domenica 18 agosto 2024

Arrivederci

Ciao a tutti, ho creato questo blog più di 10 anni fa in una fase molto delicata della mia vita. Prima di creare il blog avevo vissuto quasi 7 anni negli Stati Uniti e poi, per varie ragioni, decisi di tornare in Italia. In realtà andai anche un anno in UK e poi di nuovo in Italia ma insomma la "parentesi europea", di quasi due anni, e mi fece capire che il luogo adatto a me erano sempre gli USA e quindi provai a ritornarci. 

Il blog che non a caso chiamai "Torno a vivere in America", parte proprio da lì, dal racconto di una mission impossibile: tornare a vivere in America. Come sapete avrei avuto solo 90 giorni per riuscirci e per fortuna andò bene. E dopo aver raccontato di quei 90 giorni un po' ansiogeni, iniziai a raccontarvi la vita quotidiana di un emigrato italiano negli Usa, le mie idee, le mie opinioni, aspetti positivi e negativi degli USA.

I blog negli ultimi anni hanno suscitato sempre meno interesse. I social sono più immediati anche perché su un blog ci si va solo per il blog. E insomma penso che non abbia più senso continuare a scrivere qui anche perché, causa lavoro, mea culpa, ho scritto sempre meno. 

In realtà io amo scrivere e sto scrivendo un romanzo, chiamiamolo autobiografico, o chiamiamolo memoir, in cui racconto non solo la mia seconda avventura americana ma anche la prima, insomma i miei quasi 20 anni in America, da quando decisi di partire subito dopo la laurea agli anni recenti. E ne ho in mente anche un altro sulle tradizioni e le curiosità meno note degli USA. Tempo permettendo proverò a scriverli nei prossimi mesi.

Quindi anche se probabilmente non scriverò altri post sul blog, o forse uno ogni tanto, questo non è un addio ma una arrivederci. Chi voglia tenersi in contatto con me può farlo scrivendomi a tornoavivereinamerica@gmail.com

Grazie per avermi seguito per tutti questi anni e...arrivederci.


sabato 20 luglio 2024

Ragionamenti a freddo sull'attentato a Trump

Sono trascorsi alcuni giorni dall'attentato a Donald Trump. Avrete visto tutti i video più volte e vi sarete fatti delle vostre idee. È un evento preoccupante che sarà nel libri di storia come l’11 settembre o il 6 gennaio. Per fortuna sta bene e ha riportato solo una ferita all’orecchio. Purtroppo una persona tra il pubblico ha perso la vita, oltre all'attentatore. Ecco qualche mia breve considerazione. Se vi va scrivete le vostre nei commenti.


SEMBRA UN FILM
Come tutti gli eventi di tale portata a tutti viene in mente la frase "Sembra un film" perché sembra che non sia possibile, è la realtà supera la fantasia. In termini di finzione narrativa a me sono venuti in mente Matrix quando il protagonista schiva le pallottole, Pulp Fiction quando uno dei protagonisti viene "miracolato" e ne esce illeso dopo raffica di proiettili contro di lui. E mi è venuto anche in mente, il romanzo "Ossessione" di Stephen King il cui protagonista è un ragazzo che compie una strage in una scuola (il libro quasi introvabile perché venne ritirato dopo la strage del Columbine High School). E mi è venuto in mente anche Taxi Driver - uno dei miei film preferiti - il cui protagonista ha l'obiettivo di assassinare il candidato alle presidenziali Palentine.


