giovedì 9 dicembre 2021

Voci di Italiani in America - Claudia Pessarelli

Vivo a: Milwaukee
In Usa dal: 1995
Professione: Farmacista in Italia, lettrice universitaria negli USA
Canali: Un’alessandrina in America  (pagina FB, Blog ed Instagram)

 

• Racconta la storia che ti ha portato negli USA:
Sono partita come moglie a seguito: a mio marito era stato offerto un trasferimento vantaggioso per la carriera a Pittsburgh. Giovani e senza figli, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: “Partiamo, giriamo gli Stati Uniti e poi torniamo in Italia”. Il contratto era per tre anni. Ho preso aspettativa dal lavoro di farmacista comunale, giusto per sentirmi con le spalle coperte se fossi voluta scappare; abbiamo salutato le famiglie, chiuso la porta di casa e siamo partiti all’avventura nel nuovo mondo. Sono trascorsi 27 anni quasi e siamo ancora qui.

• Di cosa ti occupi qui negli Stati Uniti? 
Ho trascorso i primi anni a fare la mamma perché volevo crescere nostra figlia, nata l’anno dopo il nostro arrivo negli Stati Uniti, bilingue e per questo motivo trascorrevo periodi lunghi in Italia con lei. I soggiorni in Italia le sono serviti non solo per capire che c’era una famiglia oltre a mamma e papà, ma anche per imparare a parlare bene, scrivere e leggere in Italiano, visto che fino alla fine delle elementari è riuscita a frequentare l’ultimo mese di scuola in Italia come “auditor”.  Nel frattempo avevo cominciato a dare lezioni di italiano e, quando lei era in quinta, mi fu chiesto di fare una sostituzione semestrale come lettore universitario in una delle università della città. Quella che doveva essere solo una sostituzione si è trasformata in un lavoro. Ho insegnato dieci anni in quella università, poi altri sei nell’univeristà pubblica dello stato. Ora sono in pensione...forzata, causa riduzione drastica dei corsi anche a causa del Covid, ma anche benvenuta perchè mi permette di viaggiare di più e tornare più spesso in Italia, dove c’è la nostra famiglia, o essere più disponibile quando mio marito può prendere ferie e possiamo fare qualche vacanza.
Ho ripreso a dare lezioni private, anche tramite Zoom, ai miei allievi storici, ormai diventati amici. Faccio traduzioni e scrivo. Mi sembra strano non lavorare più fuori casa, ma alla fine anche per età, essere in pensione non dovrebbe suonarmi strano...
Sono anche una delle amministratrici e organizzatrici del progetto USA Coast to Coast, che mi serve per coltivare belle amicizie con altri espatriati negli Stati Uniti.

 

• Qual è stato il tuo percorso per rimanere qui in termini di visti e green card?
Parliamo di prima del 2001: era un ambiente totalmente diverso in cui era tutto più facile. L’azienda americana, consociata a quella italiana dove mio marito lavorava, aveva potuto assumere mio marito perchè nessun americano avrebbe potuto ricoprire il suo ruolo (fatto molto importante per poter avere un visto). Lui era un manager in Italia con conoscenza del prodotto, che era un prodotto molto specifico con nessuna azienda americana concorrente, e bilingue italiano-inglese. A me era stato dato un visto che non mi permetteva di lavorare, ma avevo ricevuto il SSN. Non so aggiungere altro e devo ammettere la mia totale ignoranza su visti e permessi. Mi ricordo che quando è nata nostra figlia, nata in USA e pertanto cittadina americana per nascita, abbiamo chiesto la Carta Verde che ci è stata data molto facilmente proprio per le sue funzioni di manager (tanto che non mi ricordo di periodi in cui non sia potuta tornare in Italia perchè eravamo nel “limbo” ) e ci è stata pagata dall’azienda. Lo stesso processo seguito per i tecnici dell’azienda che avevano richiesto la carta verde allo stesso nostro momento, era stato molto più lungo e complesso proprio per la loro funzione non manageriale. Con la carta verde, avevo potuto iniziare a lavorare pure io.
Dopo dieci anni di carta verde e una vita ormai stabilizzata qui (alla faccia del “poi torniamo”) abbiamo chiesto la cittadinanza. Siamo diventati cittadini nel 2008. 

