazione ma lei a quel punto ha cambiato improvvisamente tono:
Questa è l'America, e qui si vuol sapere l'opinione della gente!
Io: Sono d'accordo però non è giusto non pagare o pagare pochissimo una persona se ha la sfortuna di incappare in una causa di oltre 50 giorni.
E lei, ancora più agitata: Don't try to change things!
E mi guardava con occhi infuocati, una signora così garbata fino a poco prima!
E ha poi aggiunto: Io ho sempre problemi con gli stranieri che vengono qui e vogliono cambiare le cose. Questo è offensivo! A queste persone io dico sempre: non venite qui a voler cambiare le cose. Se non vi piace, quella è la porta!
Non mi aspettavo questa reazione. Insomma la mia era solo un'opinione e anche se sono davvero pochissime le cose che non amo di questo Paese, penso di avere tutto il diritto di dire cosa penso di quelle poche cose che non reputo giuste. Io non mi sarei mai offeso se un americano mi avesse fatto notare alcuni aspetti poco giusti di una legge italiana. Ma io ai suoi occhi sono ero solo un immigrato e quindi non avrei dovuto neanche permettermi di esprimere un'opinione negativa sugli Stati Uniti...altrimenti...la porta è li...puoi tornare da dove sei venuto. Non ho voluto gettare benzina sul fuoco per non creare imbarazzi al mio parente e dopo attimi di freddezza abbiamo parlato d'altro e dopo una mezz'ora ho salutato e sono andato via come se niente fosse accaduto. Certo lei si era detta offesa ma dire, indirettamente, a un immigrato (che tuttavia questo Paese ha accettato come permanent resident approvandogli la green card) che la porta è li, beh ripensandoci questo è offensivo. Molto più della mia opinione su una piccola stortura del sistema del jury duty.
Altro episodio, questo a lavoro. Il giorno dopo le elezioni parlavamo della vittoria di Trump e una collega americana era visibilmente distrutta, provata, disperata. Io sostenevo che nonostante non mi avesse entusiasmato né la Clinton né Trump, con Trump i rischi di nuove guerre saranno minori perché sembra un isolazionista poco propenso a fare guerre. E parlando di guerre, sostenevo che gli Americani, nonostante abbiano aiutato noi Italiani a liberarci dal nazi-fascismo, in molte occasioni sono intervenuti in guerre che non li riguardavano e ne hanno iniziate altre che potevano sicuramente risparmiarsi.
Al che la collega democratica (ma il patriottismo qui è trasversale, non solo repubblicano) mi fa:
Gli Stati Uniti sono il cane da guardia del mondo.
Io: Cosa? Ma perché devono sempre fare guerre e intromettersi in faccende che non li riguardano?
E lei: Ma perché è così. E' normale, è sempre stato così. It's a given (va da se che deve essere così). Noi siamo il poliziotto del mondo, e poi se non interveniamo noi chi lo fa? Non c'è nessun altro pronto a farlo.
Io: No, no. Questa idea è piuttosto arrogante da parte degli Americani.
Lei: Eh perché? Noi dobbiamo agire come il buon samaritano. Lo ripeto, se non interveniamo noi chi lo fa?
E io: Ogni popolo dovrebbe cercare di liberarsi dei propri dittatori senza troppe influenze esterne. Cosa diresti tu se un altro Paese invadesse gli Stati Uniti per cercare di risolvere i vostri problemi?
Lei con uno sguardo incredulo come a dire: Eh, ma cosa dici? Non sono gli altri a dover intervenire da noi in Usa, noi siamo i buoni e giusti, il cane da guardia, il poliziotto del mondo, il buon samaritano. Siamo noi a dover intervenire nel mondo.
Al che un mio collega, italiano, che ascoltava la conversazione si è inserito rivolgendosi a lei con un paio di punti che non avevo ancora considerato: Si ok ma non dimenticare anche i danni che a volte avete provocato nel mondo, come in Vietnam e vogliamo parlare delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki?
Io: Giusto! Milioni di morti innocenti. Altroché.
Lei, un pò spiazzata e in difficoltà: Ehm si però era una bomba tedesca...
Ed è rimasta in silenzio, non sapendo più cosa dire.
Io e il mio collega non abbiamo voluto infierire, non va bene creare polemiche inutili su questi temi, in ufficio. Si rischia facilmente di offendersi a vicenda. E quindi l'abbiamo finita lì. Dopo abbiamo parlato di altre cose, con cordialità e gentilezza, come sempre, però ho riflettuto che è questo il patriottismo americano che non mi piace.
Io penso che venga inculcato agli Americani sin da bambini, un pò come inculcano le idee dell'islam radicale ai bambini del medio oriente. Non è un caso che all'inizio di tutte le lezioni a scuola facciano recitare il giuramento alla bandiera...da noi in Italia la cosa sarebbe considerata molto strana, nessuno lo farebbe, o comunque pochi lo farebbero con convinzione. Non dimentichiamoci che l'inno italiano lo cantiamo solo durante le partite della nazionale di calcio. Il nostro patriottismo si rivela solo nella cucina italiana, che reputiamo la migliore del mondo. Guai se uno straniero ci dice il contrario!
Gli Americani sono convinti di essere il miglior popolo al mondo, ma vanno accettati così. Loro amano gli altri Paesi e alcuni popoli in particolari e noi Italiani per fortuna siamo tra questi ma guai a mettere in discussione che non possono dare lezioni su tutto, anzi spesso potrebbero addirittura prenderne. E contraddirli sul patriottismo è una cosa che a loro non piace proprio...se pensi così puoi anche tornartene da dove sei venuto perché loro amano tutti e sono aperti alla diversità ma tu sei sempre un immigrato, un non americano e quindi per loro sarai sempre un gradino al di sotto della Greatest country in the world, della migliore democrazia del mondo. Certo si potrebbe ricordargli che in ben due occasioni recenti il candidato presidente che ha preso più voti popolari poi non è stato quello ad andare alla Casa Bianca (Al Gore e la Clinton) ma non vorrei essere lapidato, impiccato e poi bruciato in piazza, a Times Square. E quindi questo non glielo dirò mai, insomma...forse.