giovedì 30 ottobre 2014

Il concetto di casa

Oggi, da una domanda di una collega americana ho avuto conferma di come gli Americani solitamente interpretano il concetto di casa. Si parlava delle rispettive case e mi ha chiesto della mia casa in Italia. Gliela ho descritta e le ho detto che e' abbastanza grande. Le ho detto che ora li' vivono solo i miei genitori ma in passato eravamo in cinque perche' c'ero anche io e i miei due fratelli. Mi ha chiesto quante camere ha la casa e le ho detto che ha due camere da letto in cui dormivamo io e i miei fratelli, una camera da letto per i miei genitori, una cucina, un salotto, due bagni, due stanzini e poi fuori un ampio balcone.
Sguardo di stupoer e domanda spontanea della mia collega: e a cosa gli serve ora una casa cosi' grande ai tuoi genitori?
E io: eh si e' grande ma e' cosi' grande proprio perche' ci vivevamo in cinque.
E lei: ok ma perche' ora non la vendono?
Insomma il concetto di casa per gli americani e' molto diverso dal nostro. Non e' una cosa da tramandare da generazione in generazione. Chi ha una casa grande per far vivere comodamente i propri figli, la vende non appena i figli vanno via di casa e prendono la propria strada. E quasi a quel punto per i genitori rimasti soli, è normale vendere la casa e comprarsene una più piccola, o un appartamento, o anche andare a vivere in affitto.
Qui non si legano troppo alla casa per motivi affettivi.
A me invece se un giorno dovessimo vendere la casa in cui sono cresciuto dispiacerebbe perché e' un pezzo di me. Ma qui e' diverso. Si vende e vai con la prossima, magari in un'altra citta', magari in un altro Stato.
Home sweet home lo possono dire in piu' di una casa.

