sabato 25 settembre 2021
Uncle Sam
martedì 21 settembre 2021
Colloquio e test per la cittadinanza americana
Stamattina è stato il grande giorno del colloquio e del test per la naturalizzazione americana. Poiché la sede di questi colloqui è sempre ad Hartford, la capitale a due ore da casa, ho deciso di andarci il giorno prima, per fare una breve visita alla città e dormire in hotel.
Cosi' ieri pomeriggio ho fatto il turista e ho visitato la casa di Mark Twain, il Soldiers and Sailors Memorial Arch e il Bushnell Park e poi sono andato a dormire in hotel. E stamattina sono andato al Federal Building alla sede dell'USCIS. Un piccolo momento ansiogeno è stato prima di entrare perché tra le cose da portare c'era il passaporto, la lettera dell'USCIS, la green card...e una penna. Ero convinto di averla messa nella cartellina ma l'avrò tirata fuori ieri sera per qualche ragione. Così mi fiondo in un piccolo market di fronte al Federal Building e chiedo se per caso vendono delle penne. Hanno solo panini, caffè e bevande gassate ma un ragazzo al bancone me ne da una delle sue usate. "It's 5 dollars," mi dice mentre sto per uscire. Mi volto e gli dico "Ah ok sorry, you want $5 dollars for it?" e metto mano al portafogli. "No man, I am just joking," e sorride. "Ah thank you, you saved my life," e corro di nuovo verso il Federal Building. I funzionari ci fanno passare tutti sotto i metal detector e poi ci fanno accomodare in saletta. Dall'altra parte ci sono una decina di funzionari di immigration che fanno i colloqui, ogni tanto ne esce uno che chiama un nome e lo porta dentro nel suo ufficio. Finalmente arriva il mio turno, il funzionario è una signora sulla quarantina, vestita in modo casual, cordiale ma dall'espressione decisa e seriosa, come richiede il colloquio. Devo dire che incutono più timore i funzionari del JFK Airport. Quelli di oggi hanno un aspetto meno arcigno seppur abbastanza serioso.
La funzionaria mi fa accomodare nel suo ufficio, lei siede alla sua scrivania e io dall'altra parte di fronte a lei. Inizia chiedendo di pronunciare il mio nome e cognome, poi chiede di darle la patente e la green card e ne fa una copia. Poi chiede di mettere l'indice destro e l'indice sinistro sul dispositivo per le impronte digitali e poi chiede di abbassare la mascherina per farmi una foto.
Mi mostra un grande iPad alla mia sinistra e lo accende. C'è scritto: Who elects the Congress? Non capisco se è già una domanda del test. Eppure non è una delle 100 domande ma penso comune a quale risposta darle ma quando dico "The people..." mi ferma e dice con un sorriso "You don't have to answer this question, just read what's on the screen". Ah era una prova di lettura! E leggo: Who elects the Congress? Poi lo schermo si fa bianco, come fosse un foglio di quaderno. "The people elects the Congress," mi dice lei a voce, e aggiunge: "please, write what I said". Scrivo la frase sull'iPad con la penna magnetica.
Poi dice "Now we start the test. I will ask you some questions..." (Come descritto in un post precedente per il test bisogna imparare le risposte di 100 domande specifiche e al test bisogna rispondere correttamente ad almeno sei su 10). Ecco le domande e la mia risposta in parentesi:
1) What is one promise you make when you become a United States citizen? (Give up loyalty to other countries)
2) Who lived in America before the Europeans arrived? (American Indians)
3) The House of Representatives has how many voting members? (435)
4) What is the political party of the President now? (Democratic)
5) When do we celebrate Independence Day? (July 4th)
6) Name two national U.S. holidays (Independence Day and Thanksgiving)
Poiché ho risposto correttamente a 6 su 6 non c'è bisogno di andare oltre e quindi il test si ferma qui.
Poi mi fa delle domande a raffica: Hai mai fatto parte di un gruppo terrorista? Hai mai dichiarato il falso a un funzionario americano? Hai mai avuto problemi con alcol e droga? Hai mai compiuto atti di violenza contro cittadini americani? Hai debiti con il fisco? Hai mai fatto parte di un partito comunista? Sei mai stato in Corte? A questo punto dico che ci sono stato una volta per una multa per eccesso di velocità (e non avevo con me in auto registration e assicurazione). Mi chiede se è successo più di anno fa. Rispondo di sì, molti anni e fa e mi dice: it's ok, it doesn't matter.
Termina con le domande alle quali dovevo rispondere sempre no e inizia una raffica di domande alle quali devo rispondere sempre si: Sei disposto a prendere le armi qualora ci fosse bisogno per difendere gli Stati Uniti? Sei disposto ad aiutare anche se non dovessi prendere le armi, dei militari americani? Sei disposto ad aiutare nel caso di...E sei disposto ad aiutare in questo altro caso...
