Italiani che emigrano all'estero, Italiani che restano in Italia. Tutti Italiani ma due popoli apparentemente diversi che si criticano a vicenda:
Voi non avete avuto il coraggio di emigrare! E' comodo stare a casa dei genitori e non dover pagare vitto e alloggio!
Voi siete scappati dall'Italia! Noi siamo rimasti qui a lottare per migliorare le cose!
Dopo tanti anni all'estero queste polemiche le ho lasciate alle spalle anche se ogni tanto rispuntano fuori. Per me sono semplicemente scelte di vita. Cosa penso degli Italiani rimasti in Italia? Li rispetto e li ho sempre rispettati. Alcuni avrebbero voluto andare all'estero ma gli è mancato il coraggio, altri senza un euro o senza un appoggio all'estero hanno dovuto rinunciare a partire. Molti altri non hanno mai voluto emigrare, non tutti abbiamo lo stesso desiderio, e profondamente legati al proprio paese o alla propria città hanno deciso di restare nonostante la situazione economica degli ultimi anni sia molto difficile. Sono scelte di vita e rispetto tutti.
Spesso, però, chi è rimasto in Italia tira fuori dal cilindro una frase ben nota a noi che siamo all'estero:
Troppo facile andare all'estero, noi siamo rimasti in Italia a lottare!
Vorrebbero farti sentire in colpa, come se tu fossi un egoista ingrato che ha lasciato gli altri soli a "combattere" contro le cose che non vanno bene nel nostro Paese. Sottolineo nostro perché è anche il paese di chi è emigrato. E se per caso continui a interessarti dell'Italia, a dare giudizi e anche, perché no, a criticare le disfunzioni italiane, ti dicono velatamente o esplicitamente che la tua vita e' all'estero e non dovresti più interessarti dell'Italia.
Vorrei chiarire alcuni punti, senza polemiche, per comprenderci meglio noi popolo di emigrati e voi popolo dei rimasti in Italia.
1) Non è facile andare all'estero, non e' tutto rose e fiori. Nessuno ti regala niente. Quando scendi da quell'aereo non trovi un tappeto rosso alla fine della scaletta. Andare a vivere lontano da genitori, fratelli, sorelle, nonni e amici di una vita, quelli veri che nel nuovo Paese non troverai mai più, non è una passeggiata di piacere.
2) Agli Italiani che come me sono andati a vivere all'estero non hanno tolto né il passaporto italiano, né il diritto di parola e di critica all'Italia. Alcuni dicono: Tu stai bene all'estero. Perché ti interessi dell'Italia? E io rispondo che chi vive all'estero inizia ad amare l'Italia anche più di quando stava in Italia perché realizza che l'Italia nonostante tutto ha anche tantissimi pregi. E ci dispiace se molte cose non migliorano. Molti di noi emigrati hanno vissuto 25-30 anni in Italia, hanno studiato all'università italiana prima di emigrare. La nostra cultura è totalmente imbevuta di italianità. Ci sentiamo Italiani al 100%. E' impossibile andare all'estero e tagliare il cordone ombelicale. Ci informiamo ogni giorno su cosa accade in Italia, seguiamo tutte le vicende di cronaca e di politica grazie ad internet. Ci sentiamo regolarmente con amici e parenti via Messenger, Skype, Whatsapp.
3) Perché siamo ancora interessanti all'Italia e non pensiamo solo alla nostra vita all'estero? Semplice. Siamo interessanti all'Italia perché abbiamo familiari e amici che hanno qualche difficoltà in questo periodo storico e poiché non pensiamo solo alla nostra vita all'estero vorremmo vedere dei miglioramenti anche per loro. Inoltre alcuni di noi vorrebbero tornare in Italia se solo le condizioni lavorative migliorassero un pò. Molti potrebbero dire: si ma voi non siete restati con noi a lottare. E io mi chiedo: lottare come? E faccio due esempi di quando, dopo oltre 6 anni in Usa decisi di tornare in Italia, e credo di aver lottato un pò a mio modo.
4) Tornato in Italia, dopo 6 anni in Usa, trascorsi mesi a inviare CV dalla mattina alla sera. Dopo tante email ignorate e rifiuti trovai lavoro, uno al Nord e uno al Sud. L'azienda del nord era gestita da una coppia, marito e moglie, scorbutici, scorretti ed arroganti. Mi assunsero con delle condizioni e poi si rimangiarono la parola. Mi licenziai dopo una settimana. Li spiazzai perché nessuno lo aveva fatto prima. Tutti avevano accettato il loro contratto di lavoro di 6 mesi subendo il loro modo di fare (me lo confermò poi il recruiter che me li fece conoscere). Licenziarmi fu la mia piccola lotta. Rifiutare di essere sfruttato, trattato male e preso in giro. Trovai poi lavoro in una compagnia del Sud, anche li durante il colloquio tante belle parole e promesse ma quando mi fecero l'offerta, dopo un training di due settimane durante il quale nessuno sapeva quanto ci avrebbero offerto in caso di assunzione...mi offrirono 500 euro al mese. Rifiutai ma molti ragazzi accettarono e ricordo ancora le loro frasi rassegnate: meglio di niente. Se tolte le spese di benzina per arrivare a lavoro a fine mese ci restano anche solo 30 euro, è sempre meglio di niente. Io me ne andai. Fu un'altra mia piccola lotta. Loro restarono. Se tutti avessero rifiutato e forse quegli imprenditori avrebbero capito che con 500 euro al mese gli impiegati ci fanno la fame e avrebbero alzato gli stipendi. Invece per ognuno che rifiutava c'erano 100 altri ragazzi che bussavano alle loro porte con il CV in mano. 500 euro per un lavoro full time, per cui dovevi lavorare anche il sabato o la domenica? Non scherziamo. Non ce l'avrei fatta senza l'aiuto dei miei e a quasi 40 anni non mi andava di farmi sfruttare e di dover chiedere aiuto, vitto e alloggio ai miei. E dopo il tentativo "ritorno in Italia" ho deciso di tornare in Usa, dove cinque anni fa mi hanno riaccolto a braccia aperte offrendomi uno stipendio molto molto più alto di quelli che mi avevano proposto in Italia. Certo mi mancano molte cose dell'Italia ma almeno vivo una vita economicamente serena e posso mantenermi da solo senza l'aiuto dei genitori.
Sono scelte di vita. Non me la sento di giudicare con severità chi decide di accettare stipendi da fame. Ognuno ha la propria storia. Ma non ditemi che tutti quelli che restano in Italia sono rimasti a combattere anche perché tralasciando chi accetta o deve accettare condizioni da schiavismo siamo sicuri che chi dice di voler combattere per dei miglioramenti non contribuisca in realtà alla rovina dell'Italia? Come mai sono tutti combattenti e le cose non migliorano? I conti non tornano. I piccoli evasori ci sono ancora. Le raccomandazioni e i concorsi truccati ci sono ancora. I professionisti che ti dicono 80 senza fattura e 100 con la fattura ci sono ancora. Gli incivili che non ti fanno passare sulle strisce pedonali ci sono ancora. I falsi invalidi ci sono ancora. I negozianti e i tassisti che dicono che il POS è rotto e vogliono solo contanti per poter evadere le tasse ci sono ancora. Gli elettori che danno il proprio voto ai mafiosi in cambio di 50 euro ci sono ancora. E allora mi chiedo: ma con tutti questi combattenti come mai le cose non cambiano? Non è che i combattenti veri in realtà sono poche migliaia e il resto sono milioni di persone?