TEORIE COMPLOTTISTE
Probabilmente proprio per l'evento "da film", anche se non me lo aspettavo, ho letto e sentito anche tra i colleghi delle ipotesi che si sia trattato solo di una messinscena. Onestamente mi ha spiazzato perchè prima di oggi le teorie complottiste le avevo sentite in prevalenza da persone vicine a Trump e alla destra, sia in USA che in Italia. E invece ho capito che la mentalità complottista è più trasversale di quello che pensassi.
Se da una parte c’è chi crede alla Clinton vampira che beve il sangue dei bambini con Tom Hanks e decine di attori di Hollywood per ringiovanirsi, che l’assalto al Campidoglio sia stato una messa in scena con gente di Antifa travestita con magliette Pro Trump, dall’altra c'è chi crede a una messa in scena dell’attentato a Trump. C'è chi parla di sangue finto e attori. Chi dice che se fosse stato un vero attentato, il servizio di sicurezza non avrebbe consentito a Trump di esporsi e di alzare il braccio verso il cielo con il pugno chiuso. Peccato che è morto anche uno spettatore. Un attore anche lui? O parte del complotto che ha deciso di sacrificare la sua vita per cosa poi? E anche l'attentatore, è stato pagato da Trump per sfiorargli con una pallottola solo l'orecchio con la consapevolezza che poi sarebbe stato ucciso da un cecchino? A me sembrano teorie assurde.


ATTENTATORE
L'attentatore è il vero mistero. Un ragazzo di 20 anni bullizzato a scuola, che a quanto pare era registrato come repubblicano ma che aveva fatto una piccola donazione per una associazione vicina al partito democratico. La sua famiglia pare sia repubblicana. Quale è il suo movente? Non è ancora chiaro. Sembra che abbia fatto ricerca sui luoghi e le date dei comizi sia di Biden che di Trump e che abbia fatto ricerca anche su temi come la depressione cronica. Io credo che sia un "lupo solitario" che voleva commettere un atto eclatante e forse ha attentato alla vita di Trump solo perché era colui che ha fatto un comizio per prima dalle sue parti. Ma forse ne sapremo di più nelle prossime settimane.


ARMI
Un'altra considerazione e sulla diffusione delle armi. Per me è un problema anche se molti qui mi dicono che la colpa non è dell'arma ma di chi spara. O della famiglia. Insomma la responsabilità è individuale e non delle armi in sé perché molti hanno un'arma per difesa personale e non farebbero mai una strage. Certo, però mi chiedo se sia proprio necessario, per difesa personale, vendere armi d'assalto come gli AR-15. Io penso che la lobby delle armi sia potentissima e non può fare a meno di vendere armi d'assalto. I politici non si metteranno mai contro la NRA e quindi alla prossima strage o al prossimo attentato continueranno le preghiere per le vittime e i discorsi come "è la persona, non l'arma il colpevole".


sabato 6 luglio 2024

FRANK LENTINI "U Maravigghiusu"

Oggi vorrei raccontarvi la storia dell’uomo che nacque con tre gambe, noto come “’U Maravigghiusu” (il meraviglioso), “Frank tre gambe”, “The Three-Legged Man e The Three-Legged Wonder.
Francesco Lentini nacque a Rosolini, in Sicilia, nel 1889 da una famiglia di contadini. La leggenda narra che quando sua madre era incinta “si scantau”, si spaventò, alla vista di un artigiano che stava lavorando su un tavolo a tre gambe. Ma a parte la leggenda ci furono anche tante dicerie perché la ragione principale della nascita di un bambino deforme era a quei tempi sempre attribuita a una colpa della madre o a una maledizione sulla famiglia, colpevole di aver commesso qualcosa di male.
I genitori di Francesco lo portarono dai migliori medici e chirurghi ma nessuno volle amputargli la terza gamba perché sarebbe stato troppo rischioso. I bambini del paese iniziarono a deridere il piccolo Francesco e i genitori lo portarono in un orfanotrofio dove c’erano altri bambini con malformazioni.
Francesco non si fece buttare giù perché diverso, era un bambino allegro, si appassionò alla musica, e in breve tempo a soli sei anni iniziò a divertire e intrattenere gli altri bambini con piccoli spettacoli.
La famiglia di Francesco emigrò pochi anni dopo per gli Stati Uniti con uno zio di cui si sa poco, un certo Giuseppe Mangano, che lavorava negli Usa nel mondo dello spettacolo. Francesco aveva solo 9 anni e poco tempo dopo venne scritturato da P.T Barnum e divenne una delle attrazioni principali del suo Circo Barnum in cui si esibivano persone dalle caratteristiche straordinarie, spesso con malformazioni (erano altri tempi)…i cosiddetti “Freaks”.
Francesco, che venne chiamato Frank, divenne presto una star ma non venne mai considerato un fenomeno da baraccone, le sue tre gambe passarono quasi in secondo piano, affascinava anche per la sua personalità, raccontava molte storie e aveva un grande senso dell’umorismo. Diceva ad esempio di non aver mai bisogno di una sedia o che quando nuotava, la terza gamba gli faceva da timone.
Divenne cittadino americano a 30 anni, si sposò, ebbe 4 figli. Morì a 77 anni.
A Rosolini, gli diedero il soprannome di ‘U Maravigghiusu e si dice che quando Frank tornò a fare una breve visita al paese, i compaesani lo accolsero con dei pantaloni a tre gambe.
Sicuramente una vita particolare di un personaggio italiano ancora poco conosciuto.
P.S. Una curiosità per gli amanti del grunge-rock. Il terzo album degli Alice in Chains, noto anche come Three-Legged Dog o Tripod, ha in copertina la foto di un cane a tre zampe e sulla retrocopertina una foto di Frank Lentini.
(Fonti: Wikipedia e il Canale Youtube di Ture Magro)

