domenica 30 gennaio 2022
America: immaginario da film e realtà
mercoledì 15 dicembre 2021
Voci di Italiani in America - Tiziana Milo
In Usa dal: 2011
Canali: bit.ly/eroLucy
Racconta la storia che ti ha portato dall’Italia agli Usa
Vuoi la versione lunga o breve? 😊 Quella breve è che nel 2008 dopo un paio di mesi che ci conoscevamo, il mio compagno ha ricevuto la green card, a cui aveva fatto domanda molti anni prima ma che con il 9/11 aveva subito un enorme rallentamento. Lui è partito, io sono rimasta a Roma, e dopo 3 anni a distanza abbiamo deciso che fosse arrivato il momento di dare una svolta alle nostre vite. Ho fatto domanda per un visto studentesco, ottenuto in un battito di ciglia, ho venduto tutto quello che avevo e sono arrivata a Miami!
Di cosa ti occupi qui negli Stati Uniti?
Sono un’impiegata amministrativa alla Florida International University, dipartimento di Ingegneria Meccanica. Sono una research coordinator e tra le varie cose mi occupo di studenti internazionali che vengono a FIU per master o dottorato, e mi occupo di viaggi per il dipartimento. Questo è il mio sesto anno qui. Nel frattempo ho anche iniziato un master in Higher Education Administration.
Quale è stato il tuo percorso per rimanere qui in termini di visti e green card?
Come detto, sono entrata con visto studentesco. Al momento del mio trasferimento nel 2011 (questo è parte della storia lunga!) avevo appena divorziato legalmente – all’epoca erano ancora 3 anni di attesa per la sentenza di divorzio. Nel frattempo qui a Miami abbiamo avuto una bambina e ci siamo sposati. Poi quando mio marito ha ottenuto la cittadinanza, ho fatto richiesta per la green card e in 6 mesi ero permanent resident.
Farai domanda per la cittadinanza (se non sei già cittadina)?
Sono cittadina dal 2017 e la cerimonia è stata una meravigliosa esperienza. Grazie alla mia cittadinanza, tra l’altro, mi è stato possibile far ottenere la residenza a mia madre, che durante la pandemia era rimasta bloccata a Miami.
Le prime impressioni da Italiana in Usa e le prime differenze che hai notato rispetto alla vita in Italia?
E’ passato molto tempo da quelle prime impressioni, ma due sono le cose che ricordo come fosse oggi. Premetto che la prima volta che sono arrivata qui era il 2009, gli Stati Uniti erano nel pieno della crisi economica, e sicuramente molte cose erano diverse. Feci qui la mia prima vacanza quando mio marito si trasferì, e rimasi un poco delusa dalla città, mi sembrava così brutta, almeno rispetto a Roma da dove venivo! Ma rimasi sbalordita dall’acqua e dalla natura, sono due elementi presentissimi a Miami e rendono la città davvero affascinante. D’altra parte poi la vita qui è semplicissima ed incredibilmente pratica, e ci si adatta subito. Un’altra cosa che chi viene a vivere qui nota sempre è la gentilezza delle persone, un vero cambiamento a 360 gradi rispetto alla scortesia tipica italiana.
Cosa hanno detto parenti e amici quando hai detto che saresti andato a vivere negli Usa? E cosa ti dicono oggi?
All’epoca sembrava una decisione quasi scontata... ero sola a Roma, il resto della mia famiglia viveva altrove, e appunto il mio compagno era lontano. Per di più la crisi economica era arrivata nel frattempo anche in italia, per cui la loro reazione era più tipo: Si ma cosa stai facendo ancora qui!?
Cosa ami e cosa non ami degli Usa? Come ti sembrano gli Americani, amici, conoscenti, colleghi?
Miami è molto diversa dal resto degli Stati Uniti, va detto. La parte più difficile dello stare qui è stata dover accettare che la cultura dominante fosse quella latina, e dover imparare lo spagnolo prima dell’inglese. In questi 10 anni ho imparato a rapportarmi in modo differente a latini e anglosassoni. Adoro di Miami il melting pot, il fatto che nel mio dipartimento lavorano persone che vengono da qualsiasi parte del mondo, e ogni giorno conosco qualche nuovo aspetto delle varie culture che mi circondano. I miei amici però sono per lo più italiani, perché sia con i latini che con gli americani è stato molto difficile stringere dei rapporti profondi. Un’altra cosa che adoro degli Stati Uniti è il complimentarsi sempre, il dare sempre un feedback positivo prima di dire qualcosa di negativo ad una persona.