• Le prime impressioni da Italiana in USA e le prime differenze che hai notato rispetto alla vita in Italia?
Domanda difficile perchè è passato tanto tempo dalle mie prime impressioni. Mi ricordo che avevo tanto entusiasmo e non mi lasciavo scoraggiare da niente, neanche dal mio inglese maccheronico. Ho sofferto molta solitudine all’inizio, perchè allora non c’erano i social e fare amicizie era difficile. Sono sicura che oggi sia più facile. Però ho sempre trovato un amore incondizionato verso noi Italiani, se non perchè quasi tutti un antenato italiano dicono di averlo, almeno perchè in Italia ci hanno viaggiato o ci vogliono andare. Ho sempre incontrato persone molto gentili, non ho horror story, di rifiuto o razzismo nei miei confronti però non voglio che gli USA sembrino il paese delle meraviglie perchè non lo sono, non sempre. Quello che è fantastico è che ci si può reinventare e se si fanno le cose bene si viene premiati. Nello stesso momento puoi anche essere il migliore nel tuo campo, ma se non servi più, non si fanno problemi a lasciarti a casa, senza stipendio, senza assicurazione sanitaria e tutto il resto dall’oggi al domani.
Ammiro però il loro entusiasmo ed il non piangersi addosso,  si rimboccano le maniche e vanno aventi senza aspettare aiuti esterni. Non hanno nel DNA le lamentele che invece sono comuni agli italiani sempre pronti a trovare il lato negativo delle cose, ma mi spaventa l’accentuato individualismo. Gli americani si bastano e la loro libertà individuale diventa prevalente su tutto. Sono dei solitari. Questo non vuol dire che non sono generosi con i loro soldi...lo sono molto meno con i loro sentimenti e questo li pone all’opposto di noi italiani (parere personale!)

• Cosa hanno detto parenti ed amici quando hai detto che saresti andato a vivere negli USA? E cosa dicono oggi?
Sono rimasti scioccati. Avevamo appena finito di ristrutturare la nostra casa in Italia, non se lo sarebbero mai aspettati. 27 anni...e siamo riusciti a mantenere le amicizie che contano. Torniamo spesso ed in questo siamo privilegiati e appena mio marito andrà in pensione i periodi in Italia saranno più lunghi senz’altro. 


• Cosa ami e cosa non ami degli USA? Come ti sembrano gli Americani, amici, conoscenti, colleghi?
Quando sono in USA, mi manca l’Italia e viceversa. Amo degli Stati Uniti il fatto che puoi andare in giro come vuoi e nessuno ti giudica per l’aspetto esteriore. Amo la serietà, anche se a volte questa diventa rigidità. In molto sono diventata più americana che italiana e questo mi spaventa un po’ perchè non pensavo potesse succedermi.
Per esempio sono diventata precisina...tanto: l’approssimazione e non ricevere risposte certe mi manda in bestia. Mi piace che qui tutto funzioni e che tutto si possa fare online semplicemente. Non amo che mancano le città dove si va in centro e a piedi si può far tutto (New York, Chicago e poche altre metropoli dove c’è un vero centro non sono la rappresentazione fedele di come sono gli Stati Uniti!). Non amo che per vedere un conoscente, che magari incontri per caso al supermercato e non vedevi da anni, ti venga dato un appuntamento per un caffè dopo 3 mesi e dopo un “let me go home, look at my calendar and get back to you”...ma chi sei che sei così impegnato?
Sono ossessionati con il calendario, devono averti in programma per un giorno, salvo poi cancellare un appuntamento un’ora prima.
Non so se dopo tanti anni in USA qui ho amiche, di quelle vere, americane. Ho persone con cui mi trovo bene a fare sport oppure posso vedere per andare a vedere una mostra, ma non sono le stesse, si definiscono “buddies”, non “”friends” per un ambito definito della vita.
Eppure di primo acchito gli americani spiazzano perché sembrano tutti amiconi, danno confidenze che stupiscono noi italiani. 

