Potrei scrivere un libro sul lavoro da impiegato di ufficio negli Stati Uniti ma vi risparmio. Però poiché a voi piace leggere della vita quotidiana americana, altrimenti non sareste qui, potreste trovare interessante questo post. Premetto che si basa solo sulle mie esperienze personali relative al lavoro in aziende del Connecticut e New York. Sarebbe interessante leggere anche i commenti di chi segue questo blog e lavora in Usa nello stesso contesto di un lavoro di ufficio o comunque in un qualsiasi contesto da dipendente. E sarebbe interessante leggere se ci sono similitudini o differenze con il lavoro di ufficio in Italia. Io non potrei fare paragoni con l’Italia perché se escludo un paio di esperienze, durate una settimana l’una, non ho mai lavorato in Italia.
Ma veniamo agli Usa. Iniziamo dalla ricerca di lavoro.
RESUME:
Ogni volta che ho mandato un resume (CV) in America mi hanno quasi sempre risposto, anche quando ho inviato una candidatura spontanea. Un’email anche solo per dirmi “Grazie per il Resume ma al momento non ci sono posizioni aperte” l’ho sempre ricevuta. In realtà ho notato che negli anni recenti rispondono meno. Ma la percentuale di risposta direi che è sui 60%-70%.
Sul resume nessuno mette la data di nascita anche se ovviamente tramite i social un potenziale datore di lavoro può facilmente risalire alla vostra età.
COLLOQUIO:
Il colloquio di lavoro in America mi piace perché senti che sei lì “da pari a pari”. Non vai col cappello in mano e con la sensazione che chi ti sta di fronte ti stia facendo un favore ad ascoltarti e ancora di più ad offrirti un lavoro. È vero, tu hai bisogno di un lavoro ma anche chi ti sta di fronte ha bisogno di un lavoratore e anche se è un importante dirigente d’azienda non si atteggia Dio sceso in terra. Ho sostenuto ad esempio un colloquio da Starbucks sorseggiando una tazza di caffè gentilmente offerta dal potenziale datore di lavoro. Io ultimo degli scappati di casa e lui importante amministratore delegato. E quando arrivò una telefonata rispose ma disse richiamarlo più tardi perché era impegnato in una conversazione importante. Ricordo ancora uno dei miei colloqui in Italia quando il capo di una piccola azienda ricevette una telefonata. Ovviamente rispose e parlò a questo suo amico per mezz’ora con me li costretto ad ascoltare i suoi fatti personali, anche cosa aveva fatto la sera prima con una ragazza in un locale (tradendo la moglie).
CONTRATTARE LO STIPENDIO:
Al colloquio parlare di stipendio non è tabù. Io lo chiedo anche prima ancora di andare al colloquio, almeno la cifra approssimativa che hanno in mente, per avere un’idea. Devo dire che è un po’ cambiato negli ultimi anni. Tempo fa molte più aziende inserivano la cifra dello stipendio già sull’annuncio di lavoro. Ora o non scrivono niente o in rari casi inseriscono una cifra variabile in base all’esperienza.
Comunque al colloquio si può “contrattare, certo con delicatezza e con un certo margine e solo quando hai capito che sono davvero intenzionati ad assumerti, ma si può fare. È quasi normale.
Elementi da non trascurare e da chiedere in fase di colloquio a parte lo stipendio sono i giorni di vacanza, e i benefit come bonus, assicurazione e 401K. Ogni compagnia offre, o non offre, determinati benefit.
ASSICURAZIONE:
L’assicurazione medica è un benefit che mi hanno sempre dato anche se in forme diverse: una compagnia pagava per me il 70% del costo (il 30% veniva detratto dalla mia busta paga), un’altra il 100%. Anche se pagano al 100% potrebbe essere migliore e con più copertura quella per cui paghi il 30%. Solitamente le aziende ti danno quella medica e quella dentale, più raramente anche quella oculistica.
A volte per risparmiare la compagnia decide di cambiare assicurazione e in quel caso puoi avere qualche fastidio come ad esempio cambiare medico o specialists perché loro non sono “in network” con la tua nuova assicurazione. Puoi continuare ad andare da loro ma essendo “out of network” pagheresti molto di più. Sostanzialmente non hanno accordi specifici con la compagnia assicurativa. Ma chi è più esperto di me può spiegare meglio queste dinamiche.
401K:
Il 401K è un ottimo benefit. Non tutte le aziende lo offrono. È una pensione integrativa: ogni mese viene detratta una percentuale del tuo stipendio che viene versata direttamente in questo fondo. La percentuale la decidi tu e puoi sempre cambiarla. La compagnia d’insolita fa in match ad esempio arriva a versare per te fino al 5%. Se tu versi il 3% loro versano il 3%, se versi il 5% loro versano il 5%, ma se versi il 6% loro versano sempre il 5%, oltre non vanno. Non tutte fanno il match da come ho capito ma quando lo fanno è come ricevere un bonus perché sono soldi che versano per te e sono tutti tuoi, nel tuo fondo. Ho notato che in alcune compagnie cercano quasi di nasconderti questo benefit. Mi è capitato un paio di volte. Se sei naive o appena arrivato potrebbero non dirti o meglio non ricordarti che offrono il 401k. Devi sempre essere e tu di ricordarti di fare domanda solitamente dopo i primi 3 mesi di lavoro. Ma è normale, se la compagnia offre un benefit sta a te ricordarti se e quando fare domanda. C’è anche chi non ne usufruisce perché non può o non vuole ricevere in meno di paga ogni mese ma io consiglio sempre di farlo, anche una piccola percentuale alla lunga aiuta e si accumula e poi quando c’è il match dell’azienda è bene approfittarne.