domenica 19 ottobre 2014

La bimba, la fontana e la mamma con l'iPhone

Domenica pomeriggio al Mall.
Nell'atrio c'e' una grande fontana zampillante e mi fermo a guardarla. Passano di li' anche una mamma con la figlioletta. La bimba rimane incantata dalla fontana ma la mamma e' intenta a smessaggiare con il capo chino sul suo iPhone.
Mamma, mamma, guarda, la fontana! La madre fa un breve cenno e continua a messaggiare col capo chino. La bimba si gode lo spettacolo da sola, un po' delusa per non essere riuscita a coinvolgere la mamma nella sua gioia. Ma ci riprova: Mamma, mamma, guarda, guarda!
La madre alza la testa, fa una foto alla fontana con il telefonono e torna a messaggiare, o a guardare il suo profilo Facebook, chi lo sa, mentre la bimba spegne il suo sorriso. Sono episodi come questi che mi fanno capire che la nostra civilta' ha fallito.
Ne ho parlato spesso ma piu' passa il tempo e piu' noto che abbiamo raggiunto il punto di non ritorno negli ultimi anni, tra smartphones, facebook e selfie vari.
Non lo so se in Italia siete arrivati a questi livelli ma inizio seriamente a pensare di essere in presenza di preoccupanti malattie moderne. Ovunque vada, osservo persone intente a smanettare senza respiro su quei cellulari. E non guardano in faccia a nessuno, in ascensore, camminando per strada, nei centri commerciali, negli alimentari, nelle mense degli uffici; tutti ipnotizzati da quei telefonini. E quando si fa conversazione uno degli argomenti principali e' se sei un tipo da iPhone o Android? Ti piacciono altri telefonini? Che telefonino hai avuto in passato? Hai ordinato anche tu il nuovo iPhone? Il telefonino come filosofia di vita.
Pochi mesi fa ho comprato anche io un iPhone, per tenermi aggiornato sulla tecnologia. Tutti i miei colleghi non facevano altro che parlare di iPhone e Samsung Galaxy e Note e Android e cosi' ho pensato: ok, va, ora posso permettermelo. Vediamo un po' what this is all about. Vediamo di che si tratta. Teniamoci al passo con i tempi. Compriamoci sto iPhone.
In precedenza avevo sempre avuto cellulari del precambriano ma la curiosita' mi ha spinto a provare. Ok, bello, utile, ma non ci ho trovato niente di eccezionale. Non e' il teletrasporto o la macchina del tempo. E' un telefonino, con delle app utili e carine ma niente di piu'. Invece qui tutti considerano il telefonino come una parte di te, della tua personalita'. Addirittura ho notato che un mio collega quando vuole prendere in giro gli altri, ama mettere in paragagone i telefonini: il tuo non ha questo o quello, lo schermo e'  piu' piccolo, nguee nguee. Come se il telefonino fosse parte di te e quindi la logica e' che se prendo in giro il tuo telefonino e' come se prendessi in giro anche te. Assurdo.
E poi sempre a postare tutto su Facebook, come se cio che c'e' li' dentro fosse piu' reale della vita reale. Un mio collega mi ha detto che spesso finge su Facebook di essere in determinati ristoranti quando invece e' con noi in ufficio: Cosi' per far sembrare che la mia vita non e' tanto noiosa. Lo faccio per divertirmi eh, per ingannare gli amici. Sara', ma a me sembra una cosa triste. E quante persone non fanno altro che farsi dei selfie per poi subito pubblicarli su Facebook.
Perche' vi parlo di Facebook? Perche' ho notato che la gran parte delle persone chine sui cellulari non fanno altro che aggiornare il proprio profilo Fb o controllare quelli degli altri.
Ho deciso qualche settimana fa che devo disintossicarmi da queste malattie moderne. Sono ancora in tempo. E sto tornando gradualmente alle mie passioni: la musica e la lettura. E devo dire che gia mi sento meglio. Ho iniziato a limitare l'uso di Facebook, e prima o poi cancellero' l'account. E ho iniziato a usare il cellulare essenzialmente come ebook reader. Ho scoperto che con l'app iBooks posso acquistare tantissimi libri in inglese e in italiano. Si possono scaricare i samples, a volte anche un quarto di libro, e poi decidere se acquistarlo. Quindi ora uso l'iPhone per leggere la sera a letto con la luce spenta o la mattina presto, alle 5-6 am prima di alzarmi e prepararmi per andare al lavoro. E devo dire che ho notato una cosa molto particolare. Dopo solo qualche giorno in cui ho ripreso a leggere ora ogni sera faccio molti sogni. Si vede che alcune rotelline del mio cervello hanno ripreso a girare! Se continuo cosi' tra qualche anno elaborero' qualche nuova teoria astrofisica. Insomma spegnere internet, limitare l'uso di Facebook e dei cellulari fa molto bene.
Ma ora sono curioso. Come e' dunque la situazione oggi in Italia? Siamo messi peggio qui in Usa, vero?

