lunedì 27 febbraio 2017

Intervista...a me stesso (prima parte)

Ciao a tutti, dopo le interviste ai cinque amici YouTuber che vivono in Usa, qualcuno mi ha chiesto di rispondere alle stesse domande. Ci avevo già pensato e poiché non sono un famoso YouTuber e prediligo la forma scritta, lo faccio volentieri sul blog, in due post. 

1. Raccontaci la storia che ti ha portato dall'Italia agli Usa.
Mi sono innamorato degli Stati Uniti sin da bambino quando i miei genitori portavano tutta la famiglia qui in vacanza, ogni 4-5 anni, in visita ai parenti italo-americani. Sono rimasto subito incantato dalle luci di New York, dal dinamismo della città e dalla mescolanza di diverse etnie. Un semplice giro serale in macchina con gli zii, con lo sfondo della magica skyline di Manhattan, o una passeggiata sulla 5th Avenue mi suscitavano forti emozioni ed erano in grado di darmi energia anche perché avendo vissuto in un piccolo paese del sud Italia, il contrasto era incredibile e infatti ogni volta che tornavo in Italia provavo un forte senso di  nostalgia per gli Stati Uniti.  Per anni però ho considerato l'America solo  un luogo per fare vacanza ma le cose cambiarono l'11 settembre 2001. In quel periodo studiavo all'università e mancavano pochi esami alla laurea. Sin dai primi anni di corsi non sopportavo molti miei professori che nonostante fossero preparati, e spiegavano argomenti interessantissimi, erano palesemente anti-americani e ci facevano studiare argomenti che ridicolizzavano gli Stati Uniti e lo stile di vita degli Americani. Nel giro di pochi corsi vidi cambiare molti studenti, miei amici, da ragazzi equilibrati ad antiamericani sfegatati, e molti di loro si rivelarono addirittura contenti l'11 settembre quando migliaia di innocenti morirono sotto uno degli attacchi più vigliacchi e sanguinari nella storia dell'umanità. Nei giorni successivi notai anche che non era solo l'anti-americanismo che mi circondava a darmi fastidio ma molti di quelli che mi stavano attorno erano cinici, lagnosi, pessimisti, pigri, disfattisti. Respiravo, insomma, un clima opprimente che mi spegneva ogni energia e io avevo il bisogno di cambiare aria.  Cosi dissi a me stesso: appena mi laureo mi regalo una vacanza e me ne vado in America per qualche mese. Non avevo un progetto preciso, volevo solo vivere in America per qualche mese, prendere informazioni, guardarmi attorno, e capire se davvero mi sarebbe piaciuto vivere per qualche tempo, magari un anno o due, in questo Paese. Non avevo progetti a lungo termine ma le cose cambiarono in fretta e a  13 anni di distanza sono ancora qui.

2. Cosa fai qui in USA? Di cosa ti occupi? Hai cambiato più lavori?
Mi occupo di import-export.
Come tutti ho cambiato lavoro più volte. Appena arrivato ho trovato lavoro, part time, nell'ufficio ESL del college che ho frequentato. Poi ho iniziato anche a dare lezioni private di italiano, chitarra, matematica. Poi ho lasciato il lavoro al college e ho trovato lavoro come  cassiere in una farmacia-supermercato e allo stesso tempo, al weekend, facevo le pulizie in un palazzo a tre piani, pieno di uffici. Il primo periodo in America insomma sembrava un film: non potevo permettermi una macchina e correvo da una parte all'altra della città e  nei paesi limitrofi muovendomi con i mezzi, facendo lunghi tratti a piedi con il vento gelido che mi tagliava le mani e mi faceva lacrimare gli occhi. Seguivo i corsi al college, facevo gli homework, andavo a dare lezioni private, poi scappavo per fare il turno al supermercato, poi al weekend facevo le pulizie in quel palazzo (aspirapolvere, vetri, pavimenti e cessi compresi) come un vero Cenerentolo. Due anni durissimi senza un attimo di tregua ma poi, dopo la laurea biennale, le cose sono iniziate a cambiare. Trovai subito dopo il mio primo vero lavoro full time nel settore import-export, per un'azienda, e poi qualche anno dopo ho trovato lavoro nello stesso settore ma per una compagnia più importante che mi da più benefits e uno stipendio più alto. E sono ancora qui.