Poi mi chiede come ho preso la green card e le dico tramite sponrizzazione di lavoro. Mi chiede il nome della compagnia e chiede di farle lo spelling. Mi chiede se lavoro ancora con loro e quando dico si rimane un attimo colpita. Non tanti restano nella stessa compagnia per così tanti anni e me sono già 8. Mi chiede il mio indirizzo corrente, quello precedente e il mio numero di telefono. Poi chiede se sono uscito fuori dagli Usa dopo aver fatto la domanda per la cittadinanza. le dico si ma non ricordo bene le date. Ma ce le ha già lei sul suo PC e io confermo che sono corrette.
Poi mi fa firmare un modulo in cui dichiaro di aver detto tutta la verità e...mi da lei la penna! (Ok, la corsa al Deli è stata inutile).
E poi finalmente mi dice: Ok you passed your test. Congratulations. E mi da un modulo che lo attesta. "Tienilo con te e portalo con la green card alla cerimonia del giuramento." Chiedo se sa quando sarà più o meno e mi dice che riceverò una lettera a casa, comunque entro un mese. Si congratula di nuovo e mi accompagna gentilmente all'uscita.
E così esco dal Federal Building e mi avvio a piedi verso l'hotel mentre invio messaggi per aggiornare parenti ed amici. Mentre iniziano ad arrivare i primi messaggi di congratulazioni mi siedo cinque minuti a una panchina del parco. Quante ne ho passate per questo traguardo - penso- quasi 20 anni fa ero appena arrivato e non sapevo come diamine avrei potuto fare a restare oltre i 90 giorni da turista ed ora ero li appena uscito da un ufficio Federale con nuovo status di cittadino americano. Il giorno del giuramento porterà altre emozioni ma oggi è stata sicuramente una delle giornate più importanti di questa avventura americana.
martedì 7 settembre 2021
11 settembre, venti anni dopo
Sono passati quasi 20 anni dai tragici attacchi dell'11 settembre 2001 e se provo a ricordare quel periodo, oltre agli aerei dirottati, le torri in fiamme, il crollo delle due torri, l'attacco al Pentagono, il volo United 93, mi vengono in mente i mesi successivi che non furono facili per me. All'epoca ero uno studente universitario di lingue e letterature straniere e mi mancavano ancora due anni per la laurea. I prof e gli studenti erano in maggioranza anti-americani e si mostrarono soddisfatti se non addirittura contenti per gli attacchi terroristici. Incredibilmente anche molti conoscenti e amici se non proprio in festa non riuscivano proprio ad empatizzare con gli Americani colpiti al cuore. "Se li hanno attaccati un motivo ci sarà, probabilmente se lo sono meritato," dicevano in tanti. Non riuscivo a sopportarli.
In quel periodo mi legai molto alla trasmissione di Stefano Spadoni, un giornalista italiano che viveva a New York e che trasmetteva ogni giorno dalla sua Big Apple Radio di Manhattan, due ore di notizie e curiosità su New York e gli Stati Uniti. Una vera boccata d'ossigeno per me. Gli scrissi molte email in quel periodo e le lesse tutte in diretta. Gli raccontavo di come viveva un amante degli Usa come me in un'Italia in cui i media i media distorcevano la realtà e gli raccontavo anche dell'università. Ricordo bene la faziosità dei professori. Ad esempio con la scusa delle traduzioni ci assegnavano articoli da tradurre che deridevano sempre gli Americani e il loro stile di vita: il poliziotto violento che picchia i detenuti, il fast food e l'obesità, gli scontri razziali, la diffusione delle armi, l'indifferenza dei e privilegiati verso i più poveri. Non dico che alcuni articoli non avessero un fondo di verità ma erano estremizzati al limite, pieni di livore, e avrei scoperto solo solo pochi mesi in America che il loro intento era dare un'immagine distorta degli Usa per le loro antipatie politiche.
Comunque in quei mesi post 11 settembre decisi di darmi una mossa per laurearmi presto e poi, avevo deciso, sarei partito per gli Usa. Volevo trascorrere del tempo lì, un pò come trascorrere del tempo con un amico che non se la passa bene. Così dopo due anni mi laureai e in meno di un mese ero già in qui. L'idea era provare a restare uno o due anni per perfezionare il mio inglese. Il sogno era restare per qualche anno per una breve esperienza lavorativa. Non avrei mai immaginato di riuscire ad arrivare alla Green Card e (a breve) alla cittadinanza. Qualche forza misteriosa mi ha voluto qui.
Nei primi anni in America andavo spesso a Ground Zero. Volevo vedere cosa fosse rimasto dopo gli attacchi. Vidi quell'area letteralmente rinascere, da quando era solo un cratere a quando hanno costruito il 9/11 memorial and museum e la Freedom Tower. Se venite a New York vi consiglio il museo, proprio sotto il memorial (le due cascate di forma quadrata lungo il perimetro delle fondamenta delle Twin Towers). Per me la parte più toccante del museo è stata una piccola saletta in cui non è consentito fare foto o video e si sentono i messaggi in segreteria delle persone intrappolate nelle torri ai propri cari per dare un addio. Sapevano già che avevano pochi minuti di vita.
NEVER FORGET.