sabato 18 ottobre 2014

Gentilezza si', ma non provate a calpestare i loro diritti

L'altro giorno ho parlato della gentilezza degli Americani. Dopo tanti anni in Usa posso confermare che e' un dato oggettivo ed e' visibile soprattutto su strada, dove, il senso civico degli automobilisti e' sicuramente superiore di quello di noi Italiani. Ci sono sempre delle eccezioni e se ad esempio andate a Manhattan gli automobilisti sono un po' piu' esagitati rispetto a quelli di un tranquillo paesino del Connecticut pero' tirando le somme anche la "gentilezza stadale" e' per me una realta' e fa trascorrere le mie circa due ore su strada quotidiane in un modo piu' sereno.
L'altro giorno pero' mi e' accaduto un episodo che vorrei raccontare. Ero fermo in macchina al semaforo rosso. Dovevo girare a sinistra, a 90 gradi, per prendere l'imbocco dell'autostrada C'era un piccolo ingorgo, come spesso accade a quell'ora ma li ho sempre visti "sgorgarsi" in pochi secondi. Quando e' scattata la luce della freccia verde a sinistra, ho svoltato a sinistra pensando o sperando che le macchine ferme in fila sarebbero subito andate avanti per consentire anche a me di immettermi in autostrada. Valutazione sbagliata perche' l'imbottigliamento e' durato qualche secondo in piu' e quando e' scattato il verde dall'altra parte, alla mia sinistra, in cui c'erano altre macchine in attesa di passare con il verde, la mia macchina ha bloccato una piccola parte della loro corsia. Un signore tutto esagitato che viene proprio da quella corsia abbassa il finestrino e mi grida ironicamente Good job! e mi fa il gesto di un piccolo applauso. Io gli rispondo di istinto Ma che vuoi? E vado avanti perche' il traffico e' tornato scorrevole e mi immetto in autostrada. E passa tranquillamente anche il signore. Sbollita la rabbia ho iniziato a fare autocritica e a pensare che anche se avevo il verde avrei dovuto girare solo quando a sinistra non ci fosse stato piu' l'imbottigliamento per non evitare di bloccare le auto provenienti dalla mia sinistra. La prossima volta staro' piu' attento. E ho pensato che questo e' un altro episodio che dimostra che gli Americani sono sempre gentili e cordiali ma guai a calpestare un loro diritto e a provare di arrecare loro un fasticio, seppur minimo. Non se lo tengono dentro e sono pronti ad aggredirti, verbalmente.  In un certo senso qui e' anche la gente nel quotidiano che riesce a creare un senso civico. Se fai qualcosa di sbagliato non ci pensano due volte a sgridarti e anche se al momento ti puo' dare fastidio poi ci rifletti su e capisci che hai sbagliato e che avresti dovuto agire diversamente. Da tanti altri episodi che ho vissuto, la mia impressione ormai consolidata e' che questo e' un Paese in cui il popolo piagnucola poco e agisce molto. Non sta ad aspettare che i problemi vengano risolti dopo, da altri, dall'alto. Prima ci provano loro, perche' dal loro DNA sanno che sono loro i veri artefici del proprio destino. A politici, giudici e poliziotti ci si rivolge, certo, ma magari in un secondo momento.

giovedì 16 ottobre 2014

Duecentomila volte grazie!

Cari lettori, come molti di voi sanno, ho iniziato a scrivere questo blog quando oltre due anni fa ho deciso di tornare a vivere in America o meglio di provarci perche' non e' affatto facile. Avevo vissuto qui negli States gia' per quasi sette quando, per varie ragioni, decisi di tornare in Italia. Nel Bel Paese ho poi vissuto per circa tre anni con la speranza di riuscire a fermarmi li' per tutta la vita,vicino alla mia famiglia, con un bel lavoro e una vita serena. Gli anni in Usa, pensavo, li avrei sempre ricordati come una bella esperienza della mia vita. Ma le cose andarono diversamente e gli anni in Italia si rivelarono deprimenti soprattutto per il lavoro perche', con le dovute (rare) eccezioni, venni a contatto con degli ambienti lavorativi costituiti da imprenditori arroganti e cafoni, contratti di lavoro da 2 euro l'ora, colloqui ai limiti del ridicolo, assenza di rispote alle centiaia di CV inviati.
E cosi' dopo l'ennesima delusione che mi fece prima deprimere e poi scattare un moto d'orgoglio, decisi di tornare in America e di raccontare, giorno dopo giorno, tutte le mie esperienze per cercare di realizzare questa missione impossibile. Per fortuna ci sono riuscito e ho quindi inziato a raccontare la vita quotidiana americana, il mondo del lavoro, la sanita' e tante piccole curiosita' e differenze culturali che solo chi vive stabilmente qui potra' raccontare nei dettagli. Agli occhi del turista sfuggono molte cose.
Quando iniziai a scrivere il blog l'intenzione era di creare un diario personale di questi importanti anni della mia vita. Lo facevo prima di tutto per me anche perche' pensavo che avrei avuto soltanto qualche lettore, sparso qua e la' per l'Italia, appassionato dell'America.
Oggi ho aperto il blog e ho notato che ha totalizzato oltre 200.000 visualizzazioni!
Non mille, non diecimila, non ventimila, che sono gia' dei numeri altissimi.
DUECENTOMILA!
Mi fa molto piacere, vuol dire che apprezzate cio' che scrivo e il modo in cui lo scrivo.
Certo si puo' sempre migliorare perche' spesso scrivo di sera dopo una lunga giornata di lavoro ma insomma si fa' quel che si puo'.
Stasera voglio solo dirvi grazie. Duecentomila volte, uno per uno. Continuate a seguirmi.
Stay tuned for more updates!