3. Quale e' stato il tuo percorso per rimanere qui in termini di visti, green card?
Dopo i primi tre mesi da turista mi sono iscritto a un community college in modo da ottenere uno student visa della durata di due anni e avere così più tempo per guardarmi attorno, perfezionare la lingua e  prendere una utile laurea biennale americana (investendo  tutti i miei pochi risparmi). In realtà mi ero appena laureato in Italia e non avevo  voglia di rimettermi a studiare ma era  parte di una strategia a lungo termine per cercare di trasferirmi qui permanentemente e quindi ho seguito i corsi con entusiasmo e dopo due anni ho finalmente preso il famoso "pezzo di carta" americano. 
Dopo i due anni di college, l'immigration mi ha concesso di lavorare full time per un anno, per qualsiasi employer, sotto OPT. Durante quell'anno sono stato assunto da una compagnia di import-export che mi ha fatto ottenere un visto di lavoro H1B, della durata di tre anni. Poi sono tornato in Europa per tre anni ma è stato un errore e quindi ho deciso di tornare di nuovo qui in cerca di lavoro. Il blog come sapete nasce proprio da quella decisione. Chi mi ha seguito sa che sono stato fortunato e sono stato assunto da un'azienda che mi ha fatto un altro visto di lavoro H1B e poi mi ha anche sponsorizzato per la green card che ho ottenuto pochi mesi fa, raggiungendo un traguardo che solo pochi anni fa pensavo fosse irraggiungibile. 

4. Farai domanda per la cittadinanza americana? (se non sei gia' cittadino)
Penso di si. So che molti italiani decidono di fermarsi alla green card, chi perché non ha tempo o voglia di studiare per l'esame per la cittadinanza, chi per un questione di fedeltà alla bandiera italiana, chi per altri motivi, ma io non ho problemi perché è concesso mantenere la cittadinanza italiana e poi la mia vita è qui in un Paese che mi ha accolto più volte a braccia aperte regalandomi un futuro e una vita serena. Probabilmente richiederei la cittadinanza americana anche se mi dicessero che dovrei rinunciare a quella italiana. 
Qualche nota su green card e cittadinanza: si può richiedere la cittadinanza dopo 5 anni con la Green Card. Green Card e cittadinanza hanno poche differenze. Con la cittadinanza americana si può votare ma bisogna andare al jury duty quando si viene sorteggiati, solitamente ogni 3-4 anni. Con la green card non si può votare ma si viene esonerati dal jury duty. La green card va rinnovata ogni 10 anni ma se si ottiene la cittadinanza americana  non ce ne è più bisogno perché la cittadinanza di fatto "assorbe" la green card.

5. Le prime impressioni di un Italiano in Usa. Differenze con l'Italia?
Ho notato subito la gentilezza delle persone. Le persone che dicevano sorry o thank you per ogni minima cosa e mi salutavano per strada anche se non mi conoscevano. La prima volta ho pensato: Ma chi è questo e perchè mi ha salutato? Io non lo conosco. Al mio paese in Italia succede il contrario, una sorta di duello in cui due che camminano si incrociano  e pensano fino all'ultimo secondo: Vediamo se mi saluta lui. Io di certo non lo saluto per primo. E poi i due passano oltre e nessuno saluta l'altro. Mi hanno anche stupito le macchine che si fermavano all'improvviso appena mettevo un piede sulle strisce pedonali. E poi nei negozi e negli uffici pubblici erano tutti cordiali e gentilissimi e tenevano la porta aperta se stavano entrando e vedevano che stavo per entrare anche io dietro di loro, magari a molti metri di distanza ma, per gentilezza, non entravano nel negozio fino a quando non mi fossi avvicinato a loro per entrare subito dopo di loro. In confronto all'Italia questa gentilezza mi faceva sentire come in un film di Mary Poppins ma mi ci abituai presto e oggi non potrei più farne a meno.
L'altro aspetto che ho notato subito nei primi giorni è che qui tutto funziona in modo efficiente. Ad esempio a volte dicevo a me stesso: l'Inglese non è la mia prima lingua e in teoria dovrei entrare in un ufficio pubblico o una banca con un minimo di preoccupazione  perché non so se riuscirò a spiegare perfettamente ciò di cui ho bisogno e invece sono sereno e addirittura mi sento meno a mio agio e sono più preoccupato prima di entrare in un ufficio  italiano perché a differenza degli usa, in Italia potrebbero dirmi di ritornare perché manca un impiegato, manca una pratica, manca un timbro, c'è una fila di 3 ore, un computer non funziona, la titolare è in vacanza.
Mi ha stupito vedere tantissime donne al volante, tutte dinamiche e tutte in carriera. Moltissime alla guida di giganteschi 4 x 4. Certo in Italia non siamo più negli anni 50 ma a me sembrava proprio che  il 100% delle donne fossero lavoratrici e che non esistessero casalinghe.
La differenza più lampante comunque è il dinamismo delle persone. L'ho notata dai primi giorni. Qui nessuno si piange addosso o resta fermo ad aspettare gli aiuti di un amico, di un politico o dello Stato. Le persone rischiano di più e si mettono in gioco perché sanno che il loro destino dipende solo e unicamente da loro stessi. Ipotecano anche la casa pur di aprire una arrività in cui credono e pazienza se falliscono. Non è grave. Fa parte della natura delle cose. Bisogna vergognarsi se non provano, non se provano e poi falliscono. Perchè da un fallimento si può imparare e ci si può rialzare per provarci un'altra volta. 