giovedì 6 giugno 2024

Cosa ho imparato dell'America al Community College

 Anni fa ho frequentato per due anni il community college. È stata una scelta strategica, inizialmente non ero neanche convinto perché avevo già impiegato un bel po’ di anni per laurearmi in Italia e non avevo voglia di rimettermi sui libri, ma poiché volevo restare in USA per molti anni e non mi accontentavo più di venirci ogni tanto da turista, mi consigliarono una strategia a lungo termine: iscriviti a un community college, che è relativamente economico, impara qualcosa di utile, perfeziona la lingua e avrai piu opportunità e più tempo per guardarti attorno alla fine degli studi e trovare un lavoro.


Ma dal community college non imparato solo alcune materie utili. Quando seguivo i corsi mi capitava molto spesso di ritrovarmi, che so, un ragazzo di 18 anni alla mia destra e un signore di 60 anni alla mia sinistra, ognuno con un forte desiderio di impararare qualcosa di nuovo e di utile anche se le motivazioni erano diverse: i ragazzi studiavano perché speravano dopo due anni di trasferirsi a un’università più prestigiosa o per imparare qualcosa di utile per entrare nel mondo del lavoro nel miglior modo possibile, gli adulti di mezza età erano più intenzionati ad ottenere un certificato o un Associate Degree da poter presentare al proprio capo per chiedere un eventuale avanzamento di carriera (in alcuni casi erano state proprio le loro aziende ad avergli chiesto di perfezionarsi), i più anziani, che per me erano le persone più simpatiche e interessanti, studiavano per imparare qualcosa di nuovo, perché volevano stare al passo coi tempi, ad esempio l’uso di programmi Microsoft.

Ho notato insomma che qui prima di tutto non c’è alcuna vergogna nel rimettersi in gioco e studiare a qualsiasi età. E poi ognuno ha la consapevolezza che migliorandosi, con un po’ di impegno e sacrificio, si può cambiare strada, carriera, lavoro, vita.

Ed è questo che mi è sempre piaciuto degli USA, nonostante i tempi stiano cambiando e ci siano tanti problemi, la mentalità resta la stessa.
È una società dinamica in cui tutti si mettono in gioco senza problemi e senza paranoie, quasi con entusiasmo, anche perché sanno che se aspettano aiuti dall’alto dovranno aspettare dei secoli. Meglio rimboccarsi le maniche e darsi da fare. E l’età non conta.

sabato 25 maggio 2024

Il FIRE Movement

A volte penso che mi piacerebbe smettere di lavorare non a 65 anni ma molto prima magari a 55 anni.

È da qualche tempo che mi informo se potrei realisticamente riuscire nell’impresa e ho capito che…non ce la posso fare.
No scherzo, ottimismo, ce la potrei fare ma se mi impegno e agisco bene nei prossimi anni.
Ho letto libri, visto video e ascoltato podcast in di chi è riuscito a smettere di lavorare addieittura anche prima dei 40 anni e mi sono imbattuto nel FIRE movement.

