sabato 15 settembre 2018

"In Italia funziona così"

In questi giorni in Italia si parla molto della chiusura domenicale dei centri commerciali.
Cassieri e commessi sono a favore del provvedimento perché. dicono, la domenica è fatta per  la famiglia. E tantissimi Italiani sono d'accordo con loro:  il centro commerciale aperto di domenica o durante le feste è nocivo per la famiglia. Ci sono alcune cose però che a me non tornano, ma forse è solo perché ormai la mia mente che si è americanizzata.

Ma vi racconto la mia esperienza perché uno dei primissimi lavori che ho fatto qui negli Stati Uniti è stato proprio il cassiere in un CVS ovvero un noto supermercato-farmacia. Ricordo che durante il colloquio di lavoro mi chiesero in quali giorni e in quali orari fossi disposto a lavorare. In seguito avrei capito che lo chiedono tutti, almeno negozi e banche, o al colloquio o tramite l'application form. In questo modo il negozio sa già su quali degli impiegati assunti può contare durante la domenica.
Per quanto riguarda le feste nazionali si decide qualche giorno prima.
Pochi giorni prima di Natale il manager chiese a me e ad altri ragazzi se fossimo disposti a lavorare il 24 o il 25 dicembre. Ovviamente non entrambi i giorni, ma uno dei due. Il 24 sarebbe stato pagato una volta e mezza e il 25 il doppio. Io dissi che ero disposto a lavorare il 24, anche perchè avrei finito in tempo per andare alla cena della vigilia di alcuni parenti. Altri dissero di essere disponibili a lavorare il 25. Tutto molto facile. Chi non poteva né il 24 né il 25 non veniva guardato male o licenziato.

In realtà il manager non aveva mai problemi di mancanza di personale perché a molti fa gola guadagnare la paga oraria per una volta e mezza o addirittura per due. Se guadagni 10 dollari all'ora e in una giornata porti a casa 80 dollari, non è proprio male se lavori il 25 dicembre e ne porti a casa 160. Anche perché solitamente chi lavora come cassiere non guadagna molto, sono ragazzini, ragazzi che non hanno potuto studiare all'università, signore di una certa età che lavorano part time anche se sono andate in pensione. Il laureato in America, non lavora come cassiere, è già in qualche ufficio a guadagnare 3 o 4 volte la paga di un cassiere. Insomma il manager deve sempre cercare di accontentare tutti quelli che liberamente si dicono disponibili: ok il 24 faccio lavorare te e il 25 il tuo collega.

E se nessuno fosse disponibile? Può capitare che tutti i cassieri abbiano già organizzato delle vacanze. Nessun problema. Il manager fa un giro di telefonate anche agli ex cassieri per chiedere se sono disposti a fare una sola giornata ma pagata bene. Qualcuno, credetemi, lo trova sempre. Flessibilità sul lavoro.

In Italia invece mi pare tutto più rigido ma mi hanno colpito i due motivi principali di chi si oppone alle aperture domenicali e festive:
In Italia non ti pagano di più se lavori di domenica o i festivi!
In Italia se ti rifiuti cercano di licenziarti!

Quindi mi state dicendo che negli Usa, terra della precarietà i lavoratori vengono trattati meglio che in Italia,  terra dei diritti sindacali? La cosa curiosa è che nessuno ha minimamente in mente che dovrebbero pagare di più e che dovrebbero lasciare la libertà al lavoratore di dire di no, senza conseguenze. E invece no, si oppongono perché in Italia è così: sfruttamento, paga regolare anche domenica e festivi e minacce di licenziamento se ti rifiuti.

Quindi riesco a capire le ragioni del rifiuto ma non riesco a capire e mi rattrista molto la frase rassegnata e arrendevole che ascolto ormai troppo spesso: In Italia funziona così. Invece di combattere contro queste ingiustizie si decide di chiudere tutto e di buttare il bambino con l'acqua sporca.

9 commenti:

  1. Ho riletto l'ultima frase 4 volte, per essere sicuro che non mi sia sfuggito nulla...
    Senza offesa, non ne ho la minima intenzione, ma mi dice una cosa del genere chi, invece di restare e combattere per cambiare le cose, ha scelto di mollare tutto e andare a vivere dall'altra parte del mondo ??

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    1. Scusami ma la tua frase invece non devo rileggerla e l’ho sentita tante volte: ma siamo sicuri che noi che siamo andati all’estero siamo scappati e quelli che sono rimasti sono tutti eroi che lottano per cambiare le cose? Se ci sono tanti virtuosi combattenti come mai le cose non sembrano migliorare? È retorica. Nessuno scappa e nessuno è un eroe. Sono solo scelte di vita.

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    2. Poiché io non vivo più in Italia non ho più il diritto di dire che secondo me bisogna combattere certe ingiustizie sul lavoro più che dire chiudiamo tutto? Quando mi è stata tolta la libertà di parola?

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    3. "Nessuno scappa e nessuno è un eroe. Sono solo scelte di vita"
      D'accordo al 10000%!