giovedì 23 febbraio 2017

Le video-interviste: Gio on the road

Ciao a tutti, oggi vi presento Gioele, meglio noto come Gio on the Road alla comunità YouTuber. Siamo amici da qualche anno, quando ho iniziato a seguire il suo (vecchio) canale Mr.Romoletto88 e lui ha iniziato a seguire il mio blog.  Gli feci un'intervista già qualche anno fa e potete leggerla qui. Lo ho perso un pò di vista negli ultimi tempi perché credo che abbia deciso di staccare con i social media  per un certo periodo (lo ho fatto anche io recentemente) ma  poi lo ho ritrovato non tempo fa con il suo nuovo canale Gio on the Road. Gioele è uno di quegli italiani che si è trasferito in Usa per amore, dopo aver conosciuto e sposato una ragazza americana, Laura, e ha iniziato così la sua nuova avventura americana prima a Nashville, poi a Washington e ora a Los Angeles. Come ricorda spesso, stava molto bene in Italia, tra famiglia, amici, un buon lavoro ma quando l'amore chiama...bisogna prendere quell'aereo e partire  senza pensarci anche se ciò vuol dire trasferirsi dall'altra parte dell'oceano. Gioele ha cambiato più lavori e ora è molto occupato con la sua nuova sfida: aprire un ristorante-pizzeria a Los Angeles con il suo migliore amico Luigi. Mi piace Gioele perché è un ragazzo semplice, umile, spontaneo, che racconta gli States in modo sincero e distaccato con tutti i loro pregi ma anche i difetti. Lo ringrazio pubblicamente per l'intervista e gli faccio il mio in bocca al lupo per l'apertura del suo ristorante dove spero di andare presto. E anche voi, se andrete a Los Angeles dovete fare tappa fissa da Gioele. Ditegli che vi ho mandato io! Ecco la sua intervista.



Potete seguire Gioele sul suo canale: Gio on the Road.

mercoledì 22 febbraio 2017

Le video-interviste: Claudio il Texano

Ciao a tutti, chi si trasferisce in America solitamente sceglie di vivere a New York, Los Angeles, Miami o Chicago o comunque in uno degli stati della East o della West Coast. E' meno probabile trovare un italiano in uno stato più interno ma ce ne è uno che vive in Texas ed è molto seguito su YouTube: Claudio...il Texano.
Conosco Claudio da molto tempo, se non ricordo male iniziò a seguirmi sul blog anni fa e poi ci scambiammo alcune email. Mi diede delucidazioni su visti e green card e ricordo bene che qualche anno fu talmente gentile da registrare un video, che mi mandò per email, per spiegarmi meglio alcuni dettagli sul procedimento per la green card poiché lui la ha ottenuto seguendo lo stesso percorso, tramite sponsorizzazione di lavoro, ma molti anni prima di me.
Mi piace seguirlo perché racconta la vita vera, spesso dura e faticosa che solitamente vive una persona normale in uno stato come il Texas. Non se la passa male ma la sua vita è sicuramente diversa da quella che potrebbero immaginare gli Italiani che sognano gli States: molto lontana dal glamour e dalle luci scintillanti di New York o Los Angeles. Claudio fa il camionista e alza polvere ogni giorno con il suo camion macinando chilometri tra paesaggi aridi e desertici. E' un gran lavoratore che fa tutto per la moglie e il figlio e sogna un giorno di vederlo iscritto ad una ottima università americana.  E' un tipo umile e tenace che ha capito bene che in Usa nessuno ti regala niente, la vita non è tutta rose e fiori ma con un pò di sacrificio in questo Paese puoi ancora prenderti molte soddisfazioni e vivere una vita serena, con poche preoccupazioni.  Godetevi l'intervista e grazie Claudio!