Premessa: a parte che forse molti ne avranno già sentito parlare, non sto qui a dirvi di aver scoperto qualcosa di rivoluzionario ma vorrei solo descrivere uno stile di vita, un movimento che a me sembra stia diventando sempre più popolare negli Stati Uniti e forse lo diventerà anche in altre parti del mondo, se non è gia popolare.

FIRE è un acronimo e vuol dire Financial Indipendence Retire Early, in sostanza rendersi finanziariamente indipendenti e andare in pensione prima dei soliti 65 anni, anche se qui in realtà molti vanno in pensione a 67 anni o anche più tardi.
Ci sono varie forme di FIRE ma per tutte ci sono due fasi in cui il tempo e quanto si investe sono fondamentali: la prima fase è quella in cui si deve iniziare a lavorare molto presto, guadagnare tanto e risparmiare il più possibile, anche il 50% o più del proprio stipendio, investire in immobili o in borsa e poi nella seconda fase, vivere di entrate passive, ovvero con i frutti maturati di questi investimenti.
Anche un business che, messo in piedi, dopo qualche tempo “cammina quasi da solo” con poche ore di lavoro può far parte della strategia.
Alcune considerazioni personali.
In USA è molto più realistico che in Italia. Qui molti ragazzi iniziano a lavorare già a 21 anni se non prima e molti ragazzi percepiscono stipendi da subito molto alti. Vivendo una vita frugale, anche per alcuni anni a casa dei genitori, e limitando al massimo le spese, si possono mettere da parte e investire migliaia di dollari.
Ci sono degli investimenti che generano un 8-10% annuo e con l’interesse composto 100mila dollari investiti oggi possono raddoppiare o triplicare nel giro di pochi anni.
Ho notato che in Italia c’è ancora molto scetticismo sugli investimenti in borsa.
Molti pensano che sia come giocare d’azzardo. Certo, dipende in cosa si investe ma alcuni investimenti si sono dimostrati storicamente solidi che generano quasi con certe as almeno un 4% annuo. Ma i soldi investiti bisogna lasciarli lì, senza farsi prendere dal panico quando la borsa va giù.
E comunque lasciarli in un conto bancario o in un conto risparmio che dà un 1% di interesse annuo vuol dire far perdere valore a quei fondi, perché l’inflazione sale di più.

Ma torniamo al FIRE movement. Ci sono varie strategie, formule, calcoli e calcolatori online per capire se e quando si riuscirebbe a smettere di lavorare e di vivere con entrate passive generate dagli investimenti.
Ma non vado nei dettagli (perché alcuni calcoli li devo studiare meglio anche io) e vi elenco i vari tipi di FIRE.
 
- LEAN FIRE:
FIRE “magro”.
È forse più adatto a chi è single o non ha troppe spese e riesce a vivere con poche migliaia di dollari al mese. Chi non è riuscito a investire moltissimi soldi in borsa riceverà ogni anno una cifra non molto alta da questo investimento ma potrà andare a vivere in uno stato americano molto economico o in uno stato estero (ad esempio in Messico, Tailandia, Filippine etc). O potrebbe anche continuare a lavorare in remoto part time anche se in questo caso si dovrebbe parlare di “barista FIRE”.
 
- BARISTA FIRE:
Alcuni lo chiamano Barista FI perché in realtà non c’è il RETIRE EARLY e si continua a lavorare anche se part time.
È un’opzione scelta da chi ha un lavoro part time come ad esempio barista, cameriere, cassiere (per comodità è stato scelto barista per questo modello) e ha al tempo stesso degli investimenti che creano delle entrate passive annuali non molto alte ma che consentono comunque di far lavorare part time e godersi più tempo libero.

