giovedì 24 giugno 2021

Smettere di lavorare: un sogno non facile da realizzare

In un post precedente ho scritto di una nuova tendenza di chi, finita la pandemia, sta seriamente considerando di non tornare più a lavoro. Si tratta di professionisti sui 30, 40, 50 anni con un buono stipendio e un bel gruzzoletto messo da parte che, conti alla mano, hanno capito che potrebbero benissimo vivere di rendita. Tra i sognatori ci sono anche giovani che prima di essere messi temporaneamente in disoccupazione, con generosi aiuti statali, lavoravano in supermercati o fast food ma per loro smettere è più difficile e tornati con i piedi per terra stanno chiedendo almeno condizioni lavorative migliori: più benefits e una paga più alta del minimum wage. I cartelli "Hiring" sono affissi ovunque ma sento più spesso di aziende che hanno difficoltà a riassumere perché costrette a scendere a patti con le nuove (sacrosante) richieste.

Io sono in una via di mezzo. Guadagno molto più del minimum wage ma meno di chi prende stipendi a a sei cifre. Non posso certo smettere di lavorare. Lavora in America da ormai molti anni ma è solo da poco che le cose iniziano a girare benino. Però la vita da pendolare stanca e i pochi giorni di vacanza mi buttano giù. Non è che mi lamenti, sono fortunato e sono convinto che in Italia non mi sarebbe andata così bene sul lato economico-lavorativo ma sento che la vita scorre veloce e vorrei avere più tempo da dedicare ai miei hobby, leggere, scrivere, viaggiare di più. 

Ho iniziato quindi a informarmi su libri e canali YouTube. Così un pò in ordine sparso. Ho letto i classici libri sul tema come The 4-hour workweek di Timothy Ferriss  e da lui ho imparato che un modo alternativo di agire sarebbe aprire un business e delegare il più possibile anche assumendo collaboratori dall'altra parte del pianeta. In realtà non ho un grande spirito imprenditoriale ma ho capito che il tempo è prezioso e se lo baratti per una paga oraria non giungerai allo scopo.

Da Rich Dad, Poor Dad di Robert Kiyosaki ho appreso un concetto simile. Il libro nella parte iniziale racconta del piccolo Robert e dei suoi due padri: il poor dad è il suo padre naturale, colto e con la testa sulle spalle, che consigliava sempre di seguire la via classica: laurearti in una buona università, trova un  lavoro e iniziare la scalata da lì. Il rich dad è il padre di un suo amico, che ha preso il piccolo Robert sotto la sua ala. Il rich dad era meno colto ma dotato di un'intelligenza finanziaria più concreta che cosigliava di liberarsi da lavoro da dipendente e trovare il modo di far lavorare i soldi mentre si dorme con investimenti in immobili o in borsa o con qualche forma di business. Nella seconda parte del libro l'autore assume però un tono antipatico, tipico di molti imprenditori che si sono fatti da se, del tipo "io ce l'ho fatta, voi resterete in catene...a meno che non agiate come ho fatto io". Il concetto di base è lo stesso di Ferris: bisogna trovare il modo di riconquistare il proprio tempo e non barattarlo per una paga oraria, altrimenti rischiate di lavorare fino alla morte. Ed è un consiglio valido e interessante.

I libri non mi hanno convinto appieno, e alcuni YouTuber mi hanno dato più spunti. Ho ascoltato con interesse le loro storie, ragazzi che sono riusciti a spezzare le catene già a 30 anni o giù di lì. E hanno seguito un percorso simile. Si sono laureati a 21 anni, hanno trovato subito un lavoro con uno stipendio alto e hanno fatto per anni una vita minimalista riducendo tutte le spese al minimo. Una vita da francescani. C'è anche chi ha vissuto per anni a casa dei genitori e chi ha condiviso case-topaia con molti roommates e dopo anni di stenti hanno iniziato a investire, chi in business online e chi in borsa, e chi, forse la strada migliore, investendo in immobili. Qui infatti per comprare una casa basta anche in piccolo anticipo, anche il 5%, e dopo anni di affitto ci si riesce a pagare il mutuo. E si compra un secondo immobile e poi un terzo.

Ma, ripeto, non ho un grande spirito imprenditoriale e ho pochi soldi da parte e rispetto a loro parto in svantaggio. Lavoro in America da quando avevo 28 anni (non da 21) e i risparmi dei primi anni sono finiti nelle tasche degli avvocati di immigration per le pratiche di visti e green card. Certo non ho debiti ma smettere di lavorare è un lontano miraggio. Ho acquistato un piccolo appartamento e se mi impegno potrei pagare il mutuo nel giro di 10 anni.

Cosa fare, quindi? Un mezzo piano ce l'ho ma ne parlerò nei prossimi post.

4 commenti:

  1. Una cosa simile a ciò che fai nel blog ma tramite video sui social ?

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    1. Torno a vivere in America26 giugno 2021 alle ore 09:07

      Ciao Alex, non ho capito se è una domanda o un consiglio. Ti riferisci al mio piano di cui parlerò in un prossimo post?

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  2. Era solo una idea che mi era venuta in mente: parlare delle tue esperienze in USA tramite più o meno brevi (dipende dal social che usi) video sui social...

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    1. E' una buona idea ma non amo comparire in video, preferisco scrivere.

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