Una delle grandi differenze che ho notato subito tra l'Italia e gli Usa, e che mi colpisce ancora oggi, è la vita dei giovani tra i 20 e i 30 anni. Ne ho parlato già in qualche post ma vorrei fare un paio di altri esempi, molto recenti.
Nella mia compagnia c'è una ragazza sui 22 anni, laureata da poco, che sta terminando i suoi 3 mesi di internship. E' una ragazza che si è laureata, ripeto, a 22 anni. Le scuole superiori in USA durano 4 anni, un corso di laurea dura 4 anni, non esiste il fenomeno del fuori corso e quindi i ragazzi si laureano a 22 anni. Non 25, non 26, non 27 come in Italia (alcuni miei amici si sono laureati oltre i 30), no...22 anni e in molti casi anche 21. Tempo fa andai alla cerimonia di laurea di un mio amico in un palazzetto dello sport. Durante il suo discorso, pieno di lodi e incoraggiamenti per il futuro, il rettore disse che l'età media dei laureati della sua università era tra 21 e 22 anni. Pensavo di non aver sentito bene ma era proprio così. E pensare che in Italia mi sono laureato a 27 anni (vabbè, cari lettori, dai ho perso un anno con il servizio civile, eh). E non è un caso se le università americane in questi giorni, anno 2018, accoglieranno le nuove matricole con i cartelli di "Benvenuti, laureati del 2022". Perché è normale. E' matematica 2018 + 4 fa 2022.
Insomma, questa ragazza ci raccontava che durante i 3 mesi di internship ha sostenuto vari colloqui e alcune aziende sembrano interessate ad assumerla. Le hanno detto di farsi risentire alla fine dell'internship (tra parentesi ben pagato). Ci raccontava poi che vive con il suo ragazzo e dividono l'affitto. Spero di trovare un lavoro al più presto - ci ha detto - ma sono ottimista. Mi scoccerebbe non vedere un paycheck il prossimo mese sul mio conto bancario e dover ricorrere ai miei risparmi.
Insomma il problema di questa ragazza è solo evitare di usare i suoi risparmi per un mese d'affitto. Non pensa che potrebbe trovare lavoro tra 4, 5, 6 mesi. A New York? Il suo obiettivo è trovare lavoro nel giro di una o due settimane perché è così che funziona. Sei laureata, hai fatto un internship e già qualche colloquio? Al massimo un mese e stai già lavorando. Almeno a New York.
Il figlio di un mio conoscente ha 25 anni, si è laureato qualche anno fa, ha proseguito con il Master's e ora sta facendo ricerca in un'importante università della West Coast, neanche una delle più importanti. Poche settimane fa è andato a Boston ad una conferenza per presentare le ricerche del suo team. C'erano anche i rappresentanti di alcune aziende chimiche e uno di loro è rimasto colpito da quel giovane brillante. Il giorno dopo gli hanno mandato un'email con una proposta di lavoro. 120mila dollari l'anno per iniziare. Lui ci ha pensato un giorno e ha rifiutato. Vuole proseguire con le ricerche. Altre offerte, lo sa, arriveranno in futuro. E tra parentesi è ben pagato per la sua attività di ricerca.
Sono solo due esempi di giovani americani poco più che ventenni che hanno indubbiamente la vita in discesa. Ma ciò che colpisce è che non sono dei geni. Sono semplici ragazzi laureati, con un'intelligenza nella media, come tanti ce ne sono in Italia. Ho centinaia di amici che sono anche più svegli di questi ragazzi americani che a 25 anni guadagnano già tanto e hanno una carriera avviata. Solo che purtroppo in Italia arranchiamo con lavori sottopagati e iniziamo a lavorare molto più tardi di loro.
Ci sono delle eccezioni anche qui, io parlo della East e della West Coast, le zone più ricche e meritocratiche d'America, però in linea generale la condizione lavorativa dei giovani è di gran lunga migliore in America. E i giovani laureati italiani che si trasferiscono in America? Non i ricercatori geniali ma quelli che definirei "normali, nella media"...come me? Beh ho notato che certamente veniamo trattati molto bene ma rispetto agli americani veniamo comunque messi su un gradino inferiore. Sicuramente siamo contenti di percepire stipendi il triplo o il quadruplo rispetto alle stesse posizioni lavorative in Italia ma siamo pur sempre stranieri e qui in Usa la nostra carriera è un pò "frenata" e i nostri stipendi più bassi. Almeno se lavoriamo in aziende italiane gestite da italiani. Ma di questo, magari, ve ne parlo in un altro post.
Ciao complimenti per l'articolo molto interessante!! Però non ho capito perché alla fine hai scritto "Almeno se lavoriamo in aziende italiane gestite da italiani": qual è la differenza con le altre aziende? Attendo con ansia una tua spiegazione oppure il tuo prossimo post a riguardo :-)
RispondiEliminaUn paio di dubbi: L'America è sicuramente un paese molto meritocratico, ma la carriera frenata riguarda solo gli italiani che lavorano presso italiani o gli stranieri in generale ?
RispondiEliminaE' possibile che un italiano (o uno straniero in generale ?) essendo nato e cresciuto in una società con una mentalità in ambito lavorativo non-americana riscuota meno fiducia perchè ritenuto meno affidabile ?
I Giapponesi (grandi stakanovisti del lavoro, a quanto ne so) come sono visti ?
Luca, per il BACHELOR in America ci vogliono 4 anni, e non 3 come in Europa. La "Laurea" come l'abbiamo sempre intesa in Italia prima della riforma Bologna consiste in Bachelor + Master, minimo 5 anni in Europa (a seconda della facoltà) e 6 in USA.
RispondiEliminaio però ho trovato una situazione diversa da quella qui descritta: https://ilbolive.unipd.it/it/content/fuoricorso-usa-sono-piu-che-italia-e-difficili-da-recuperare
RispondiEliminaHo dato una lettura veloce. Poi lo rileggo con piu' attenzione ma mi sembrano dati davvero strani non in contatto con la realta' che ho conosciuto da vicino. Ma dove li hanno presi? Tutti quelli che conosco si sono laureati nei tempi. Cambiare indirizzo puo' capitare ma una volta scelto l'indirizzo di studi giusto e' davvero infrequente andare 2-3-4 anni fuori corso come in Italia. Se fanno un anno di esperienza all'estero e' un altro discorso e non tutti lo fanno. Mi sembrano dati davvero strani ma leggo meglio stasera. Grazie per il link.
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