mercoledì 30 giugno 2021

Smettere di lavorare: un piano un pò nebuloso e un dubbio amletico

Nel post precedente ho scritto del mio sogno di smettere di lavorare. Ma è davvero impossibile? Dunque, analizziamo i miei punti a favore e quelli a sfavore. Punti a favore: non non ho moglie e figli. Lo so, avere una famiglia è stupendo ma a me va a benissimo così, sono un solitario e credo di aver raggiunto il mio equilibrio. Ok mai dire mai ma la realtà è che questo mi aiuta, perché per decisioni importanti non devo mettere d'accordo più teste. Un altro punto a favore è che non ho debiti, il che è raro in America. Qui molti ragazzi si indebitano per anni dopo la laurea perché hanno ricorso a prestiti bancari per pagarsi 4 anni di college a 50mila l'anno o anche più.  Io per fortuna ho studiato in Italia e i due anni di college negli Usa mi sono costati "solo" 8mila dollari l'anno. Era un community college, non Harvard, ma tutte le spese sono pagate.  Stesso discorso per l'auto, rate pagate in tre anni e anche per le carte di credito zero debiti, non pago mai in ritardo. 

Fin qui tutto splende. Tra i punti a sfavore direi che c'è l'appartamento o meglio è un elemento che mi frena al momento con molte spese ma che si rivelerà poi il principale strumento per la mia libertà dal lavoro. Almeno si spera. Lo ho acquistato due anni fa, quando mi sono messo sul groppone un bel mutuo di 30 anni. Ma una buona parte del mutuo è pagata perché l'anno scorso mi è andata molto bene in borsa e ho usato quei soldi guadagnati per far scendere la quota capitale e gli interessi del mutuo con risultato che, restando identica la rata mensile, la durata del mutuo è scesa da 30 a 16 anni. 

Ma altre spese mi inseguono come le tasse sulla casa e le spese condominiali. Al momento pago 300 al mese in tasse sulla casa e 400 in spese condominiali, ma già tra un anno queste ultime dovrebbero salire a 600 per dei lavori di ristrutturazione al palazzo. Quindi le spese mensili saliranno da 700 a circa 900, e tutto questo escludendo la spesa del mutuo. C'è da dire che le migliorie al palazzo faranno aumentare il valore degli appartamenti. Inoltre, fenomeno interessante, negli ultimi anni c'è una forte richiesta per gli appartamenti in Connecticut perché molti fuggono dalla sempre più cara New York e sono in cerca di sistemazioni migliori in zone ben collegate con la big apple. Credo che in questo la fortuna mi abbia aiutato perché il mio appartamento dista letteralmente 4 minuti a piedi dalla stazione e poi da lì in 50 minuti sono a Grand Central. Alcuni colleghi che vivono al Bronx e a Brooklyn impiegano più tempo di me per arrivare a Manhattan! 

Ma insomma qual è il mio piano? Adesso ci arrivo ma prima devo completare il quadro con pensione e 401K. Negli Stati Uniti si va in pensione a 67 anni ma teoricamente puoi andarci anche prima solo che oggi con la sola pensione non riesci a campare e molti ricorrono alla pensione integrativa. Io sono fortunato perché la mia azienda offre ai dipendenti il 401K. Funziona così: ogni mese l'azienda versa al mio 401K il 5% dalla mia paga e aggiunge "di tasca propria" il 4.5%, come se fosse un bonus. Questa cifra che aumenta di mese in mese viene investita nel mercato azionario e negli anni tende ad aumentare, nonostante i crolli e le crisi economiche. Così a 65 anni avrei accesso a pensione  e 401K. 

Ecco quindi il mio piano che è un pò nebuloso ma sta prendendo forma: 
Vorrei provare a estinguere il mutuo in 10 anni e poi vendere l'appartamento. Il valore dovrebbe aumentare e potrei ricavarne, chessò, 300mila dollari o forse anche più. A quel punto avrei più di 50 anni e dovrei coprire con le mie forze una durata di 10-15 anni, prima di poter attingere alla pensione e al 401K. Bene ma dove me ne andrei a vivere? Potrei trasferirmi in uno stato economico, Costa Rica o qualche altro stato, ma devo informarmi meglio, non ho avuto tempo per fare ricerche. Oppure potrei tornare in Italia. La casa dei miei è grande e a più piani e tornare a vivere a contatto con la famiglia non sarebbe poi male. 

Ma il dubbio amletico è questo: dopo una vita in America sono sicuro che vivrei bene in Italia? Se anche riuscissi a creare una mia isola felice facendomi scivolare via tutte le cose che ho sempre odiato dell'Italia, sono sicuro che dopo qualche tempo non mi mancherebbe l'America? A pensarci bene vivere in America senza lavorare sarebbe anche fantastico e la girerei in lungo e largo, l'America è stupenda in modalità da "turista-esploratore". Ma vivere in America senza lavorare e senza un tetto sopra la testa è troppo costoso e poi non dimentichiamoci della nostra cara amica, sua Malvagità la Sanità Americana. 

