sabato 29 settembre 2018

Italiani che emigrano all'estero, Italiani che restano in Italia

Italiani che emigrano all'estero, Italiani che restano in Italia. Tutti Italiani ma due popoli apparentemente diversi che si criticano a vicenda:
Voi non avete avuto il coraggio di emigrare! E' comodo stare a casa dei genitori e non dover pagare vitto e alloggio!
Voi siete scappati dall'Italia! Noi siamo rimasti qui a lottare per migliorare le cose! 
Dopo tanti anni all'estero queste polemiche le ho lasciate alle spalle anche se ogni tanto rispuntano fuori. Per me sono semplicemente scelte di vita. Cosa penso degli Italiani rimasti in Italia? Li rispetto e li ho sempre rispettati. Alcuni avrebbero voluto andare all'estero ma gli è mancato il coraggio, altri senza un euro o senza un appoggio all'estero hanno dovuto rinunciare a partire. Molti altri non hanno mai voluto emigrare, non tutti abbiamo lo stesso desiderio, e profondamente legati al proprio paese o alla propria città hanno deciso di restare nonostante la situazione economica degli ultimi anni sia molto difficile.  Sono scelte di vita e rispetto tutti.
Spesso, però, chi è rimasto in Italia tira fuori dal cilindro una frase ben nota a noi che siamo all'estero:
Troppo facile andare all'estero, noi siamo rimasti in Italia a lottare!
Vorrebbero farti sentire in colpa, come se tu fossi un egoista ingrato che ha lasciato gli altri soli a "combattere" contro le cose che non vanno bene nel nostro Paese. Sottolineo nostro perché è anche il paese di chi è emigrato. E se per caso continui a interessarti dell'Italia, a dare giudizi e anche, perché no,  a criticare le disfunzioni italiane, ti dicono velatamente o esplicitamente che la tua vita e' all'estero e non dovresti più interessarti dell'Italia. 
Vorrei chiarire alcuni punti,  senza polemiche, per comprenderci meglio noi popolo di emigrati e voi popolo dei rimasti in Italia.
1) Non è facile andare all'estero, non e' tutto rose e fiori. Nessuno ti regala niente. Quando scendi da quell'aereo non trovi un tappeto rosso alla fine della scaletta. Andare a vivere lontano da genitori, fratelli, sorelle, nonni e amici di una vita, quelli veri che nel nuovo Paese non troverai mai più, non è una passeggiata di piacere.
2) Agli Italiani che come me sono andati a vivere all'estero non hanno tolto né il passaporto italiano, né il diritto di parola e di critica all'Italia. Alcuni dicono: Tu stai bene all'estero. Perché ti interessi dell'Italia? E io rispondo che chi vive all'estero inizia ad amare l'Italia anche più di quando stava in Italia perché realizza che l'Italia nonostante tutto ha anche tantissimi pregi. E ci dispiace se molte cose non migliorano. Molti di noi emigrati hanno vissuto 25-30 anni in Italia, hanno studiato all'università italiana prima di emigrare. La nostra cultura è totalmente imbevuta di italianità. Ci sentiamo Italiani al 100%. E' impossibile andare all'estero e tagliare il cordone ombelicale. Ci informiamo ogni giorno su cosa accade in Italia, seguiamo tutte le vicende di cronaca e di politica grazie ad internet. Ci sentiamo regolarmente con amici e parenti via Messenger, Skype, Whatsapp.
3) Perché siamo ancora interessanti all'Italia e non pensiamo solo alla nostra vita all'estero? Semplice. Siamo interessanti all'Italia perché abbiamo familiari e amici che hanno qualche difficoltà in questo periodo storico e poiché non pensiamo solo alla nostra vita all'estero vorremmo vedere dei miglioramenti anche per loro. Inoltre alcuni di noi vorrebbero tornare in Italia se solo le condizioni lavorative migliorassero un pò. Molti potrebbero dire: si ma voi non siete restati con noi a lottare. E io mi chiedo: lottare come? E faccio due esempi di quando, dopo oltre 6 anni in Usa decisi di tornare in Italia, e credo di aver lottato un pò a mio modo.
