Pochi giorni fa ho scritto un post in cui descrivevo la facilità con cui gli Americani cambiano lavoro o, per lo meno, la loro propensione mentale a cambiare. Il post ha suscitato un pò di incredulità da parte di qualche lettore italiano che sostanzialmente mi ha chiesto, nei commenti, se è mai possibile che gli Americani riescano a mettere da parte famiglia ed amici così facilmente pur di inseguire un lavoro migliore, in un'altra città o addirittura in un altro stato. La mia risposta è: si, è possibile, confermo e sottoscrivo, e anzi "rilancio" con un'altra idea, confermata dalla realtà e da
questo articolo di Monster.com, sostenendo che non solo gli Americani cambiano lavoro quando le cose un pochino male ma anche quando vanno benino perché qui, nonostante la crisi e con le dovute eccezioni, si può sempre trovare di meglio e l'articolo di Monster conferma questa mia tesi. L'articolo può suonare strano ad alcuni lettori ma la prospettiva americana è davvero diversa.
Sarà perché la disoccupazione è a livelli bassissimi, sarà perché la meritocrazia è presente, fatto sta che gli Americani non cercano il posto fisso e lo guardano con sospetto perché chi si ferma è perduto e il segreto è cambiare. Ovviamente l'autore non si riferisce a chi all'interno della stessa azienda riesce a ottenere promozioni e aumenti sostanziosi nel giro di un breve periodo ma queste sono situazioni da film, o meglio ci sono ma non così frequenti come si possa pensare, per tutti i comuni mortali la storia è diversa e bisogna sudare sette camicie per raggiungere dei risultati e se si arriva a un punto di stallo, senza scatti in carriera o aumenti sostanziali, con la consapevolezza che niente di li a breve cambierà, l'unica cosa da fare è cambiare. Guardarsi attorno, andare a fare colloqui e arrivederci e grazie quando si trova una compagnia migliore.
L'autore dell'articolo suggerisce la regola dei 4 anni. Se in quel periodo gli aumenti e le promozioni tardano ad arrivare, è tempo di cambiare, vi siete adagiati troppo, dovete darvi una mossa.
Non solo, restare troppo a lungo nella stessa compagnia può essere considerato controproducente. Una tale "stabilità" può far pensare ai potenziali datori di lavoro che non siete dinamici, vi siete impigriti, non avete ambizioni e probabilmente non siete propensi al cambiamento e quindi anche più difficili da inserire in una nuova azienda, soprattutto quando vedono che non avete avuto avanzamenti in carriera e siete rimasti magari anche 8-10 anni nella stessa azienda.
Dal punto di vista italiano l'idea di cambiare lavoro può fare paura o alla meglio ci mette un pò in ansia. Prendiamo il mio caso. Mi trovo bene con tutti, i colleghi e i superiori sono simpatici, sembra quasi una famiglia, non ho particolari difficoltà, tutto è ormai molto facile e senza sorprese. L'idea di cambiare lavoro mi fa pensare al fastidio di andare a fare colloqui, cambiare città, cercare un nuovo appartamento, mettermi a fare un trasloco... Aspetta un attimo, dico a me stesso, ci pensiamo tra un paio di mesi. Allo stesso tempo qualcos'altro mi dice di cambiare. Perché l'idillio è solo apparente e se considero un piccolo avanzamento e un piccolo aumento agli inizi, la situazione è rimasta statica, troppo statica, non sto imparando niente di nuovo, non vedo possibilità imminenti di avanzamenti e nonostante sia molto apprezzato dal mio manager, l'aumento promesso sta tardando ad arrivare (da oltre un anno) e sto iniziando ad annoiarmi. Non sarà tempo di cambiare? Se osservo alcune giovani colleghe americane devo dire che la mentalità è totalmente diversa. Molto americana, ovviamente. Laureate nei tempi, perché qui non esiste il fuori corso, a 22 anni hanno iniziato a lavorare, hanno cambiato due tre compagnie e sono da poco approdate alla nostra. Guadagnano più di me (alcune per merito altre un pò meno) e sono accomunate da una caratteristica: hanno sempre cambiato anche quando stavano bene. Addirittura continuano a cercare lavoro e a fare colloqui anche adesso che a solo tre anni dalla laurea guadagnano già moltissimo, hanno quell'ottimismo e quel dinamismo meno presente in noi italiani perché gli avranno insegnato, come un mantra, che le opportunità in questo Paese sono sempre dietro l'angolo e non bisogna mai adagiarsi. Ecco forse dovrei prendere esempio da loro e rimboccarmi le maniche. Non dovrei più pensare che mi attivo tra un paio di mesi. E' così che passano gli anni e chi si ferma è perduto.