martedì 21 febbraio 2017

Le video-interviste: Mirko e Marta

Rieccoci alla video intervista degli YouTuber Italiani in America. Oggi vi presento Mirko e Marta.
Vivono a Jacksonville in Florida. Pochi giorni fa gli ho inviato le domande per la video intervista, suggerendogli di fare un'intervista doppia, in stile Iene, ma non mi sarei mai immaginato di vedere cio' che hanno combinato ma da loro ci si puo' aspettare di tutto. Sono molto simpatici e spesso ridiamo e scherziamo anche con loro pero' a distanza, via social media. E' questo il destino delle amicizie, virtuali, quando si vive a miglia di distanza.
Mirko e' un graphic designer un po' pazzoide, con centinaia di interessi e passioni di cui ci racconta nei suoi percorsi in macchina casa-lavoro. Marta, sua moglie, e' simpaticissima e non si ferma un attimo. Studia Health Information Technology e insegna, come tutor al college e privatamente, italiano, spagnolo e francese. 

Poiche' gli hanno fatto gia' tante interviste, piu' o meno con le stesse domande, per scherzo hanno pensato di far rispondere altri due membri della famiglia, delle vere star note a chi li segue sui loro canali: il gatto Ciuski e il cane Pepita. (E' evidente da questo video la creativita' di Mirko...un'intervista con lo stile grafico identico a quelle delle Iene!).
Se volete leggere un'intervista meno goliardica vi lascio il link di quella, scritta, a Mirko di qualche anno fa: Intervista a Mirkojax.
Potete seguire Mirko e Marta sui loro canali:

domenica 19 febbraio 2017

Una multa ingiusta

Qualche settimana torno a casa e trovo tra la posta una lettera contenente una multa di $45. A quanto pare il 21 novembre avrei parcheggiato la mia macchina in una stradina di Brooklyn senza inserire monete nel parchimetro.
Strano, penso, rileggendo la lettera, perché non sono mai stato in vita mia in quella zona e infatti dopo aver controllato giorno e ora in cui avrei commesso l'infrazione ricordo che mi trovavo come sempre in ufficio! E tra l'altro lo ricordo bene perché era il giorno in cui abbiamo festeggiato Thanksgiving, preparando, cucinando, mangiando e brindando per gran parte della mattinata. Quindi si è trattato di un errore da parte di un poliziotto che avrà scritto male il numero di targa e la multa è arrivata, per sfortuna, a me che non c'entro niente.
Vado sul sito di NY per capire se posso contestarla e leggo che si può fare una contestazione online alla sezione Hearing.
Scrivo così poche semplici righe in cui spiego che credo si tratti di un errore perché quel giorno e a quell'ora ero regolarmente a lavoro. E aggiungo anche che sono preoccupato e non vorrei che mi avessero clonato la targa. Dopo pochi giorni ricevo un'email con la decisione del giudice: non ho portato prove sufficienti per dimostrare la mia innocenza. Quindi...guilty. Devo pagare la multa.
Ma come? Io devo portare prove che la mia macchina non era ma loro quali prove hanno. Una foto? Ovviamente no, niente. E' la mia parola contro la loro. E la mia non ha convinto il giudice.
Però leggo che si può ricorrere in appello e non mi arrendo. Questa volta invio tutti i documenti in mio favore. E vediamo se sono colpevole. 
Vado dal mio capo, gli spiego la situazione e gentilmente si mette a disposizione. Stampa una copia del foglio (con timbro della compagnia) con orari di entrata e  uscita (con timbro e firma della compagnia) e scrive su carta intestata un documento in cui dichiara che in quel giorno ero regolarmente in ufficio e la mia macchina è rimasta parcheggiata li fuori per l'intera giornata.
Inoltre poiché sulla multa hanno indicato che la macchina era nera ma la mia è grigia (sarà stata nera la macchina che era davvero parcheggiata li), allego copia della registrazione in cui è indicato il colore grigio della mia macchina, non nero. E includo una lettera in cui spiego che poiché non ho mai contestato una multa prima di allora, ho peccato di superficialità non inviando molte prove della mia innocenza alla prima contestazione. Me ne scuso ma questa volta ho inviato tutte le prove. Cordiali saluti e attendo la decisione dell'appello. 
Pochi giorni fa arriva per lettera con la decisione finale. La apro e noto subito tre firme di tre funzionari amministrativi tutti concordi nella decisione. Nessuno in contrasto. Ma la decisione è scritta in una riga scritta a mano quasi incomprensibile. Una scrittura sciatta come quella dei dottori che hanno fretta e poco rispetto per chi legge. Questa è la decisione, se capisci bene per te. Leggo e rileggo e alla fine decifro cosa hanno scritto: Non vediamo ragioni per ribaltare la prima decisione presa del giudice.
Punto. Niente altro. Nessuna spiegazione. Non vedono ragioni. Colpevole ero e colpevole resto.
Ma scusate, ma le mie prove? Niente, nessun accenno. Colpevole, paga.
E allora sono andato online e ho pagato la multa. A quel punto non potevo non pagarla. Avrebbe creato molti problemi: l'assicurazione dell'auto sarebbe aumentata, il punteggio del credit score forse sarebbe diminuito e poi non pagare un multa potrebbe rivelarsi una macchia quando farei domanda per la cittadinanza, tra qualche anno. Nel dubbio meglio pagare.  
Ho capito alcune cose da questa vicenda ingiusta.
Quando ci si difende da un'accusa, anche se una semplice multa, bisogna farlo con prove concrete. Le parole anche, verbali o scritte, soprattutto in America, nota per il suo pragmatismo, non servono a niente.
In una disputa con le autorità è sempre "la mia parola contro la loro". Cittadino e autorità non sono mai allo stesso livello, neanche nella grande America con la sua retorica della giustizia uguale per tutti. Sei spesso tu normale cittadino a dover dimostrare la tua innocenza, non loro a dover dimostrare, con delle prove, la tua colpevolezza.
Il giudice è una figura sacra, una semi divinità e difficilmente dei funzionari amministrativi gli vanno contro rovesciando una sua decisione iniziale.
Insomma, lezione imparata, multa pagata anche se innocente e andiamo avanti. Anche questa è l'America. 