Uno o più episodi che ti hanno fatto esclamare: “Siamo proprio in America!”
Quando le cose si risolvono in un attimo. Ad esempio entri al concessionario ed esci con la macchina nuova 4 ore dopo, oppure quando puoi fare i pagamenti per telefono, o chiami il servizio clienti e ti rimborsa una spesa. Ovviamente faccio esclamazioni simili anche in senso negativo, tipo con tantissimi i mass shooting che ci sono. Purtroppo si impara anche ad accettare i lati negativi del paese in cui si vive.
Cosa ti mancava i primi tempi in Usa e cosa ancora ti manca dell’Italia?
Sai che non mi è mai mancato nulla in particolare? Certo mi mancavano gli amici, soprattutto i primi tempi quando non conoscevo davvero nessuno. Certo mi mancava il cibo. Ma le opportunità che ho avuto qui da quando sono arrivata, in Italia me le sognavo, questo è un dato di fatto. Sai cosa mi manca tantissimo, ora che sono diventata madre? Le vacanze che si fanno in Italia con i bambini, quando torni nello stesso posto ogni anno e ritrovi i vecchi amici di sempre. Ma i miei amici italiani mi hanno detto che ormai sono pochissimi quelli che possono ancora permettersi questo tipo di vacanze.
Quando torni in Italia provi il reverse culture shock ovvero noti qualche aspetto che ti colpisce che non avevi mai notato quando vivevi in Italia perché ti sembrava normale?
Resto sempre colpita da quanto noi cittadini italiani siamo viziati dal servizio sanitario nazionale. Non è normale che un medico di base o un pediatra possa essere chiamato al cellulare personale a qualsiasi ora del giorno e della notte. E non è sostenibile un sistema dove si va al pronto soccorso per il minimo problema. Vivere negli Stati Uniti dove paghi pure l’aria che respiri ti fa capire che una sana via di mezzo dovrebbe esserci da entrambe le parti.
Pensi che rimarrai a vita negli Usa o un giorno tornerai in Italia?
Difficile dirlo ora. Inizio a invecchiare e penso che forse mi piacerebbe tornare in italia, ma lì non ho più casa e non è facile pensare ad un futuro lì. Inoltre quando mia figlia sarà grande non lo so se vorrò vivere con un oceano che mi divide da lei. Per fortuna è ancora presto per pensarci 😊
Quali consigli vuoi dare agli Italiani che sognano di trasferirsi in America?
Di pianificare bene, di non pensare che qui la vita è come in Italia. Qui tutto costa e con un solo stipendio “normale” è molto duro mantenere una famiglia. E poi di arrivare qui senza pregiudizi, con la mente aperta e disposta alle novità.
FOTO 1: la spiaggia di Crandon Park, la più scenografica a Miami, quella dove vanno i locali.
martedì 14 dicembre 2021
Voci di Italiani in America - Valentina Corino
Vivo a: Tyler, Tx
In Usa dal: 2013
Professione: Teesting services specialist al community college della città
Canali:
- Blog: psparse.com
- Pagina Fb: Parole Sparse – Un’ italiana in Texas
- Instagram: @parole_sparse
- Scrivo anche per: www.usacoasttocoast.com
Racconta la storia che ti ha portato dall’Italia agli Usa:
Ho seguito il lavoro del marito. Prima è venuto lui da solo non sapendo se sarebbe diventato un trasferimento definitivo. Avendo un lavoro a tempo determinato in ambito assicurativo in Italia non volevo perdere questa posizione fino a che la situazione americana si fosse definita. Poi quando tutto si è definito 6 mesi di aspettiva e sono arrivata qui.
Di cosa ti occupi qui negli Stati Uniti?
Lavoro presso il Testing Center del community college della città dove viviamo. Ci occupiamo dei test di ammissione, di quelli accademici e offriamo anche svariate certificazioni professionali anche per professionisti che ormai non sono più al college da un po’.
Quale è stato il tuo percorso per rimanere qui in termini di visti e green card?
Prima il visto da studente (con cui ho studiato Storia Americana) e poi la green card.
Farai domanda per la cittadinanza (se non sei già cittadina)?
Ho raggiunto i requisiti per fare domanda l’estate passata, ma ho aspettato perché con la pandemia si erano allungate di parecchio le tempistiche di tutta la procedura. Penso che farò domanda nel 2022.
Le prime impressioni da Italiano in Usa e le prime differenze che hai notato rispetto alla vita in Italia?