• Uno degli episodi che ti ha fatto esclamare: “Siamo proprio in America!”
Quando siamo stati invitati ad una festa da amici dei nostri vicini, abbiamo portato una ottima bottiglia di vino rosso italiano e ci è stato detto che loro non bevevano vino rosso perchè temevano di macchiare la moquette chiara. Una cosa così non sarebbe mai stata fatta o detta in Italia!
 
• Cosa ti mancava i primi tempi in USA e cosa ti manca ancora dell’Italia 
All’inizio solo il cibo e la famiglia poi gli amici e pian piano anche i luoghi giornalieri.
Mi sembra di avere già risposto: sono a casa e non sono a casa in entrambi i luoghi. Divisa a metà. Per il cibo, ormai si trova tutto, di quel poco che non trovo ho imparato a farne a meno. La famiglia e gli amici se erano veri sono rimasti se no, non lo erano. Mi manca la vita quotidiana in Italia, la facilità ad arrivare al mare e in montagna, ma anche nelle città d’arte. Odio le distanze di qui e il dover prendere sempre aerei

• Quando torni in Italia provi il reverse culture shock ovvero noti qualche aspetto che ti colpisce che non avevi mai notato quado vivevi in Italia perché ti sembrava normale?
Noto che c’e` molto pressapochismo, c’è la tendenza a fregare gli altri per il proprio tornaconto e poco rispetto per la cosa comune. Una cosa che noto poi sempre di più è che quello che qui è il mantra: “lo spazio personale va rispettato”, che fa sì che una persona ti stia almeno ad un metro di distanza perchè altrimenti “invade il tuo spazio”, in Italia è un concetto sconosciuto: ti soffiano tutti sul collo e stanno appiccicati a te...
Qui viceversa ti abbracciano tutti quando ti salutano dopo averti visto per la prima volta in vita loro, mentre noi italiani-almeno quelli del nord come me- siamo più parchi in baci e abbracci con “sconosciuti”
 
• Pensi che rimarrai a vita negli USA o un giorno tornerai in Italia?
Metà e metà: con una figlia in USA, come faccio a tornare in Italia per sempre?

• Quali consigli vuoi dare agli Italiani che sognano di trasferirsi I America? 
Non posso dare consigli perchè la mia esperienza è troppo datata per essere valida. Quello che rimane valido dopo tutti questi anni è di non farsi troppe illusioni, perchè giustamente gli Stati Uniti vogliono proteggere i propri cittadini o chi è già qui legalmente prima di rilasciare visti a persone dall’estero, quando ce ne sono di più facili e meno costose da trovare sul mercato interno. Quindi il mio consiglio è di partire con una notevole specializzazione, trovare un lavoro in Italia e dare la propria disponibilità a trasferirsi qui. Poi c’è sempre la lotteria della Carta verde, ma davvero di quella non so niente!

Se vuoi, puoi inviare fotografie di 3 luoghi di dove vivi e dirci due righe sul perché sono significativi/importanti/caratteristici per te?


FOTO 1: 
Pittsburgh per me sarà sempre la mia città americana: quando mi chiedono da dove vengo...sono di Pittsburgh


FOTO 2:
Non mi piace l'inverno e vivo in un luogo freddissimo per molti mesi all'anno, ma la neve del mio giardino mi dà molta pace




FOTO 3:
Milwaukee dal lago



1 commento:

  1. Io non sono sicuro di aver capito che lavoro sia fare la lettrice universitaria...
    Sarebbe fare traduzioni ?

    Se qualcuno in Italia mi dice che invado il suo spazio stando a meno di un metro, gliele dò di santa ragione... :)
    Sarò italiano, che puoi farci ? Ma poi abbracciarti non è invadere il tuo spazio ?

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