martedì 14 ottobre 2014

Cose di lavoro: firing and hiring in the USA

Oggi al lavoro e' stata una giornata molto particolare. Nella mia azienda sono in atto molti cambiamenti e quindi stanno licenziando ed assumendo molte persone nel giro di pochi mesi.
Nel mio ufficio ci sono due scrivanie, la mia e quella di fronte di una collega sulla sessantina. Questa signora lavora part time e a dire la verita' a quanto mi raccontano i colleghi negli anni e' diventata sempre piu' pigra. Il suo licenziamento e' sempre stato nell'aria.
Proprio stamattina ha iniziato a lavorare con noi una ragazza sui 23-24 anni, che si e' laureata un paio di anni fa. Qui iniziano il college a 18 anni e poiche' non esiste il fenomeno del fuori corso, verso i 22 anni sono tutti laureati e iniziano gia' a fare esperienza lavorativa. Beati loro.
Insomma a un certo punto il capo ha chiamato la signora nel suo ufficio e l'ha licenziata. Era ora di pranzo. La signora ha preso le sue cose ed e' andata via, senza neanche aspettare la fine della giornata, e senza neanche salutarci. Forse era in imbarazzo ma chi l'ha vista uscire dalla porta ha detto che non sembrava neanche tanto triste, anzi ha anche accennato un mezzo sorriso.
Comunque subito dopo pranzo, due colleghi hanno sistemato il pc e la scrivania della ormai ex collega per adattarli alle esigenze della nuova ragazza. E cosi' stamattina di fronte a me avevo una signora e nel pomeriggio una ragazzina. Cambio di colleghe in poche ore. Questo e' il mondo del lavoro americano. Licenziamenti e assunzioni velocissimi senza troppe storie o preavvisi. Credo pero' che se la signora avesse lavorato full time le avrebbero dovuto dare almeno due settimane di preavviso, che comunque e' un periodo brevissimo per i nostri canoni italiani. Non si parla di articolo 18 e licenziamenti per giusta causa proprio in questi giorni? Qui non esiste un contratto vero e proprio e quando ti assumono ti presentano un foglio di carta in cui e' specificato che ti assumono "at will" vale a dire che se tu vuoi te ne puoi andare dando preavviso di due settimane e se l'azienda vuole licenziarti puo' farlo dandoti sempre lo stesso preavviso di due settimane. Senza stare troppo a spiegare. Non servi piu'. Devi prenderti le tue cose e andare a casa. E avanti un altro assunto. Stranamente questo sistema puo' sembrare precarissimo sulla carta ma non e' cosi'. Se lavori bene non ti licenziano. Io mi sentivo piu' precario in Italia che non qui in Usa dove possono licenziarmi dall'oggi al domani. Questa e' l'America del lavoro e della flessibilita'. Piaccia o no, il sistema funziona. Pochi si lamentano e nessuno organizza scioperi generali.

lunedì 13 ottobre 2014

Da dove nasce questa gentilezza?