I primi tempi sono stati molto emozionanti ogni giorno era la scoperta di qualcosa di nuovo. Tra le cose che apprezzato di più fin da subito il poco caos, l’organizzazione. Nelle persone ho apprezzato da subito quanto sia più diffusa la gentilezza e il rispetto verso gli altri.
Cosa hanno detto parenti e amici quando hai detto che saresti andata a vivere negli Usa? E cosa ti dicono oggi?
Noi siamo stati fortunati perché abbiamo sempre avuto il supporto delle nostre famiglie. Certo la lontanza è tanta e non permette di potersi vedere quanto si vorrebbe, ma non ci hanno mai fatto mancare il loro supporto.
Anche dagli amici non abbiamo avuto reazioni negative, qualcuno con gli anni si è perso per strada nonostante gli sforzi per mantenere vivi i rapporti. Però il trasferimento ha dato anche l’occasione invece per riallacciare rapporti che si erano smorzati.
Cosa ami e cosa non ami degli Usa? Come ti sembrano gli Americani, amici, conoscenti, colleghi?
Gli americani sono molto diretti ed amichevoli. Sono carettarielmente molto diversi da noi italiani, questo non sempre rende facile creare veri rappoorti di amicizia intesi a come siamo stati abituati in passato. Se in più ci si mette la difficolta nelle relazioni quando ci si trasferisce da adulti non è sempre facile capire come realazionarsi. Anche perché spesso tendono a creare compartimenti molto più definiti rispetto a come facciamo noi.
Uno o più episodi che ti hanno fatto esclamare: “Siamo proprio in America!”
Una sera a cena al momento di pagare la cameriera ci ha detto che il nostro conto era già stato pagato. Per abitudine un loro cliente abituale ogni sabato sera offre la cena a caso a qualche altro cliente nel ristorante. Conosco tantissime persone a cui sia capitato di vedersi pagare la spesa o magari arrivare alla cassa del drive thru per scoprire che la macchina precedente aveva pagato già anche il loro conto.
Cosa ti mancava i primi tempi in Usa e cosa ancora ti manca dell’Italia?
Gli affetti e il cibo. Gli affetti penso sia ovvio per tutti.
Per il cibo si trovano tante cose e a casa si può facilmente cucinare italiano, così come si possono trovare anche ottimi ristoranti, ma alcuni sapori non si riescono proprio a riprodurre e alcuni alimenti non arrivano neanche nei negozi più specializzati.
Quando torni in Italia provi il reverse culture shock ovvero noti qualche aspetto che ti colpisce che non avevi mai notato quando vivevi in Italia perché ti sembrava normale?
Da che sono arrivata qui sono rientrata solo due volte. La prima era solo qualche mese che ero qui, quindi credo fosse troppo presto per avere un reverse shock. La seconda invece è stato fortissimo. Tante piccole cose che oggettivamente sono sempre state normali mi hanno colpito profondamente. La negatività (e aggressività) una fra le prime. Gli americani sono sempre super positivi e propositivi, in Italia ogni cosa è vista nei suoi aspetti negativi o viene criticata. La moda; parliamo di quella da tutti i giorni non l’eleganza delle grandi firme. Una cosa che mi ha colpito tantissimo è come tutti fossero vestiti allo stesso modo con la stessa giacca e borsa che andava di moda. Come i colori fossero pochissimi. E’ vero che qui in Usa ogni tanto si vedono abbiamenti che ai nostri occhi sembrano azzardati ma si vedono tanti stili diversi, colori diversi da il “colore pantone dell’anno”.
Pensi che rimarrai a vita negli Usa o un giorno tornerai in Italia?
Per ora siamo qui, non sappiamo ancora cosa faremo quando arriverà il momento della pensione, mancano ancora troppi anni e chissà come saranno gli USA e l’Italia allora. Sicuramente spero a quel tempo di avere l’opportunità di poter passare tempo in entrambi i paesi e avere la fortuna di prendere il meglio di entrambi.
Quali consigli vuoi dare agli Italiani che sognano di trasferirsi in America?
Venire in America è un progetto a lungo termine. Se si vuole venire per fare un’esperienza solo di qualche anno può non essere troppo difficile trovare una via ed un visto per venire. Se invece si vuole pensare a un trasferimento in via più definitiva l’unica via (fortuna con la lotteria per la green card a parte) è la strada dell’investimento secondo me. O l’investimento nel senso più letterale del termine e quindi quello economico nel creare o rilevare un’attività. Ma ancora di più un investimento in se’ stessi nel crearsi un percorso di studi e una carriera che rendano i primis la propria figura professionale appetibile per un sponsor, ma soprattuto realistico pensare a che un visa sia rilasciato. Quindi non necessariamente un investimento economico, ma di tempo, risorse e impegno per creare le condizioni per un possibile trasferimento. Certo non è l’unica strada, ma le possibilità che dall’oggi al domani si crei la situazione per un trasferimento senza averne creato le basi non sono molte.