Quindi potrei giungere un compromesso: nove mesi in Italia e tre mesi in America. La cittadinanza americana, che dovrei prendere tra un anno, servirebbe allo scopo perché sarei più libero di stare più di un anno fuori dagli Usa e tornare in America per qualche vacanza quando mi pare. Con la green card questo non è possibile perché se stai fuori oltre un anno te la revocano e riparti da zero. Puoi entrare solo da turista per 90 giorni. Ma forse sto pensando troppo in avanti. Per ora è un semplice desiderio che sta prendendo forma o forse è un sogno impossibile ma non era impossibile anche trasferirsi in America? 

giovedì 24 giugno 2021

Smettere di lavorare: un sogno non facile da realizzare

In un post precedente ho scritto di una nuova tendenza di chi, finita la pandemia, sta seriamente considerando di non tornare più a lavoro. Si tratta di professionisti sui 30, 40, 50 anni con un buono stipendio e un bel gruzzoletto messo da parte che, conti alla mano, hanno capito che potrebbero benissimo vivere di rendita. Tra i sognatori ci sono anche giovani che prima di essere messi temporaneamente in disoccupazione, con generosi aiuti statali, lavoravano in supermercati o fast food ma per loro smettere è più difficile e tornati con i piedi per terra stanno chiedendo almeno condizioni lavorative migliori: più benefits e una paga più alta del minimum wage. I cartelli "Hiring" sono affissi ovunque ma sento più spesso di aziende che hanno difficoltà a riassumere perché costrette a scendere a patti con le nuove (sacrosante) richieste.

Io sono in una via di mezzo. Guadagno molto più del minimum wage ma meno di chi prende stipendi a a sei cifre. Non posso certo smettere di lavorare. Lavora in America da ormai molti anni ma è solo da poco che le cose iniziano a girare benino. Però la vita da pendolare stanca e i pochi giorni di vacanza mi buttano giù. Non è che mi lamenti, sono fortunato e sono convinto che in Italia non mi sarebbe andata così bene sul lato economico-lavorativo ma sento che la vita scorre veloce e vorrei avere più tempo da dedicare ai miei hobby, leggere, scrivere, viaggiare di più. 

Ho iniziato quindi a informarmi su libri e canali YouTube. Così un pò in ordine sparso. Ho letto i classici libri sul tema come The 4-hour workweek di Timothy Ferriss  e da lui ho imparato che un modo alternativo di agire sarebbe aprire un business e delegare il più possibile anche assumendo collaboratori dall'altra parte del pianeta. In realtà non ho un grande spirito imprenditoriale ma ho capito che il tempo è prezioso e se lo baratti per una paga oraria non giungerai allo scopo.

Da Rich Dad, Poor Dad di Robert Kiyosaki ho appreso un concetto simile. Il libro nella parte iniziale racconta del piccolo Robert e dei suoi due padri: il poor dad è il suo padre naturale, colto e con la testa sulle spalle, che consigliava sempre di seguire la via classica: laurearti in una buona università, trova un  lavoro e iniziare la scalata da lì. Il rich dad è il padre di un suo amico, che ha preso il piccolo Robert sotto la sua ala. Il rich dad era meno colto ma dotato di un'intelligenza finanziaria più concreta che cosigliava di liberarsi da lavoro da dipendente e trovare il modo di far lavorare i soldi mentre si dorme con investimenti in immobili o in borsa o con qualche forma di business. Nella seconda parte del libro l'autore assume però un tono antipatico, tipico di molti imprenditori che si sono fatti da se, del tipo "io ce l'ho fatta, voi resterete in catene...a meno che non agiate come ho fatto io". Il concetto di base è lo stesso di Ferris: bisogna trovare il modo di riconquistare il proprio tempo e non barattarlo per una paga oraria, altrimenti rischiate di lavorare fino alla morte. Ed è un consiglio valido e interessante.

I libri non mi hanno convinto appieno, e alcuni YouTuber mi hanno dato più spunti. Ho ascoltato con interesse le loro storie, ragazzi che sono riusciti a spezzare le catene già a 30 anni o giù di lì. E hanno seguito un percorso simile. Si sono laureati a 21 anni, hanno trovato subito un lavoro con uno stipendio alto e hanno fatto per anni una vita minimalista riducendo tutte le spese al minimo. Una vita da francescani. C'è anche chi ha vissuto per anni a casa dei genitori e chi ha condiviso case-topaia con molti roommates e dopo anni di stenti hanno iniziato a investire, chi in business online e chi in borsa, e chi, forse la strada migliore, investendo in immobili. Qui infatti per comprare una casa basta anche in piccolo anticipo, anche il 5%, e dopo anni di affitto ci si riesce a pagare il mutuo. E si compra un secondo immobile e poi un terzo.