ATMOSFERA IN UFFICIO:
L’atmosfera dove ho lavorato è sempre stata molto serena. Anche se si lavora tanto i rapporti tra colleghi sono cordiali, amichevoli, sembra quasi di stare in famiglia. I superiori, i manager, e l’amministratore delegato non se la tirano, ti trattano da pari a pari e si fermano a chiacchierare a lungo con te. Ogni tanto arriva un CEO (amministratore delegato) un pò snob e distante ma almeno nella mia esperienza dal 2004 ad oggi sono casi molto rari.
ORARIO E STRAORDINARI:
Ho lavorato inizialmente per una compagnia medio-piccola. L’orario era dalle 8:30am alle 5:30pm ma spesso c’era talmente tanto da fare che restavo fino alle 7pm. Gli straordinari non venivano pagati ma mi andava anche bene perché dopo un paio di anni, oltre al salario, mi diedero anche le provvigioni sulle vendite (vendite dei nostri agenti e negozi), che mi portò a guadagnare da 5 a 7mila in più l'anno. Il problema è che mi feci prendere dalle provvigioni e per alcuni mesi lavorai molte ore anche di sabato e di domenica. Poi mi imposi di non lavorare il weekend perché era diventato troppo stressante. Le altre compagnie per cui ho lavorato, invece, sono più precise. Alle 5:30pm si esce. Se c’è bisogno di fare qualche ora di straordinario (anche se cercano sempre di evitarlo) ti pagano quelle ore una volta e mezza. Se prendi $20 l'ora regolarmente, le ore di straordinario vengono pagate $30 l'ora.
LAVORO AT WILL:
Il lavoro di ufficio in America è generalmente “at will”, almeno nel mio caso è sempre stato così. Vuol dire che la compagnia può licenziarti dall’oggi al domani senza tante scuse anche se è cortesia darti almeno due settimane di preavviso. In alcuni casi però possono davvero mandarti a casa all’improvviso, solitamente per motivi gravi, e tu non finisci neanche la giornata, prendi le tue cose, le riponi nella classica scatola, e vai via. La stessa cosa però vale per il dipendente che può andare via dall’oggi al domani senza preavviso, ma anche in questo casò è cortesia dare almeno un paio di settimane di preavviso. La cosa particolare se considero le due mie brevi esperienze italiane (volevano offrirmi un lavoro con un contratto a tempo determinato di 6 mesi e un altro con contratto a progetto di 5 settimane, entrambi FORSE rinnovabili), è che mi sento meno precario in Usa con il lavoro At Will, ma se lavori bene non ti licenziano, che non in Italia con quei contratti.
LICENZIAMENTI:
Il licenziamento è sempre delicato. Il licenziato potrebbe fare causa. Qui è il regno delle cause e per ogni inezia sono pronti a fare causa. Un paio di ex colleghe hanno fatto causa perché per loro alcune frasi del capo erano da considerarsi discriminazione e sexual harassment. Un'altra collega, un po’ drama queen, ha fatto causa perché a una festa aziendale qualcuno ha fumato in sala e a lei avrebbe fatto male. Quindi figuriamoci come sono pronti a far causa per un licenziamento ingiusto. Ho notato che quando vogliono licenziare non dicono “Dobbiamo licenziarti” ma “La tua posizione è stata eliminata”. Un po’ come a dire “Non è che licenziamo te ma è proprio che la tua posizione non ci serve più”. In quel caso chi viene licenziato controlla, spiando su LinkedIn o chiedendo agli ex colleghi, se la compagnia ha assunto una nuova persona con lo stesso titolo o se davvero quella posizione è stata eliminata.
GIOVANI E ANZIANI:
L’idea che mi sono fatto è che i giovani hanno molta facilità a trovare lavoro perché in un sistema dove gli aumenti per chi se li merita arrivano puntuali, da quando sei un ragazzino appena uscito dal college a una ventina di anni più avanti, puoi anche raddoppiare o triplicare lo stipendio iniziale. Chi ha 50 anni è normale (anche se ci sono eccezioni) che guadagni anche molto di più del neo laureato 22enne. E quindi la compagnia a un certo punto potrebbe pensare: mi tengo il 50enne con esperienza che mi costa 100mila l’anno o assumo un 22enne a cui posso dare 50mila? Va bene che ha meno esperienza e dovremmo fargli un training per “metterlo a regime”, ma è giovane e avrà entusiasmo e voglia di imparare, quasi quasi mandiamo via il 50enne e prendiamo il ragazzo. Forse anche per questo nelle compagnie dove ho lavorato ho sempre trovato un’alta percentuale di ragazzi tra i 22 e i 30 anni.
(continua...)
Non hai continuato, poi. Come va? Vivi ancora lì? Io ci ho vissuto qualche anno, ma è stato il downgrade più grande della mia vita.
RispondiEliminaTra poco pubblico la continuazione
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