lunedì 18 ottobre 2021

American Citizen

Ero appena un bambino quando visitai gli Usa per la prima volta. I miei genitori proposero a me e ai miei fratelli di fare una vacanza a New York  per visitare zii e nonni italo-americani.  Ovviamente non vedevamo l’ora di partire. Avendo vissuto fino ad allora sempre nel mio piccolo paesino del sud Italia,  dove il tempo sembra essersi fermato, uscire dal JFK airport fu come varcare la porta segreta di un mondo fantastico, dinamico, elettrizzante e pieno di sorprese.

 

Bastarono due giorni per innamorarmi dell’America: Central Park, Rockfeller Center con l’albero di Natale e la pista di pattinaggio, la vista dall’Empire State Building e la vista incredibile dall’86esimo piano, la 5th Avenue, la Statua della Libertà ed Ellis Island, Times Square, il ponte di Brooklyn e lo skyline di Manhattan di notte. Tutto stupendo. E adoravo anche la serenità delle zone residenziali, le bandiere americane sulle porte, gli scoiattoli che si arrampicavano sugli alberi, la neve sui prati, i piccoli negozietti e i grandi supermercati, le insegne in inglese. E mi colpirono ancora di più la gentilezza, il senso civico e la positività della gente e la vista di persone di tutte le etnie del mondo che convivevano senza troppi problemi. 

 

La prima vacanza fu a dicembre ma venni poi anche in estate, periodo di barbecue, 4 luglio, fuochi d’artificio in spiaggia, e poi venni ogni 4 anni circa fino al periodo dell’università in cui dovetti interrompere per gli studi. Poi arrivò l’11 settembre. Mancavano ancora tre anni alla laurea ma quel giorno decisi che sarei partito presto per l’America, mancavo da troppo tempo, e questa volta sarei restato più a lungo di una semplice vacanza, magari qualche mese o un anno anche se…era un sogno che confidai solo a me stesso, anche perché quasi impossibile, iniziai a pensare a un grande progetto di vita: e se provassi a restarci a vita?

 

Partii appena due settimane dopo la laurea senza un piano preciso. Potevo restare solo 90 giorni e dovevo trovare un modo per restare più a lungo.  Così  mi iscrissi a un community college che frequentai per due anni. Poi trovai lavoro e restai per altri cinque anni ma dopo qualche tempo qualcosa iniziò a non andare bene. A lavoro non mi pagavano moltissimo e tutti i miei risparmi se ne andavano in pratiche burocratiche.  Col visto legato all’azienda non potevo cambiare lavoro. Mi mancava un po’ l’Italia e la mia famiglia, molti miei amici erano già tornati in Italia perché non gli avevano rinnovato il visto. Insomma fu una crisi del 7 anno. Abbandonai l’America e partii per l’Italia. 

 

Ma in Italia fu più difficile del previsto. Ero felice di esser tornato dai miei ma non potevo farmi mantenere a vita. Dovevo trovare un lavoro. A niente sembrò servire l’esperienza americana. Impiegai mesi di colloqui ridicoli prima di trovare un lavoro e mi licenziai dopo una sola settimana. proprietari, marito e moglie, erano due tipi odiosi, arroganti e cafoni che mi parlavano dall’alto in basso e che non mantennero le promesse fatte durante il colloquio. Partii per Londra dove feci una bella esperienza lavorativa di un anno, poi tornai in Italia perché uscì fuori un’altra possibilità lavorativa.

Ma fu un’altra esperienza ridicola, ai limiti dello sfruttamento schiavista, ai confini della realtà. Mi licenziai dopo una settimana, come al primo lavoro.

 

Le avevo tentate tutte in Italia e non sapevo che fare. L’America iniziò a mancarmi e capii che avevo fatto un errore a lasciarla. Ormai era chiaro: il mio posto era in America. Italia o Inghilterra non erano per me. 

 

E così ripartii per l’America ma dovevo iniziare tutto da zero e trovare un lavoro in 90 giorni. Per fortuna trovai un’azienda disposta a sponsorizzarmi così riuscii a mettere piede in America. Altro visto di lavoro e dopo due anni. Grazie all’azienda, ottenni la fatidica green card! Ero finalmente libero, non avevo più l’ansia dei rinnovi dei visti con la paura di una non approvazione e di un ritorno forzato in Italia. Ero diventato un permanent resident e volendo avrei potuto anche cambiare lavoro. Libertà assoluta. E da allora le cose iniziarono a girare bene, molto meglio della mia prima, non facile, esperienza americana.

 

Chi ottiene la green card solitamente è contento così, è soddisfatto e non va oltre. A me fa sentire invece di essere ancora un “esterno”, che sfrutta le opportunità ma non si sente di fare l’ultimo passo. Per questo, poiché dopo 18 mi sento parte integrante della società americana, mesi fa ho deciso di fare domanda per la cittadinanza. 

 

E oggi è stato il grande giorno della cerimonia del giuramento. 

E’ stata interessante e mentre recitavo il giuramento assieme a tutti gli altri, ho pensato a tutti i momenti importanti trascorsi in America, giornate euforiche, di gioia, ma anche momenti difficili, giornate d’amore e di odio, di scontri, indecisioni, abbandoni e ritorni. Quante ne abbiamo passate assieme io e l’America! 

Ma mi ha accolto a braccia aperte due volte e oggi abbiamo deciso di consolidare il rapporto. Nonostante tutte le bufere passate, siamo una bella coppia io e Miss America.  

 

Congratulations – ha detto la funzionaria appena abbiamo finito di recitare il giuramento – You are now citizens of the United States of America. 






4 commenti:

  1. Complimenti vivissimi, finalmente è fatta!
    Non ho capito una cosa però: capisco che l'Italia non ti andava bene, ma perché anche l'Inghilterra visto che a quanto dici è stata un ottima esperienza ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In Inghilterra ero provvisorio. Mi fecero una proposta di lavoro per sostituire per 10 mesi una ragazza che era andata in maternità. Poi in realtà quando tornò il manager mi propose di rimanere (avrebbero tenuto sia me che lei) ma declinai l'offerta anche se ci accordammo che sarei rimasto due mesi in più.

      Dopo 7 anni in Usa, vivere e lavorare in Inghilterra mi sembrava aver fatto un passo indietro. Non avevo una macchina come in Usa e mi muovevo sempre con i mezzi e già questo mi faceva sentire poco libero e indipendente. Lo stipendio era più alto di uno stipendio medio italiano ma mi bastava a mala pena a campare. A fine mese mettevo da parte si e no 100 sterline. Dovevo condividere casa con un ragazzo tedesco odioso (e la sua ragazza che veniva spesso a stare per settimane con lui era anche peggio) e anche questo era un passo indietro perché America potevo permettermi di vivere da solo, e non dovevo condividere casa con nessuno. La sensazione era che la situazione lavorativa ok era migliore che in Italia ma anche in Inghilterra non è che ti aumentano di molto lo stipendio negli anni. In Usa da un anno all'altro puoi cambiare lavoro e guadagnare molto di più e anche nella tua stessa compagnia puoi fare più carriera velocemente. In UK mi sembra tutto più lento rispetto agli Usa. E poi degli Usa mi mancavano gli spazi aperti, la gentilezza delle persone, l'american english (l'inglese britannico mi suonava troppo strano dopo 7 anni in Usa). Insomma una bella esperienza, avevo anche un paio di grandi amici lì con i quali uscivo spesso ed era divertente ma alla fine sentivo che se proprio dovevo vivere all'estero perché in Italia non c'erano grandi speranze per un lavoro decente, allora gli Usa sono il mio luogo ideale.

      Elimina