FOTO 1: Sunset - downtown Tyler
FOTO 3: Febbraio 2021 - il Texas sommerso di neve a temperature arrivate fino a -30 percepiti.
giovedì 9 dicembre 2021
Voci di Italiani in America - Claudia Pessarelli
In Usa dal: 1995
Professione: Farmacista in Italia, lettrice universitaria negli USA
Canali: Un’alessandrina in America (pagina FB, Blog ed Instagram)
Ho ripreso a dare lezioni private, anche tramite Zoom, ai miei allievi storici, ormai diventati amici. Faccio traduzioni e scrivo. Mi sembra strano non lavorare più fuori casa, ma alla fine anche per età, essere in pensione non dovrebbe suonarmi strano...
Sono anche una delle amministratrici e organizzatrici del progetto USA Coast to Coast, che mi serve per coltivare belle amicizie con altri espatriati negli Stati Uniti.
Dopo dieci anni di carta verde e una vita ormai stabilizzata qui (alla faccia del “poi torniamo”) abbiamo chiesto la cittadinanza. Siamo diventati cittadini nel 2008.
Ammiro però il loro entusiasmo ed il non piangersi addosso, si rimboccano le maniche e vanno aventi senza aspettare aiuti esterni. Non hanno nel DNA le lamentele che invece sono comuni agli italiani sempre pronti a trovare il lato negativo delle cose, ma mi spaventa l’accentuato individualismo. Gli americani si bastano e la loro libertà individuale diventa prevalente su tutto. Sono dei solitari. Questo non vuol dire che non sono generosi con i loro soldi...lo sono molto meno con i loro sentimenti e questo li pone all’opposto di noi italiani (parere personale!)
Per esempio sono diventata precisina...tanto: l’approssimazione e non ricevere risposte certe mi manda in bestia. Mi piace che qui tutto funzioni e che tutto si possa fare online semplicemente. Non amo che mancano le città dove si va in centro e a piedi si può far tutto (New York, Chicago e poche altre metropoli dove c’è un vero centro non sono la rappresentazione fedele di come sono gli Stati Uniti!). Non amo che per vedere un conoscente, che magari incontri per caso al supermercato e non vedevi da anni, ti venga dato un appuntamento per un caffè dopo 3 mesi e dopo un “let me go home, look at my calendar and get back to you”...ma chi sei che sei così impegnato?
Sono ossessionati con il calendario, devono averti in programma per un giorno, salvo poi cancellare un appuntamento un’ora prima.
Non so se dopo tanti anni in USA qui ho amiche, di quelle vere, americane. Ho persone con cui mi trovo bene a fare sport oppure posso vedere per andare a vedere una mostra, ma non sono le stesse, si definiscono “buddies”, non “”friends” per un ambito definito della vita.
Eppure di primo acchito gli americani spiazzano perché sembrano tutti amiconi, danno confidenze che stupiscono noi italiani.
Mi sembra di avere già risposto: sono a casa e non sono a casa in entrambi i luoghi. Divisa a metà. Per il cibo, ormai si trova tutto, di quel poco che non trovo ho imparato a farne a meno. La famiglia e gli amici se erano veri sono rimasti se no, non lo erano. Mi manca la vita quotidiana in Italia, la facilità ad arrivare al mare e in montagna, ma anche nelle città d’arte. Odio le distanze di qui e il dover prendere sempre aerei
Qui viceversa ti abbracciano tutti quando ti salutano dopo averti visto per la prima volta in vita loro, mentre noi italiani-almeno quelli del nord come me- siamo più parchi in baci e abbracci con “sconosciuti”
Se vuoi, puoi inviare fotografie di 3 luoghi di dove vivi e dirci due righe sul perché sono significativi/importanti/caratteristici per te?
