Stati Uniti fa rima con meritocrazia. Hai un credit score sopra i 740? Meriti interessi più bassi sull'acquisto di un'auto o di una casa. Vai regolarmente in palestra? Meriti un assegno di $200 dollari da parte della tua assicurazione sanitaria. Hai fatto più acquisti del solito al CVS Pharmacy? Meriti una valanga di preziosissimi coupon.
Negli Stati Uniti la meritocrazia è palpabile e non è un caso se è proprio qui che dei ragazzini che smanettavano in garage sono stati in grado di creare aziende come Microsoft o Apple. Le opportunità vengono garantite a chi ha buone idee e la voglia di metterle in pratica, anche senza amicizie e conoscenze. I traguardi sono a portata di mano ma devi correre e in un luogo in cui tutti corrono, inizi a correre anche tu.
La meritocrazia qui è un essere di luce venerato all'altare. Donagli tempo sudore e lacrime e lui ti ripagherà. Ma se vuoi grandi soddisfazioni dovresti far parte di Workology, la setta americana fondata sul culto del lavoro. Non mi stupirei se esistesse davvero. Direi che probabilmente ho incontrato molti suoi adepti passato, solo che non lo sapevo.
Quando arrivai negli Usa a 28 anni, mi ero da poco laureato in Italia, e i parenti italo americani mi fecero subito capire come la pensavano. Laureato a 28 anni e non ha mai lavorato in Italia? I nostri figli si sono laureati a 21 anni e hanno subito iniziato a lavorare. Questo gli girava in testa e non a caso arrivarono osservazioni come:
- Voi italiani non avete voglia di lavorare.
- Voi ragazzi italiani volete solo stare comodi a casa.
- A voi ragazzi italiani una cosa sola vi piace fare, mangiare la lasagna della mamma a casa la domenica e anche tutti gli altri giorni della settimana.
E figuriamoci quando gli dissi che avevo intenzione di frequentare un college per due anni perché era l'unico modo per rimanere in America. Vade retro creatura infernale italiana, il male assoluto.
Osservazione in apparenza generiche ma in sostanza rivolte a me.
E a poco servì studiare e allo stesso tempo dare lezioni private di italiano e chitarra, lezioni a Fausto, il lavoro part time al college e il lavoro come cassiere da CVS. Quelli non sono lavori! E che appena arrivato cercai subito di darmi da fare ero solo un debosciato italiano che voleva studiare fino a 30 anni. All'epoca non lo sapevo ma avrei dovuto capire che erano adepti di Workology. Parlando con me in gruppo dicevano spesso Se io sarei in te...e si grattavano il mento. Era quella un'espressione per riconoscersi! Faceva capire agli adepti che non avevano studiato ma avevano versato tante gocce sull'altare del merito. E pazienza se in realtà il merito non era stato generoso con loro perché aveva preteso da loro anni di duro lavoro, ma li aveva ripagati rendendoli resi duri, acidi e pessimisti e li aveva condotti spesso da terapisti e psicologi.
Qualche anno dopo venni invitato a un barbecue da una coppia italo-americana di origini italiane e conobbi il figlio, nato e cresciuto in America, che chiacchierava con la zia italiana, venuta in America per qualche settimana in vacanza.
- Mike ma quando vieni in Italia? L'ultima volta eri appena un bambino.
- No zia cosa vengo a fare in Italia?
- Come cosa vengo a fare? Ti rilassi, stai un pò coi tuoi cugini, andate al mare.
- No zia, devo stare qui a lavorare. I soldi, li devi fare quando sei giovane.
- Dovresti staccare la spina, almeno per due o tre settimane.
- Tre settimane? Ma è tantissimo! No zia, vedi papà? Ha lavorato una vita e ora è in pensione e si gode i frutti del suo lavoro. I soldi li devi fare quando sei giovane.
Anche Mike, quindi, era un adepto di Workology!
A Mike auguro il meglio e non so ad oggi quali traguardi abbia raggiunto. Magari il merito con lui è stato benigno anche se credo che viaggi non ne abbia fatti molti. Magari un weekend a Disneyworld, un classico delle famiglia, ma non credo molto altro. I soldi si fanno quando sei giovane, i viaggi si fanno quando vai in pensione. Magari pieno di acciacchi, ma i soldi si fanno quando sei giovane. In pensione avrai tempo per conoscere il mondo.