Ma, ripeto, non ho un grande spirito imprenditoriale e ho pochi soldi da parte e rispetto a loro parto in svantaggio. Lavoro in America da quando avevo 28 anni (non da 21) e i risparmi dei primi anni sono finiti nelle tasche degli avvocati di immigration per le pratiche di visti e green card. Certo non ho debiti ma smettere di lavorare è un lontano miraggio. Ho acquistato un piccolo appartamento e se mi impegno potrei pagare il mutuo nel giro di 10 anni.

Cosa fare, quindi? Un mezzo piano ce l'ho ma ne parlerò nei prossimi post.

mercoledì 16 giugno 2021

La burocrazia mafiosa del sistema sanitario

Il mondo della sanità americana è per me ancora fonte di meraviglia (leggi arrabbiatura) e sto ancora imparando a conoscerlo. Qualche settimana fa il mio dentista ha detto che dovrei togliere un dente e sostituirlo con uno nuovo, insomma un impianto di un singolo dente. Gli ho quindi chiesto di mandare una richiesta di quotazione alla mia assicurazione per capire quanto coprirebbe e quanto dovrei pagare di tasca mia. Il dentista ha inviato la richiesta con i loro prezzi e l'assicurazione ha inviato la quotazione. Il totale richiesto dal dentista è circa OTTIMILA dollari. Ma cerchiamo di capire. Ci sono però varie voci e per capire bene ho dovuto fare molte domande all'assicurazione ma per semplificare ho fatto uno schemino con solo tre linee A, B e C:     


Dentist BillContractedCoveredPatient responsibilityBalance
A$1,000 $300 $300 $0 $0 
B$3,000 $2,100 $100 $2,000 $2,000 
CS4000$1,000 $0 $4,000 $4,000 
TOTAL
$6,000 

Diciamo che A è l'estrazione del dente. Il dentista chiede 1000, l'assicurazione dice "si vabbè 1000, cala cala, per gli accordi che hai con noi puoi chiedere massimo 300 e noi copriamo al 100% quindi 300". Il dentista deve accettare. In questo caso al paziente va bene.

B è chessò, mettere il perno e fare qualche altra procedura. Il dentista chiede 3000, l'assicurazione dice "si vabbè 3000, cala cala, per gli accordi che hai con noi puoi chiedere massimo 2100 di cui paghiamo 100, il resto ovvero 2000 li paga il paziente". Il dentista deve accettare. E anche il paziente che pensa, va bene che l'assicurazione ha fatto scendere il prezzo da 3000 a 2100, però me ne copre solo 100 e 2000 devo pagarli io. Vabbè dai almeno ha fatto partire il prezzo da 2100.

C è il dente di porcellana. Il dentista chiede 4000. Ma qui viene il bello. Poiché l'assicurazione non copre per i denti di porcellana non fa scendere il prezzo a 1000, il contracted price. Lo farebbe se il paziente avesse una assicurazione migliore che copre anche i denti di porcellana ma poiché ci vorrebbe un'assicurazione molto più costosa quella voce non è presa in considerazione che "non viene in tua difesa" e ti lascia solo a combattere contro il dentista. In quel caso il paziente che non ha il potere contrattuale dell'assicurazione deve pagare 4000 dollari. Il dentista in teoria può anche dire al paziente "va bene dai ti faccio pagare qualcosa in meno" ma spesso dice "senti la cifra è 4000, prendere o lasciare".

E' un sistema assurdo in cui hai bisogno di un'assicurazione per poter far scendere i prezzi ai confini della realtà ma nei casi in cui non interviene (perché non hai una assicurazione da Amministratore Delegato) ti tocca pagare quei prezzi o decidere di andare fuori dagli Usa per farti curare. Ovviamente non voglio spendere 6mila dollari per cambiami un dente in USA, vedrò se potrò farlo in Italia (ma quando se i giorni di vacanza non sono poi tanti?) ma la domanda è: a voi non sembra un'assurda burocrazia mafiosa questo sistema?

Mi spiego meglio. Pensateci bene, in altri Paesi non c'è bisogno di assicurazione perché i costi sono ragionevoli. E poi è tutto più chiaro, un dentista ti fa una cifra ed è quella, a volte 10 volte inferiore di quella che pagheresti in America dove hai bisogno di un'assicurazione per "difenderti" e far abbassare quei costi e tra l'altro l'assicurazione non neanche è economica (la mia compagnia spende per la mia assicurazione circa 1000 al mese). 

Ma se parli con gli Americani molti ti dicono che è il libero mercato e lo specialista può chiedere quello che vuole. Purtroppo non hanno avuto il coraggio di eleggere Sanders...Neanche a candidato democratico alla presidenza lo hanno fatto arrivare. E allora dolori di denti per tutti.