Pittsburgh per me sarà sempre la mia città americana: quando mi chiedono da dove vengo...sono di Pittsburgh
Non mi piace l'inverno e vivo in un luogo freddissimo per molti mesi all'anno, ma la neve del mio giardino mi dà molta pace
FOTO 3:
Milwaukee dal lago
mercoledì 17 novembre 2021
Voci di Italiani in America - Intervista a Mirko Bonet (Mirkojax)
Vivo a: Jacksonville Florida
In Usa dal: 1999
Professione: Web Developer
Canali: Mirkojax America - https://www.youtube.com/c/CoseDiOggi
Racconta la storia che ti ha portato dall’Italia agli Usa
Sono arrivato in usa nel 1999 con un visto da turista di un anno per stare con mio fratello che era pilota militare a Pensacola, Florida. Visto che praticamente era impossibile rimanere senza un visto di lavoro, mi sono iscritto al scuola per ottenere una laurea che mi sarebbe servita per fare domanda per il visto di lavoro H1-B. Ottenuta la laurea, ho quindi potuto chiedere il visto di lavoro ed iniziare a lavorare, poi successivamente ho ottenuto la green card, ed infine la cittadinanza americana nel 2020...In pratica ci sono voluti circa 20 anni per tutto il processo.
Di cosa ti occupi qui negli Stati Uniti?
Primariamente Web Developer (Sviluppatore siti web), ma anche graphic designer e video making.
Le prime impressioni da Italiano in Usa e le prime differenze che hai notato rispetto alla vita in Italia?
Le mie prime impressioni quando arrivai nel 1999 furono gli ampi spazi, strade larghissime, clima mite anche d'inverno, gentilezza degli americani, auto enormi; la mia prima auto infatti fu una 1980 Mercury Grand Marquis da 5mila di cilindrata.
Cosa hanno detto parenti e amici quando hai detto che saresti andato a vivere negli Usa? E cosa ti dicono oggi?
Molti amici del lavoro mi sconsigliarono la decisione ed erano sicuri che sarei ritornato a casa a breve.
Cosa ami e cosa non ami degli Usa? Come ti sembrano gli Americani, amici, conoscenti, colleghi?
Amo tutto tranne solo il sistema sanitario americano, dove tutto ruota intorno ai soldi, e la facilità di possesso ed uso delle armi.
Uno o più episodi che ti hanno fatto esclamare: “Siamo proprio in America!”
Andai all'ospedale perché mi faceva male la pancia e il dottore mi disse subito che si trattava di appendice e che bisognava operare, anche se in realtà non mi faceva cosi male. Mi fecero subito tutti gli esami ed anche una TAC e a mezzanotte mi operarono. Dopo qualche settimana arrivò una parcella di 17mila dollari. Fortunatamente a quell'epoca avevo una assicurazione tramite la scuola e riuscirono a cancellarmi l'intero costo. Si siamo proprio in America!
Cosa ti mancava i primi tempi in Usa e cosa ancora ti manca dell’Italia?
Fare quattro chiacchiere in italiano, e quando arrivai nel 1999 internet non era un granché, Facebook e YouTube neanche esistevano. Al giorno d'oggi non mi manca quasi niente.
Quando torni in Italia provi il reverse culture shock ovvero noti qualche aspetto che ti colpisce che non avevi mai notato quando vivevi in Italia perché ti sembrava normale?
Noto che molta gente in Italia non è gentile ne tantomeno onesta o educata. Quando mai in Italia qualcuno ti tiene la porta quando si deve entrare in un negozio? O ti saluta quando lo incroci su un marciapiede? O un bambino che ti chiede scusa o grazie e non dice quattro parolacce nel mentre?
Pensi che rimarrai a vita negli Usa o un giorno tornerai in Italia?
Se il sistema sanitario non migliora, ritornerò in Italia. Non si riesce a vivere sereni se per ogni cosa si deve avere la preoccupazione di quanto si spenderà per le cure mediche.
Quali consigli vuoi dare agli Italiani che sognano di trasferirsi in America?
Non voglio scoraggiare nessuno, ma la gente, soprattutto italiani o europei, dovrebbe smettere di immaginare gli USA come un paradiso terreste, l'unica via di salvezza per scappare dall'Italia, e magari pensare che andare vivere in USA sia come vincere alla lotteria. Si, ci sono grandi opportunità e facilitazioni per creare una propria attività e anche da dipendente si può far carriera grazie alla meritocrazia, ma bisogna saperci fare, essere intraprendenti e avere tanta fortuna. Conosco persone che hanno vinto la lotteria della green card. Forse pensavano che sarebbe stata la svolta a tutti i problemi e sarebbero diventati ricchi, ed invece si sono ridotti a lavoricchiare in ristoranti italiani al minimo salariale. Quindi il consiglio che posso dare è imparare un buon lavoro o ottenere un laurea in Italia, perché altrimenti, eccetto rare eccezioni, sarete limitati a fare i lavori meno retribuiti e a lungo andare non vedrete l'ora di tornare a casa.
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Foto 3: La mia città Jacksonville, FL.