- FAT FIRE:
È l’opposto del lean FIRE.
Adatto a chi vuole godere una vita agiata in pensione e andarci comunque anche a 40-50 anni. Può permetterselo però solo chi guadagna stipendi molto alti, ad esempio 200k o 300k, e riesce a mettere da parte e investire per anni gran parte di questo stipendio. A un certo punto, facendo dei calcoli, si può vivere molto agiatamente grazie ai frutti di questi importanti investimenti.
 
- COAST FIRE:
E simile al BARISTA FIRE nel senso che in realtà si continua a lavorare fino all’età classica della pensione, 65 anni o giù di lì ma a una certa età si può smettere di contribuire agli investimenti. Si prefissa la cifra annuale che si vuole ricevere dagli investimenti diciamo da 65 anni e si fanno dei calcoli. In base a quanto si investe si può percepire quella somma investendo un tot fino ad esempio a 50 anni.
In sostanza ci si chiede: se voglio ricevere dai miei investimenti, che so, 40K l’anno ma voglio contribuire ad investire fino a 50 anni, quanto dovrò investire ogni mese?
Poi dopo i 50 anni non verserò altri soldi e me la godrò un po’ di più perché so che da 65 anni in su avrò un tot sicuro al mese.
Non so se ve l’ho spiegata bene quest’ultima, comunque ci sono dei calcolatori online che rendono più chiaro il COAST FIRE.

E voi avevate sentito parlare del FIRE movement? Se ne parla anche in Italia? Indipendentemente da come la pensiate sul movimento specifico, credo sia un tema interessante.

sabato 11 maggio 2024

I motti delle Università americane "Ivy league"


Avrete notato che gli Americani amano la cultura classica, greco-romana. Forse è perché non avendo una storia millenaria amano appoggiarsi a qualcosa di più antico per conferire un’aura di solennità. Molti palazzi governativi sono stati costruiti seguendo lo stile dell’impero romano e i motti di moltissimi stati sono in latino.


E anche i motti delle università sono in latino. Per curiosità ho cercato i motti delle 8 università che fanno parte della Ivy League e ben sette su otto sono, infatti, in latino.

Eccoli, con la traduzione in inglese. L’unico non in latino è il motto della Cornell University e ho letto che a qualcuno oggi fa un po’ sorridere perché per il costo non è proprio un’istituzione dove “any person can find instruction and study”. Ma l’intenzione del fondatore Ezra Cornell era buona. Ma non stiamo qui a fare polemiche sui costi universitari…
Ecco i motti, con traduzione inglese.

Brown University
Motto: “In Deo Speramus” (Latin for “In God We Hope”)

Columbia University
Motto: In lumine Tuo videbimus lumen (Latin for “In Thy light shall we see light”)

Cornell University
Motto: “I would found an institution where any person can find instruction in any study.” – Ezra Cornell

Darthmouth College
Motto: “Vox clamantis in deserto” (Latin for “The voice of one crying out in the wilderness”)

Harvard
Motto: “Veritas” (Latin for “Truth”)

University of Pennsylvania
Motto: “Leges sine moribus vanae” (Latin for “Laws without morals are useless.”)

Princeton
Motto: “Dei Sub Numine Viget” (Latin for “Under the Protection of God She Flourishes”)

Yale University
Motto: “Lux et Verita” (Latin for “Light and truth”)

Un’altra curiosità è la percentuale di studenti che vengono accettati ogni anno, rispetto alle domande di ammissione (Fonte: Wikipedia). 
Sotto al nome dell'università ho riportato a sinistra il numero di domande di ammissione e a destra la percentuale di domande accettate.

Admission statistics (Class of 2025)

Brown
46,568     5.4%

Columbia
60,551     3.7%

Cornell
67,380     8.7%

Dartmouth
28,357     6.2%

Harvard
57,435     3.4%

Penn
56,333     5.7%

Princeton
37,601     4.0%

Yale
46,905     4.6%

sabato 4 maggio 2024

Le "cinture" americane

Quando ci sono le elezioni nelle trasmissioni americane sentirete spesso parlare di Bible belt e Rust belt.