4) Tornato in Italia, dopo 6 anni in Usa, trascorsi mesi a inviare CV dalla mattina alla sera. Dopo tante email ignorate e rifiuti trovai lavoro, uno al Nord e uno al Sud. L'azienda del nord era gestita da una coppia, marito e moglie, scorbutici, scorretti ed arroganti. Mi assunsero con delle condizioni e poi si rimangiarono la parola. Mi licenziai dopo una settimana. Li spiazzai perché nessuno lo aveva fatto prima. Tutti avevano accettato il loro contratto di lavoro di 6 mesi subendo il loro modo di fare (me lo confermò poi il recruiter che me li fece conoscere). Licenziarmi fu la mia piccola lotta. Rifiutare di essere sfruttato, trattato male e preso in giro. Trovai poi lavoro in una compagnia del Sud, anche li durante il colloquio tante belle parole e promesse ma quando mi fecero l'offerta, dopo un training di due settimane durante il quale nessuno sapeva quanto ci avrebbero offerto in caso di assunzione...mi offrirono 500 euro al mese. Rifiutai ma molti ragazzi accettarono e ricordo ancora le loro frasi rassegnate: meglio di niente. Se tolte le spese di benzina per arrivare a lavoro a fine mese ci restano anche solo 30 euro, è sempre meglio di niente. Io me ne andai. Fu un'altra mia piccola lotta. Loro restarono. Se tutti avessero rifiutato e forse quegli imprenditori avrebbero capito che con 500 euro al mese gli impiegati ci fanno la fame e avrebbero alzato gli stipendi. Invece per ognuno che rifiutava c'erano 100 altri ragazzi che bussavano alle loro porte con il CV in mano. 500 euro per un lavoro full time, per cui dovevi lavorare anche il sabato o la domenica? Non scherziamo. Non ce l'avrei fatta senza l'aiuto dei miei e a quasi 40 anni non mi andava di farmi sfruttare e di dover chiedere aiuto, vitto e alloggio ai miei. E dopo il tentativo "ritorno in Italia" ho deciso di tornare in Usa, dove cinque anni fa mi hanno riaccolto a braccia aperte offrendomi uno stipendio molto molto più alto di quelli che mi avevano proposto in Italia. Certo mi mancano molte cose dell'Italia ma almeno vivo una vita economicamente serena e posso mantenermi da solo senza l'aiuto dei genitori. 
Sono scelte di vita. Non me la sento di giudicare con severità chi decide di accettare stipendi da fame. Ognuno ha la propria storia. Ma non ditemi che tutti quelli che restano in Italia sono rimasti a combattere anche perché tralasciando chi accetta o deve accettare condizioni da schiavismo siamo sicuri che chi dice di voler combattere per dei miglioramenti non contribuisca in realtà alla rovina dell'Italia? Come mai sono tutti combattenti e le cose non migliorano? I conti non tornano. I piccoli evasori ci sono ancora. Le raccomandazioni e i concorsi truccati ci sono ancora. I professionisti che ti dicono 80 senza fattura e 100 con la fattura ci sono ancora. Gli incivili che non ti fanno passare sulle strisce pedonali ci sono ancora. I falsi invalidi ci sono ancora. I negozianti e i tassisti che dicono che il POS è rotto e vogliono solo contanti per poter evadere le tasse ci sono ancora. Gli elettori che danno il proprio voto ai mafiosi in cambio di 50 euro ci sono ancora. E allora mi chiedo: ma con tutti questi combattenti come mai le cose non cambiano? Non è che i combattenti veri in realtà sono poche migliaia e il resto sono milioni di persone? 