venerdì 17 febbraio 2017

Le video-interviste: Matteo Bertoli

Rieccomi amici! Chiedo scusa per la mia assenza ma negli ultimi mesi sono stato molto impegnato con il lavoro e un breve viaggio in Italia e inoltre ho deciso di staccare la spina per qualche tempo da internet e i social media e per forza di cose ho dovuto, purtroppo, trascurare anche il blog ma ora sono tornato con qualche nuova idee che spero vi possa piacere.
Chi mi segue da tempo avrà letto le interviste che feci ad alcuni Italiani che vivono negli Stati Uniti  (e anche una ad un mio caro amico americano che vive in America ma viaggia spesso in Italia).
Sono tutte alla sezione Le Interviste del blog.
Oggi inauguro una nuova sezione più "visiva": Le video-interviste agli YouTuber italiani in America. Si tratta di interviste a YouTuber molto seguiti che raccontano ogni giorno le loro esperienze quotidiane in America e ci portano per le strade, gli uffici, le case, i negozi, i pub, i fast food e tanti altri luoghi di questo Paese o molto spesso più semplicemente ci raccontano la loro America nel percorso in macchina tra casa e lavoro.
Con alcuni di loro, tramite Facebook, WhatsApp, Messenger, siamo diventati grandi amici e ci sentiamo quotidianamente; si ride, si scherza, si parla anche spesso con animosità e ci raccontiamo le nostre giornate di emigrati con la testa tra due continenti. Per ora il tutto avviene virtualmente perché  ognuno vive in uno stato diverso a migliaia di Km di distanza ma magari un giorno ci incontreremo tutti. 

Iniziamo oggi con Matteo Bertoli, filmmaker di Brescia con molta esperienza alle spalle, che ha vissuto in California e si è da poco trasferito in Utah con sua moglie Corinna che lo affianca in questa nuova avventura americana. Ultimamente si è dovuto scontrare con una certa severità (o forse un cambio di politica?) dell'Immigration, ed è stato, credo, anche un pò sfortunato, come potrete sentire dalle sue parole, ma non si è perso d'animo e grazie alla sua tenacia è riuscito a tornare in America dove è un artista affermato e sono sicuro, che presto prenderà il volo anche perché qui basta un attimo, un colpo di fortuna, la conoscenza magari casuale del contatto giusto e la tua vita può cambiare da un giorno all'altro. Io gli faccio il mio in bocca al lupo via blog...anche se già adesso non se la passa certo male! Ecco le sue risposte alle mie 10 domande:


Potete seguire Matteo sul suo canale YouTube: Vivere in America 
Enjoy e...stay tuned for more updates!