Ma cosa sono queste “cinture”? Sono macro aree che generalmente abbracciano più Stati noti per determinati prodotti, coltivazioni, industrie, caratteristiche climatiche o culturali. In alcuni casi le belt sono in realtà micro aree all’interno di un singolo Stato.
Mi sono incuriosito e ho fatto una piccola ricerca online ho letto che ci sono altre belts si cui avevo sentito parlare e di cui mi ero quasi dimenticato, ma anche altre per completamente nuove.

- BIBLE BELT (cintura della Bibbia) 
È una area in cui c’è una forte presenza di Protestanti il ruolo della religione è molto forte.

- UNCHURCHED BELT (cintura senza chiese?)
È un po' l'antitesi della Bibble belt. Si potrebbe tradurre come "la cintura senza chiese" o la "cintura…S-chiesata"? Ovviamente in questa area esistono chiese e altri luoghi di culto ma non esiste una religione predominante o meglio la religione non occupa un ruolo predominante nella vita delle persone e l’affluenza nei luoghi di culto è molto bassa.

- RUST BELT (cintura della ruggine)
È un’area in cui fino a pochi decenni fa le fabbriche trainavano l’economia locale. Quando molte hanno chiuso, anche a causa di un riposizionamento all’estero, fabbriche e macchinari hanno iniziato metaforicamente ma anche letteralmente a “fare la ruggine” e molte aree si sono tristemente spopolate.

- STROKE BELT (cintura degli infarti)
È caratterizzata appunto da un alto numero di persone colpite da infarti e problemi cardiovascolari. 


- SUN BELT (cintura del sole) 
È un'area dal nome più allegro, più solare, ed è infatti caratterizzata da un buon clima soleggiato che abbraccia molti Stati del sud dalla Florida alla California.

- FROST BELT e SNOW BELT (cintura del gelo e cintura della neve)
In alcune aree del Nord invece il clima non è clemente come nella Sun belt e gli inverni sono lunghi e rigidi: Frost belt e Snow Belt.

Poi ci sono cinture il cui nome indica cosa viene prodotto, coltivato, raccolto, estratto in quelle aree:
- COTTON BELT (cintura del cotone)
- CORN BELT (cintura del mais)
- WHEAT BELT (cintura del frumento)
- RICE BELT (cintura del riso)
- FRUIT BELT (cintura della frutta)
- LEAD BELT (cintura del piombo)

- BLACK BELT (cintura nera)
È un'area che, se ho capito bene, in cui la terra aveva un particolare colore nero che coincideva anche con l’area del cotone e poi per estensione ha iniziato a indicare un’area più estesa con una forte presenza di persone di colore.

- BORSCHT BELT (cintura del Borscht):
È una micro area nello Stato di New York che decenni fa era caratterizzata dalla presenza di molti resort in cui delle comunità di Ebrei amavano andare trascorrere qualche giorno di vacanza.
Mi aiutino gli esperti di cucina. La borscht era o è ancora una zuppa a base di barbabietola? Si mangia ancora oggi? Non mi è chiaro se quella zona venisse chiamata così perché i medici all’epoca prescrivevano come cura di trascorrere del tempo in aree di montagna, dall’aria pura, e anche di mangiare quella zuppa e/o anche a quanto pare molto nota nell’est Europa dove c’erano molte comunità ebraiche.

- JELL-O BELT (cintura del Jell-O)
E infine una area dal nome curioso: la Jello-O belt (la cintura del Jell-O). A quanto pare ai mormoni come a moltissimi abitanti degli Utah piace molto il Jell-O e quindi la Jell-O belt indica “Utah e dintorni” in cui ci sono molti mormoni. È infatti anche nota come “il corridoio mormone”.

domenica 21 aprile 2024

Commenti anonimi

 Amici, breve comunicazione di servizio. I commenti devo sempre approvarli per evitare commenti di spam e quindi non vi preoccupate perché se non li vedete pubblicati subito dopo averli scritti è solo perché non li ho ancora letti ma generalmente li leggo tutti e se non sono spam li approvo entro poche ore.