Stasera mentre prelevavo dei soldi all'ATM (bancomat) a pochi metri da me c'era un signore che stava camminando e un altro in macchina che, uscito dal parcheggio senza accendere i fari, stava per investire il signore a piedi che non lo aveva visto arrivare. 
Turn on your lights asshole! - gli ha urlato mentre la macchina e' sfrecciata via senza fermarsi, forse per paura.
Il signore furioso si e' subito rivolto a me scusandosi tantissimo: I am so sorry, I didn't want to harass you (Mi dispiace molto, non volevo molestarti/infastidirti).
E io, sorridendo: That's ok.
E poi, pensandoci, molestarmi di che? Non hai mica gridato contro di me. Io ero solo li' a pochi metri a ritirare i miei soldi.
Ma lui si e' sentito in dovere di scusarsi. Alzare la voce o lasciarsi scappare una parolaccia puo' dare fastidio a chi e' costretto ad ascoltare. Quindi bisogna scusarsi.
Ma questo e' solo uno di centinaia di episodi quotidiani di questa ormai proverbiale gentilezza americana.
Ad esempio ogni volta che entri o esci da un negozio c'e' sempre qualcuno che anche se e' qualche metro avanti di te, aspetta e ti tiene la porta aperta. E i sorry e i thank you abbondano in ogni situazione. Se sei in ascensore c'e' spesso chi si scusa se ti da' le spalle. E a quegli incroci ad X, senza semaforo, e' tutto un gesticolare per dire: passi prima lei. No si figuri passi prima lei. E chi passa per primo si sente quasi un egoista per aver approfittato della gentilezza degli altri.
Nei negozi ti chiedono sempre: did you find everything you were looking for?  (Hai trovato tutto cio' di cui avevi bisogno?).
Quando arrivi in palestra ti dicono: Enjoy your work out. (Fai un buon allenamento).
Potrei fare decine di altri esempi; sono proprio questi piccoli episodi di vita quotidiana che rendono la vita piu' serena ed e' soprattutto per la gentilezza e il senso civico delle persone che mi piace vivere in questo Paese.
A volte pero' mi chiedo: da dove nasce questo modo di comportarsi e perche' noi in Italia invece non siamo cosi'? Dove abbiamo sbagliato noi e dove hanno imparato loro? Deriva dall'educazione puritana di qualche secolo fa? Non riesco a darmi spiegazioni.
Voi cosa ne pensate?

giovedì 9 ottobre 2014

A certe cose non ci devo pensare...

Come avrete notato da quando mi sono trasferito in Usa non ho scritto quasi piu' niente dell'Italia. Vivo serenamente la mia vita qui e non mi innervosisco piu' quando leggo una delle tante notizie di normale incivilta' quotidiana. Quelle che proprio non riuscivo a digerire quando vivevo in Italia.
Ogni tanto pero' me ne arriva qualcuna che mi fa ritornare l'orticaria.
L'avrete letta tutti, oggi. A Napoli tre ragazzi hanno prima preso in giro e poi spogliato e seviziato un ragazzino sovrappeso in un autolavaggio con un tubo di aria compressa che gli hanno infilato  nel sedere procurandogli delle ferite gravissime e rendendolo in fin di vita. Il ragazzo che ha materialmente seviziato il ragazzino e' stato arrestato mentre gli altri dei, anche essi complici della violenza, che hanno partecipato agli sfotto', sono ancora liberi. Per me sono tre bestie senza distinzione e dovrebbero marcire in carcere ma cio' che mi ha piu' disgustato sono le parole dei parenti del ragazzo arrestato:
Intervista 1
Intervista 2
In pochi minuti sono stati in grado di riassumere una mentalita' sempre piu' diffusa.
In sostanza...
Mio figlio ha sbagliato ma hanno sbagliato anche gli altri due ragazzi.
Si trattava solo di uno scherzo.
Anche se il ragazzino fosse stato ucciso si tratta di una cosa fatta senza malizia.
Addirittura hanno avuto anche il coraggio e la codardia di affermare che gli altri due ragazzi sono in realta' piu' colpevoli di loro figlio perche', lavorando all'autolavaggio, sapevano cosa poteva provocare il tubo di aria compressa e tuttavia non hanno fatto niente per impedirlo. Eh si perche' e' normale spogliare un ragazzino e infilargli un tubo di aria compressa nel sedere fino a lacerargli il colon e gli organi interni.
Era solo uno scherzo! Mio figlio e' un bravissimo ragazzo!
Un disgusto totale.