      "Poiché io non vivo più in Italia non ho più il diritto di dire che secondo me bisogna combattere certe ingiustizie sul lavoro più che dire chiudiamo tutto ?"
      Se si parla in generale delle ingiustizie sul lavoro va bene, se si parla delle ingiustizie italiane che ti interessavano direttamente in quanto vivevi in Italia, tu hai risolto facendo una precisa scelta (perfettamente LECITA): buttare acqua, bambino e recipiente dalla finestra e bruciare tutte le foto che avevi di lui, come non fosse mai esistito XD XD

      E' come se ti stufassi di cercare parcheggi e sopportare il traffico di Roma e risolvi il problema vendendo l'auto e facendoti un bel motorino
      E, ora che non è più tuo problema, rattristarsi (parola tua) perchè chi resta con la macchina (nessuno è un eroe) non trova la soluzione al dover sopportare il traffico e girare mezz'ora per un parcheggio
      Mi pare un non-sense (ripeto: senza offesa)

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    4. Non ti preoccupare, mi hai ispirato un post che scrivero' presto anche per chiarire meglio come la penso. Peace.

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  2. Sarà sicuramente interessante e stimolante ;)

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  3. Io sono ancora qui. Mi faccio il lato b tutti i giorni, per un'azienda guarda caso con la sede proprio a NY... ed è la più importante nel suo genere, un gigante poco conosciuto per altro.
    Ho scoperto (ma lo supponevo in ogni caso), che in Usa lo stesso mio profilo con la stessa mole di lavoro e meno ore guadagna molto di più anche in relazione al costo della vita. Sono qui a lavorare e ho quasi fatto un anno di attività, secondo l'amico che dice che vadoavivereinamerica gli italiani scappano, cosa dovrei fare? Semplice, visto che ormai ho la branda in ufficio e lavoro fino a non vederci più, farò domanda per la sede Usa, per farmi al massimo lo stesso lato B ma per più soldi, visto che qui pagano mica tanto. Ripeto non è vero che in Italia non si lavora, per quanto mi riguarda c'è emorragia di risorse nella mia azienda, perché visto i ritmi la gente vuole PIU' SOLDI, e ho visto scene di ex colleghi imbestialiti per l'eccessiva quantità di lavoro. Certo in Usa non sarà diverso, ma quando abbiamo saputo quanto guadagnano i colleghi Usa in rapporto anche al costo della vita... ecco indovinate un po'? E quindi plaudo al blogger e aggiungo anche che ha avuto un coraggio che pochi hanno. Il criticone farebbe bene a farsi un giro in USA e capire cosa vuol dire stare lì, è una sfida e visto che conosco bene quel paese, pur non abitandoci, lo sfido ad andarci. Cosa che io proverò a fare, se ne sarò all'altezza, e non si tratta di scappare, ma di sopravvivere meglio che qui, dove ti sfruttano come una bestia in rapporto a quanto ti pagano.

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    1. Forse questo esempio funziona meglio: sappi che io non sono sposato e non ho figli
      E' una mia scelta.
      Ho delle caratteristiche caratteriali estremamente individualiste che mi inducono a pensare che un matrimonio non sarebbe felice tanto più con figli
      Se capito in un forum/blog dove una persona discute su come sia difficile al giorno d'oggi trovare del tempo per dedicarsi ai figli adolescenti, tra stanchezza lavorativa tua e voglia dei figli di stare con la xbox o sui social invece che con un "vecchio rompiballe", posso ovviamente dire la mia opinione al riguardo
      Ma una cosa è dire la propria opinione un altra è che io, che HO SCELTO di non avere famiglia proprio per non avere certi problemi, rinfacci a chi la famiglia ce l'ha l'incapacità di non riuscire a risolvere questi stessi problemi
      Per me è senza senso (e magari anche offensivo)

      Anche io lavoro qui, e ho i tuoi stessi problemi
      Nessuno mette in dubbio la legittimità di fare fagotto e andarsene via, forse l'avrei fatto anche io se non avessi problemi di salute in famigklia che me lo impediscono
      Ma resto fortissimamente del parere che chi se ne va non ha il diritto di GIUDICARE/CRITICARE chi resta
      Almeno a me, le ultime 4 righe del post di Luca mi sembrano sia un giudizio sia una critica

      Può criticare le persone che non riescono a risolvere un problema la persona che ha avuto questo problema, lo ha affrontato e risolto, non chi ha scelto di "scappare" (termine ambiguo che potrebbe far pensare ad un giudizio negativo che non c'è, ma tecnicamente giusto senza essere ipocriti) e non affrontarlo proprio
      Ripeto che è una scelta pienamente legittima e senza alcun giudizio negativo da parte mia

      Spero di aver chiarito la mia posizione

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    2. Spiego tutto in un post. Rispetto le tue opinioni ma secondo me anche chi va via dall'Italia, dove magari ha vissuto per 30 anni e dove ha cercato anche di ritornare dopo vari anni all'estero, può dare giudizi e critiche sul Paese che ha lasciato. Nessuno toglie il diritto di parola e critica a un Italiano solo perché è andato a vivere all'estero. Certe critiche possono dare fastidio perché sembrano venire da chi italiano non lo è più ma andare all'estero non vuol dire perdere l'italianità. Siamo italiani anche se viviamo all'estero soprattutto se abbiamo vissuto in Italia per 30 anni, non per 3-4.

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