Ho deciso di accettare i commenti da tutti, non solo da chi ha un account google. Però vi chiedo di firmarvi, cioè potete scegliere un nome di fantasia ma usare sempre quello, anche perché se sono tutti commenti di Anonimo io non riesco a capire se sto parlando con la stessa persona o con 10 persone diverse e se con uno dei tanti Anonimo ho già interagito in passato e gli ho già dato determinati consigli e informazioni.

Sarebbe più comodo per tutti se non ci fossero "Anonimo" tra i commenti. Grazie.

Consigli a chi sogna di trasferirsi negli USA

Ogni tanto mi piace dare qualche consiglio (non richiesto) a chi sogna di trasferirsi in USA. Lo sappiamo tutti, chi non viene qui per matrimonio o perché vince la green card, ha sostanzialmente solo un modo per trasferirsi negli Stati Uniti: il lavoro. 

Ho letto in passato sui social che molti Italiani mettono in guardia chi vorrebbe trasferirsi in Usa dicendo che è sempre più difficile o quasi impossibile ottenere un visto di lavoro e il matrimonio con un americano/a sembra l'unica strada. Ed hanno abbastanza ragione, ma vorrei fare un discorso più ottimista.

Secondo me l'elemento fondamentale per riuscire a trasferirsi permanentemente in Usa, anche se sembra ovvio, è ESSERE QUI. Il mio consiglio è usare una strategia a lungo termine e investire su sé stessi. Risparmiare il più possibile in Italia ma poi poi a un certo punto basta aspettare, bisogna prendere il coraggio e partire.

E quindi cosa fare? Un buon metodo è iscriversi a un corso di Inglese o a un corso di specializzazione universitario. Ce ne sono di tanti tipi, magari della durata di un anno o due, e alcuni non costano neanche tanto. Quando si ottiene il visto studente si avrà un piede in America e ci si può guardare attorno con più calma, conoscere gente, fare colloqui che potrebbero portare a un'offerta di lavoro. Il mio primo lavoro lo ho ottenuto così: alla fine del secondo e ultimo anno di community college ho sostenuto dei colloqui e mi hanno fatto un'offerta di lavoro e mi hanno sponsorizzato per un visto di lavoro H1B.

Ho notato che ai colloqui, anche quelli che ho visto fare dai miei manager, sono interessati ovviamente ai vostri studi e alla vostra esperienza ma anche a come vi ponete. Siete umili, simpatici, sembrate affidabili? Sono elementi tenuti in alta considerazione. Ma, ripeto, è importante essere QUI perché anche se oggi i colloqui si fanno spesso in remoto, i colloqui faccia a faccia, potrebbero darvi un vantaggio rispetto a chi li fa in remoto.
Molti potrebbero dire: ok ma se io non ho i soldi per pagarmi un corso di Inglese o un biennio al community college che comunque costa qualche migliaia di dollari. Non ho speranze? 
Beh c'è un altra strada un po' più difficile perché si tratta di trovare lavoro in 90 giorni.

Quando suggerisco questa opzione ovvero cercare lavoro durante i 90 giorni concessi per turismo, alcuni Italiani che vivono in USA dicono che non dovrei dare questo suggerimento.
- Si ma da turista non puoi cercare lavoro! - dice qualcuno
- Stai suggerendo di fare una cosa illegale! - dice qualcun altro
Le ho lette spesso queste frasi.

Ma è proprio così? È vero che teoricamente se venite in Usa con permesso turistico (ESTA) dovreste fare i turisti e in quel periodo NON è concesso lavorare. Ma io non sto suggerendo di lavorare.
Se siete qui per turismo niente impedisce di conoscere gente, partecipare a feste o eventi, farvi presentare manager o CEO da parenti o amici, magari un manager o un CEO (amministratore delegato). Non penso che la CIA abbia messo microspie in ogni angolo degli Stati Uniti e controlli se a una festa vi mettete a chiacchierare con un capo d'azienda sorseggiando una birra. Non penso che arrivi un un uomo in giacca e cravatta a sussurrarvi di smettere di chiacchierare di lavoro e di cambiare argomento.