10 commenti:

  1. Il post mi sembra dia per scontato che chi va via viene visto male da chi resta, buona parte del post è passato a "giustificare" perchè uno se ne è andato...
    Per quanto mi riguarda non è mai stato così, ma ogni persona è diversa e probabilmente c'è anche chi avrà l'atteggiamento che dici tu...

    Ma devo dire che il discorso sul fatto che ci si sente italiani anche all'estero è piuttosto convincente...

    Che dire ? Leggendoti mi sono fatto l'idea che forse la situazione non è semplice e lineare come pensavo, ma le cose sono più complesse...
    Ci sono italiani che nel loro piccolo combattano e altri che se ne fregano, così come penso ci siano persone che partono, provano a tornare, ma sono costrette a ripartire mentre altri se ne sono andati alla prima botta senza voltarsi indietro e nemmeno tentare di cambiare qualcosa
    In mezzo a questi due estremi di comportamento (sia di chi parte, sia di chi resta), tante sfumature...

    Diciamo che sospendo il mio giudizio per ora, in attesa di chiarirmi le idee, forse entrambi abbiamo delle ragioni

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    1. Mi fa piacere che hai sospeso il giudizio. Le persone intelligenti valutano e cambiano anche idea a volte. Io non voglio giustificare chi è partito perché per me non è una colpa partire. Sono scelte di vita. Tu non sai quante volte ho "difeso" gli Italiani rimasti in Italia dagli attacchi degli Italo-Americani quando dicono che in Italia vogliamo stare tutti comodi a casa dei genitori, non abbiamo voglia di lavorare etc. Ci descrivono così, pigri e senza voglia di fare. E invece molti sono proprio l'opposto. Tra parentesi anche in Usa molti ragazzi stanno iniziando a vivere con i genitori sempre più a lungo. Comunque in Italia conosco migliaia di persone molto sveglie e in gamba che qui in Usa avrebbero sicuramente successo e una vita economicamente più dignitosa e soddisfacente. Quindi che dire, non critico chi è rimasto così come nessuno dovrebbe facilmente criticare chi è partito. Siamo sempre tutti Italiani e sono semplicemente scelte di vita. Peace.

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    2. Esatto, sono scelte di vita.
      Perfettamente d'accordo.

      Proprio per questo dico che abbiamo entrambi delle ragioni
      Quanti sono quelli come te, che provano a restare, ma si accorgono che non c'è verso ?
      Probabilmente la maggioranza: in fondo ognuno resterebbe volentieri nella propria terra se potesse viverci una vita dignitosa
      Vale sicuramente per le vecchie generazioni
      Ma per i più giovani, in un mondo ormai globalizzato, non sono così sicuro che si parta solo "per necessità", anche se questi li ritengo maggioranza ancora oggi

      Il fatto è che non esistono parametri precisi per stabilire quando uno non fa nulla per cambiare certe situazioni: magari uno dopo 5 lavori a 500 Euro al mese si stufa ma continua a lottare, un altro dopo 1 lavoro a 1000 Euro e due proposte di lavoro alla stessa cifra trova la cosa inaccettabile e parte

      Del resto, se una persona è libera di fare questa scelta di vita (e lo è!), altri sono altrettanto liberi di pensare che non si è combattuto abbastanza
      La libertà di opinione è sacra ed è di tutti, anche quando non piace
      Lo dico perchè vedo che il 95% delle persone reclama la libertà di fare quel che vuole della sua vita (giustamente), ma non riconosce agli altri la libertà di avere l'opinione che vogliono su di loro
      Ma anche qui ogni persona ha il suo metro di giudizio

      Personalmente resto convinto che OGGI chi non fa nulla per cambiare l'Italia ci sia pure tra chi emigra, e che questi non abbiano il diritto di criticare chi resta
      Ma è difficile quantificare, ci sono motivazioni e opinioni (tutte lecite, in quanto opinioni) diverse sia tra chi parte sia tra chi resta e guarda chi parte
      Leggendoti mi accorgo che il problema non è semplice e lineare come pensavo, ma ci sono molte sfaccettature da considerare

      Per questo attualmente sospendo il giudizio

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  2. non potrei essere piú d'accordo, con tutto il post. Tra l'altro io mi sono sentito dire piú volte "beato te che sei in Germania" da gente che non si é mai spostata piú di 50 km, e che in Germania non durerebbe due settimane.