Pochi giorni fa un'altra notizia o meglio un servizio televisivo mi ha fatto venire l'orticaria. Per fortuna si tratta di qualcosa di piu' lieve di un tentato omicidio, pero'...
Striscia la notizia e' andata a Napoli e ha ripreso molti genitori che portano i propri figli piccoli sullo scooter, senza casco, mettendo a rischio la loro vita:
Bambini di Napoli in scooter senza casco
A un certo punto (a 2:40 del video) arriva la chicca. Un distinto signore tira fuori la sua frase migliore e si rivolge a Luca Abete che lo stava rimproverando: perche' Striscia la Notizia non va anche fuori al Parlamento a fare servizi? Eccolo li', l'evergreen. I politici rubano, in Parlamento sono tutti ladri e voi invece volete far vedere come siamo incivili noi gente comune? Ma lasciateci vivere da incivili in pace visto che siamo tutti incivili in Italia a partire dai politici. E quindi o tutti o nessuno. Anzi se siamo incivili e' colpa del governo che non ci da' un lavoro e non abbiamo soldi per comprare un casco di poche decine di euro per i nostri bambini. Bravo pero' un casco ce l'hai, caro signore. Se lo facessi indossare al tuo nipotino invece di metterlo tu, non sarebbe meglio? Meno egoistico? E poi davvero vuoi farci credere che non hai soldi per comprare un casco? Quando magari spendi centinaia di euro per "giocare la bolletta", le scommesse sportive della domenica?
E proprio poche settimane prima ricordo che Luca Abete fece un altro servizio simile e la risposta di un altro tizio fu: Lo Stato e' contro di noi e noi andiamo contro lo Stato.
E bravo il pirla, vai contro lo Stato facendo rischiare la vita a tuo figlio e non facendogli mettere il casco.  Vittimismo e scaricabarile. Ormai e' un virus che si sta spargendo a macchia d'olio.

Ora mi direte che questi sono episodi circoscritti a una certa area d'Italia e a determinati strati sociali.
Bene, non vi nascondo che l'orticaria mi e' venuta oggi anche a seguito delle parole di una nota cittadina romana, se non erro, che sulla carta dovrebbe avere anche una certa cultura. Avete presente Sabina Guzzanti? Quella tizia che amava ironizzare sul cancro di Oriana Fallaci quando era in vita? Quella che fa film documentari alternativi mossi da un cieco furore ideologico? Quella che crede di essere un personaggio satirico ma che non fa altro che vomitare offese contro i suoi nemici, senza far ridere? Insomma proprio lei ha girato un film documentario in cui parla di rapporti Stato-Mafia. E poiche' in questi giorni pare che a Riina e Bagarella non sara' concesso assistere all'udienza del Presidente Napolitano lei cosa ha detto? Semplice ha solidarizzato con i mafiosi con parole molto pacate: Solidarieta' a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. Perche' i traditori delle istituzioni (che poi e' da provare) ci fanno piu' schifo dei mafiosi.
Eccola la' ci mancava solo lei oggi. Orticaria completa.

Ma devo farmi forza e a certe cose non ci devo pensare.
Qui fuori le foglie ci stanno regalando delle meravigliose sfumature di giallo e rosso e sta arrivando un autunno bellissimo in Connecticut. Le case sono addobbate con stupende decorazioni di Halloween. Stasera potrei guardare un film di Woody Allen o leggere un bel racconto di John Fante.
E domani mi aspetta un'altra intensa ma interessante giornata di lavoro. E poi ci sara' il weekend. E magari faro' un giro a New York, magnifica nelle sue luci notturne in questo periodo dell'anno. Un altro giorno e' alle porte qui in America e adesso ho gia' dimenticato...di cosa stavo parlando poco fa in questo post?