Ma anche se avete conosciuto qualche manager o CEO in remoto a seguito dell'invio del resume (CV) dall'Italia, e poi questa persona vi invita a fare una chiacchierata qualora veniate in USA per vacanza, state facendo qualcosa di sbagliato? Credo di no.
La cosa fondamentale però qualora si riuscisse ad ottenere un'offerta di lavoro è di seguire SEMPRE tutte le regole. 

Se stringere amicizie, fare conoscenze e anche qualche colloquio durante il periodo del permesso turistico DI SICURO in quel periodo NON è CONSENTITO LAVORARE. Se non si ha green card o cittadinanza si può lavorare SOLO CON IL VISTO DI LAVORO.

Quindi bisogna tornare in Italia prima dei 90 giorni concessi per turismo e seguire l'iter legale del visto di lavoro. L'azienda saprà guidarvi e mettervi in contatto con un immigration attorney, ovvero un esperto in pratiche di immigrazione. E bisogna attendere pazientemente, per mesi, l'eventuale approvazione del visto. Se viene approvato sosterrete un colloquio in uno dei consolati americani in Italia o anche all'ambasciata americana e solo quando avrete il visto stampato il visto sul passaporto potrete finalmente partire per gli USA e iniziare a lavorare legalmente.

Buona fortuna a chi sogna l'America. Spero riusciate a realizzare il vostro sogno.

martedì 16 aprile 2024

Folklore americano - Rip Van Winkle


Oggi vorrei inaugurare una nuova rubrica: Folklore americano.

Nei prossimi mesi dedicherò alcuni post a dei personaggi abbastanza noti agli Americani ma poco noti in Italia. Non sono personaggi del folklore dei nativi americani - potrei dedicare dei post a loro in futuro - ma personaggi legati proprio agli Stati Uniti e agli statunitensi.

Ecco a voi il primo: Rip Van Winkle
Nel 1819 lo scrittore Washington Irving pubblicò la storia che diede vita a uno di personaggio ii noti del folklore americano: Rip Van Winkle.
Rip Van Winkle vive in un villaggio delle Catskill Mountains, nello stato di New York, nel periodo precedente alla Rivoluzione Americana che portarono all’indipendenza delle prime 13 colonie americane dai britannici.
Rip Van Winkle vive una vita serena, ama molto dormire ed evita il lavoro ma è un brav’uomo che trascorrere del tempo anche a giocare con i bambini. Dopo l’ennesima ramanzina da parte di sua moglie, che continua a ripetergli di andare a trovarsi un lavoro, Rip Van Winkle si allontana da casa e va in montagna a caccia di scoiattoli con il suo fedele cane Wolf.
Poco dopo sente chiamare il suo nome. Uno strano ometto, in abiti olandesi, gli chiede aiuto per portare una botte piena di liquore giù dalla montagna. Rip è un po’ esitante, vuole quasi dire di no, ma poi decide di aiutarlo. Quando i due arrivano ai piedi della montagna trovano altri amici dell’olandese, vestiti in modo buffo come lui, e iniziano tutti a bere il liquore dalla botte. Anche Rip Van Winkle fa qualche sorsata e poco dopo si addormenta.

Al suo risveglio gli sono cresciuti capelli e barba divenuti inspiegabilmente bianchi. Rip Van Winkle torna al villaggio ma è tutto cambiato, è più grande, le case sono diverse, ci sono molte più persone nelle strade e lui non riconosce nessuno.
Va in piazza e chiede di due uomini noti in paese, ma gli dicono che uno andò in guerra molti anni prima, e l’altro è morto da ormai 18 anni.
“Qualcuno conosce Rip Van Winkle?” chiede.
Una ragazza risponde: “Era mio padre, 20 anni fa andò sulla montagna e da quel giorno nessuno sa più dove sia. Solo Wolf tornò a casa”.
Rip, incredulo e commosso le rivelò di essere suo padre e l’abbracciò.
Rip Van Winkle aveva dormito per 20 anni e non aveva assistito alla rivoluzione americana.