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  3. Devo dire che sono d'accordo con l'intero post e parlo da italiana residente in Italia. Seguo il tuo blog da circa un anno e questo post mi ha colpito come non mai, come posso scriverti direttamente?

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  4. Sicuramente questo è sempre un argomento che trova molti appassionati, alla fine è come confrontarsi con due squadre di calcio, dove i tifosi avversari hanno sempre opinioni contrastanti. Il post nel suo contesto non fa una piega, mi ci trovi completamente d'accordo ma i problemi che avvolgono i due paesi sono oramai noti e stranoti. L'america non sarà per molti la terra natia ma la terra che ha permesso di crearsi/inventarsi una nuova vita. L'italia può essere per i nativi la terra più bella e sacra, ma anche vivendoci si cerca sempre di ottenerne il meglio per spirito di appartenenza e per esigenze personali. Lavoro, amore, soldi e passioni si cercano e si trovano ovunque decidiamo di stabilirci, Italia, America, Germania, Svizzera, Argentina ecc...ma chiunque decida di andare all'estero, volente o nolente porterà le prorpie radici nel cuore, talvolta cercando di rinnegarle per convincersi di aver fatto una scelta saggia e giusta sia che si sia andati o che si sia rimasti ma il diritto sacro di essere Italiani non verrà mai tolto a nessuno in nessun caso...take care!

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    1. Non vorrei che quello che ho detto finora venisse frainteso, non fatemi passare per "il cattivo"
      Io (esempio estremo, tanto per far capire) ho fatto 10 lavori a 800 euro al mese, ho litigato con i capi delle varie aziende perchè non rispettano i miei diritti fondamentali, vado a rompere le balls ai sindacati...
      Poi ci sei tu con un lavoro a 1000 euro che lasci dopo una settimana perchè ti senti sfruttato e allora prendi e parti per l'estero
      Hai il diritto di farlo ? Si
      Ho il dirito di avere l'opinione che voglio di te (anche negativa) ? SI

      Tu sei libero, io sono libero

      Non posso dirti se partire o meno, non puoi dirmi tu cosa devo pensare
      Non è una questione di giusto o sbagliato, fa parte semplicemente dei normali rapporti tra le persone in una società dove si vive tutti insieme e dove ognuno ha il proprio personale metro di giudizio
      Ci saranno SEMPRE persone che pensano non abbiate il diritto di parlare di certi problemi italiani mentre altre che pensano possiate farlo benissimo, ed è normale che sia così
      Fatevene una ragione e vivrete meglio, i rapporti umani funzionano (anche) così, imparate a conviverci
      Non potete protestare all'ingiustizia perchè alcuni vi giudicano come vogliono in base al loro personale metro di giudizio e non come piace a voi, fa parte delle libertà di ciascuno

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    2. Infatti ognuno è libero di pensarla come gli pare. Io negli anni ho semplicemente imparato a contare fino a 3 prima di dare giudizi affrettati. Sbagliavo anche io quando giudicavo troppo facilmente gli Italiani rimasti in patria, così come probabilmente sbagliano anche molti Italiani rimasti in patria a giudicare chi ha scelto di andare a vivere all'estero. Sono scelte di vita e giudizi personali che nessuno può cambiare ma quando si dialoga pacificamente come su questo blog si riescono a capire meglio anche le motivazioni e le storie personali di tutti. Ed è anche questo il bello di questi mondi virtuali che ci avvicinano tutti.

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  5. Sono d'accordo: anche io giudicavo male un pò tutti quelli che partivano (che poi non è vero, non giudicavo nessuno, semplicemente pensavo non avessero diritto di criticare chi resta, è diverso)
    Ma leggendo la tua storia i sono reso conto che sparare nel mucchio è sbagliato, bisognerebbe sapere le singole storie...
    Ma non è che tutti i diavoli siano ora diventati santi

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