domenica 9 settembre 2018

Starbucks apre a Milano

Questo weekend Starbuck ha aperto le porte a Milano e molte persone hanno fatto la fila sin dalle 4am per entrare nella prima caffetteria italiana della iconica multinazionale di Seattle.
In breve tempo i social si sono riempiti di commenti di forte indignazione:
Che orrore!
Il caffè americano fa schifo!
Non potete chiamarlo vero caffè!
Ma come si fa a pagare 4 euro per quell'acqua sporca?
Se ne tornino in Usa, il vero caffè è l'espresso italiano dei nostri piccoli bar.
Chi sono quegli idioti che hanno fatto ore di fila per entrare da Starbucks? 

Insomma se vendiamo la Nutella a New York, il Parmigiano Reggiano a Tokyo e il Prosciutto di Parma a Mosca, la globalizzazione va bene ma se arriva Starbucks a Milano è un attacco alle nostre tradizioni culinarie.

La critica principale è sul prodotto caffè. Quello di Starbucks farebbe schifo e quindi perché andare a spendere i propri soldi li?
Chi critica Starbucks non ha capito che...non si va da Starbucks per il caffè. Starbucks non c'entra niente con il caffè. Si va da Starbucks per l'atmosfera, per le luci soffuse, i colori verde e marrone della natura, l'odore del caffè tostato, la musica jazz.
E soprattuto si va da Starbucks per il wi-fi gratis. Puoi entrare li, sederti ad uno dei tanti tavolini e stare li col tuo portatile per ore senza che nessuno ti chieda di ordinare. Sanno che per riconoscenza il cliente un dolce o un caffè lo comprerà in quell'arco di tempo e se anche non dovesse farlo, lo farà un altro giorno. Non c'è problema.

Io in inverno ci vado spesso.
E' un luogo frequentato da ragazzi e ragazze che vanno lì per studiare.
E' un luogo in cui gli amici si danno appuntamento per fare due chiacchiere e poi magari andare in qualche altro posto. E' un luogo in cui si fanno colloqui di lavoro. Anni fa sostenni il mio colloquio di lavoro proprio in uno Starbucks in un'atmosfera informale con il CEO della azienda che, tra parentesi, poi decise di assumermi. Forse anche per questo ci sono affezionato.
Qui non esistono le piazze all'italiana. Le piazze sono gli Starbucks.

Vi racconto un episodio divertente che mi accade da Starbucks qualche anno fa. Un pomeriggio ero lì con il mio macbook, seduto a un tavolone rettangolare attorno al quale c'erano altre 7-8 persone, ragazzi e ragazze che studiavano e facevano gli homework dell'high school e dell'università. Una ragazza bionda molta carina, sui 20 anni, mi chiede: Do you know Matt? E io: No I don't. La mia mente è strana e le rotelle girano sempre troppo in fretta e non so perché ma pensai che si riferiva a qualche suo amico che frequentava spesso quello Starbucks. Solo una volta uscito fuori realizzai che intendeva dire Do you know math? Conosci la matematica? E certo che la conoscevo, ho studiato al liceo scientifico! E ho seguito anche un corso al community college. Parafrasando Vasco Rossi ho perso un'altra occasione buona...colpa delle rotelle impazzite della mia mente. Insomma Starbucks è anche un luogo in cui si possono fare conoscenze interessanti...quando non hai la testa tra le nuvole.

Tornando alle polemiche io dico sempre Live and let live. Se il caffè di Starbucks fa schifo ed è troppo caro, gli Italiani, passata la moda, non ci andranno più e lo faranno fallire. Ma se  Starbucks riporta in Italia lo stesso concetto americano io scommetto che Starbucks avrà un grande successo proprio perché, ripeto, Starbucks non ha niente a che fare con il caffè. Il caffè è un dettaglio secondario e non lo si beve in piedi in due minuti come al bancone di un bar italiano. Si va da Starbucks per l'atmosfera. E per trascorrere qualche ora di relax.

Comunque che siate Starbucks-lovers o Starbucks-haters vi lascio con questo interessante video in cui il fondatore di Starbucks racconta di come trasse ispirazione proprio dai bar italiani.

Starbucks Journey to Milan:


2 commenti:

  1. Sarà interessante vedere se avrà successo pure in Italia
    Promette abbastanza bene

    RispondiElimina
  2. Io lo adoro!! Doveva aprire anche a Roma...ma quando?

    RispondiElimina