Workology vuole così: molto lavoro e poche vacanze.
A tale proposito ricordo che alcuni miei ex colleghi americani, ogni anno prendevano meno dei 10 giorni concessi per andare in vacanza.
Ne prendevano massimo 5 e quelli non presi se li facevano pagare dall'azienda (che concedeva quell'opzione ma che poi eliminò perché iniziava a costargli. Non vuoi prenderne 10? Peggio per te, li perdi). Era come se si vergognassero a prenderli tutti e comunque non sapevano come trascorrere quel tempo. Nessuno di loro aveva mai fatto una lunga vacanza e qualcuno addirittura non era mai uscito dallo Stato in cui aveva vissuto. Qualche soldo extra facevano comodo, perché sprecarli con degli inutili giorni di vacanza? Probabilmente io che li prendevo tutti sarò stato visto come un adepto di Lazyology. E quando dicevo che 10 giorni erano pochi e che in Italia ne davano almeno il doppio, si saranno riuniti per farmi un maleficio. Ora mi spiego i mal di testa il Lunedì mattina! Maledetti Workology.
A parte gli scherzi e la mia immaginazione, il merito è una caratteristica peculiare della cultura americana ma ha degli strani lati oscuri e genera a volte anche un velato razzismo contro chi ha meno fortuna o capacità.
Recentemente mi ha colpito il concetto di skilled e unskilled worker. Parlando con degli Americani degli ispanici e il loro tipico lavoro di landscaper, non pochi mi hanno detto che Quello è lavoro unskilled e va bene pagare pochi dollari l'ora. Ok , dico, non è propriamente un lavoro di landscaper architect, ma se tagli l'erba del prato, costruisci staccionate o sposti masi pesanti, non è che fai proprio una passeggiata. Il sudore lo versi lo stesso. E chi decide cosa è skilled e cosa è unskilled? Quindi il lavoro fisico considerato unskilled, ho capito, e perché allora i lavori pesanti nel settore delle costruzioni vengono pagati tantissimo? Forse perché i lavoratori in quel caso sono protetti dal sindacato? Sono anche essi lavori "fisici" come i landscaper degli ispanici. Skilled e unskilled non si applica in quel caso? Parafrasando Orwell...alcuni lavori sono più lavori degli altri.
Ma ancora di più mi spiazzato il concetto di meritocrazia applicato alle condizioni di salute. Cosa c'entra il merito con la salute? Semplice, la setta ha ramificazioni anche in questo ambito.
Perché coi soldi delle mie tasse, dovrei pagare le spese mediche di chi non si cura, mangia male e non va in palestra? Questa frase la sento spesso in America. E non l'ho mai sentita in Italia. E' vero, tante persone conducono uno stile di vita non sano e le cure in America hanno costi astronomici ma come la mettiamo - chiedo - con malattie genetiche, tumori e incidenti stradali? Non tutto più essere ricondotto al merito.
Beh - ti rispondono - se hai un lavoro e una buona assicurazione non hai problemi. E se proprio non ce la fai, trovi un secondo lavoro, e ti paghi le spese.
Il merito sempre e comunque. Eventi sfortunati o tragedie non esistono. Tutto si supera se versi il sangue all'essere di luce nella chiesa di Workology.
Questa cultura del merito e del farcela sempre e solo con le tue forze non è un male, ha un che di romantico ed eroico e credo che abbia funzionato anche con me a volte con due piccole borse di studio college, agevolazioni sull'acquisto di una macchina e qualche aumento al lavoro. Sono piccoli traguardi che avrei raggiunto con più difficoltà in Italia ma la cultura del merito ha degli estremi che mi hanno lascito perplesso.
Sapete di quella setta i cui adepti si suicidarono in massa nel '97 al passaggio della cometa Hal-Bop? Credevano che la cometa fosse un'astronave aliena che li avrebbe condotti a una vita migliore in un mondo idilliaco. Dove condurrà la setta Workology? A lavorare sempre più ore in attesa di una nuova astronave? E se gli adepti si fossero già suicidati, vivendo da zombie, senza saperlo? Credo che chiunque entri in America venga inconsapevolmente battezzato dalla setta anche se poi non ne pratica tutti i dettami. E quando finalmente lo scopre può iniziare un processo di disintossicazione e speranza.